Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele GentileIl mondo dei viaggiatori francesi fra il Settecento e l’Ottocento Viaggiare non è un’azione di mero trasferimento di un corpo da un luogo a un altro, ma implica importanti aspetti che afferiscono alle motivazioni del viaggio (perché i viaggiatori francesi erano così attratti dall’estero?), al concetto di strano nella letteratura da viaggio e alla intertestualità nella letteratura da viaggio. Questi elementi ci danno l’occasione di migliorare il nostro grado di comprensione in riferimento al Grand Tour, argomento molto ampio poiché ogni viaggiatore compie l’azione del viaggiare in base ad un background del tutto personale e la cui lettura implica un’analisi a più livelli.Motivazioni del viaggioSecondo Stendhal “Il n’y a presque pas de voyages en France: c’est ce qui me pousse à faire imprimer celui-ci…[1]” Questa frase di Stendhal sembra evidenziare che ai francesi non importasse molto visitare il proprio paese. Infatti un saggio a cura di Alain Guyot e Chantal Massol[2], in prefazione, si occupa proprio di questo argomento.Non per nulla l’autore della prefazione Alain Guyot si pone una domanda piuttosto importante: quale interesse avrebbe avuto un viaggiatore francese a compiere un viaggio entro i confini nazionali quando altri paesi esercitavano un fascino ed un’attrazione al dir poco magica? Lo charme dell’Italia, il romanticismo della Germania e l’esotismo di Spagna e dell’Orienta rappresentavano un motivo fortissimo per partire. Interessante l’annotazione secondo la quale gli articoli riguardanti la Francia e Parigi scritti dagli stessi francesi sono corti e piuttosto superficiali, mentre quelli riguardanti l’estero sono vere e proprie opere letterarie. Opere letterarie corpose, piene di informazioni, cartine, descrizioni, immagini e quant’altro possa attirare l’attenzione del lettore.[3][…] il faut avouer aussi qu’en grand nombre de nos villes de province ne sont ni bien intéressantes, ni bien curieuses à visiter. Les mœurs y sont d’une monotonie extrême […][4]Quindi non ci si dovrebbe meravigliare del fatto che durante l’età romantica nessun francese visitasse la propria patria e con questo rasentare il crimine di lesa maestà.[5] Forse non si da ragione al Lamartine che definiva la Francia come “nation qui s’ennuie[6]”? Il saggio che stiamo analizzando cerca di comprendere le ragioni di tutto questo.Su un altro versante Mirabeau affermava che la
Francia è ancora un paese che racchiude in sé ragioni per essere visitato.[7] In
sostegno a questa tesi una florida letteratura che racconta e descrive
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Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia, di Emanuele Gentile
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