Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele GentileAspetti fondamentali del Grand Tour Di seguito analizzeremo alcuni dati fondamentali per avere una visione esatta e preciso del Grand Tour. Per rendere la lettura di questa parte del primo capitolo ariosa ed agile, ho ritenuto opportuno seguire la struttura di un sito gestito dalla Regione Toscana dedicato proprio al Grand Tour (http://www.spacespa.it) e foriero di utilissime informazioni al riguardo.I tempi del Grand Tour Il ‘secolo d'oro' del viaggioIl momentaneo altalenare della fortuna non incrinò un primato che rimase saldissimo per tutto il corso dei secoli XVII e XVIII, e si affermò soprattutto in quest'ultimo, secolo d'oro dei viaggi, la cui parabola può dirsi definitivamente esaurita solo alle soglie del XIX secolo, in concomitanza con la tempesta napoleonica. Il secolo d'oro, su basi, dunque, seicentesche, non fece che ampliare a dismisura il fenomeno, così che fra 1760 e 1780 crescono le lamentele degli stranieri assediati dai compatrioti non solo nelle città maggiori ma anche in quelle minori (tra cui Lucca e Siena). Cresce a dismisura anche lo stuolo degli accompagnatori, sempre proporzionato al grado e alle facoltà del viaggiatore: medico, cuoco, valletto, pittore, musicista corriere, spesso, a loro volta, divenuti esperti relatori. Cominciano inoltre a comparire nella comunità viaggiante le donne, precorritrici delle grandi viaggiatrici di epoca romantica.[1]Gli anni '40 del XVIII secoloImportante spartiacque nella storia italiana del viaggio sono gli anni quaranta del secolo, quando le nuove straordinarie scoperte archeologiche di Ercolano (1738) e Pompei (1748) determinarono nuove coordinate negli itinerari italiani. Fino ad allora era stato possibile riconoscere i viaggiatori dalla loro provenienza, e si parlava, a buon diritto, di viaggiatori inglesi piuttosto che francesi identificabili nel fatto che gli uni prediligevano Venezia, gli altri Roma, fin dai tempi di Rabelais. Intorno alla metà del Settecento si assiste, invece a quella che è stata chiamata la internazionalizzazione del Grand Tour (De Seta, 1982) che unifica gli itinerari (da nord a sud) incardinandosi intorno all'epicentro costituito dalle due città. L'internazionalizzazione costituisce il risvolto materiale di un concetto sopranazionale dell'Europa, concetto tipicamente settecentesco, segno della cultura cosmopolitica che si sta affermando. Contestualmente la durata del viaggio comincia ad assottigliarsi, segno di una minore disponibilità economica e mentale.[2]Come si trasforma l'idea del viaggioDopo il Congresso di Vienna, infatti, l'Italia romantica fu oggetto di
nuovi miti e il viaggio, con la modernizzazione della
società, acquistò nuovi
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Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia, di Emanuele Gentile
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