Identità

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Capitolo sesto: Identità

L’anno 1945 segna la fine della persecuzione nazista, ma nelle menti dei sopravvissuti essa continua a vivere: i danni psichici e fisici perdurano, causando notevoli problemi d’identità, spesso accompagnati da una sensazione di Heimatlosigkeit, che spinge la vittima a un continuo pellegrinaggio sia fisico sia interiore per cercare di recuperare l’identità perduta e la propria stabilità psico- fisica: per molte vittime la scrittura diventa il mezzo più idoneo per ritrovare il proprio Io e per esorcizzare la paura che accompagna il terribile ricordo della persecuzione. La scrittura acquista così una funzione autoterapica non solo per i letterati, ma anche per coloro che prima della guerra svolgevano altre attività.

Nella letteratura sull’Olocausto il legame tra autobiografia e opera letteraria sembra piuttosto forte. La maggior parte degli autori rielaborano le esperienze personali e le ripropongono frammischiate ad elementi fittizi. Edgar Hilsenrath ha sempre usato questo connubio tra fatti storici, esperienza personale e finzione, dando origine a delle opere molto suggestive, reali e fantastiche allo stesso tempo.

L’autobiografismo è un elemento essenziale nell’opera di Hilsenrath il quale, probabilmente, senza l’esperienza vissuta non esisterebbe nemmeno in qualità di scrittore, poiché, a parte un primo tentativo adolescenziale, il suo rapporto con la scrittura e soprattutto con la lingua tedesca è sempre stato alquanto problematico e solamente a distanza di alcuni anni è riuscito ad esternare le proprie sensazioni e a tradurle in parola scritta, dando origine al suo primo enciclopedico romanzo Nacht. Ogni sua opera si ricollega ad una parte delle sua lunga odissea: Nacht rielabora l’esperienza del ghetto; Bronskys Geständnis il periodo americano e il travaglio di uno scrittore alle prese con il suo primo romanzo; Das Märchen vom letzten Gedanken narra il genocidio del popolo armeno, con chiaro riferimento a quello del popolo ebraico; Jossel Wassermanns Heimkehr ricostruisce la vita di una piccola comunità ebraica est- europea, attraverso la rielaborazione dei ricordi dell’infanzia felice dello scrittore.

Anche Der Nazi & der Friseur, pur essendo l’autobiografia fittizia di un carnefice è rapportabile, per certi versi, alla vita di Hilsenrath, poiché gli spostamenti del protagonista, che generalmente corrispondono ad una nuova identità, riprendono quelli dello scrittore: l’unica differenza è che il personaggio morirà in Palestina, mentre Hilsenrath, dopo aver trascorso parecchi anni negli Stati Uniti, tornerà in Germania.

 



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