Da ponte tra l'eredità romanticista e l'atmosfera onirica che preannuncia il surrealismo, il linguaggio ricco di neologismi, tra scienza e magia di Saint-Pol-Roux.
Se si fosse chiesto a un critico teatrale del 1910 quali erano
i migliori autori drammatici, egli avrebbe fatto i nomi di Rostand,
Hervieu, de Curel, Lavedan, Porto-Riche, Donnay, Brieux, Mirbeau,
Bataille [1]. Già per la critica successiva al 1945, il
campo dei valori, riferito a questo periodo, cambia drasticamente
[2].
Tra il 1890 e il 1917 sono certamente dominanti i due filoni più
importanti del teatro francese ottocentesco: il naturalismo e
il simbolismo. Il primo, legato a un drammaturgo amaro come Henry
Becque, e al regista André Antoine che era stato fortemente
innovativo. Il simbolismo era invece sorto in reazione al naturalismo,
come teatro che fosse sintesi di tutte le arti, cacape di esprimere
le suggestioni del simbolo, dell'ineffabile, del silenzio: così
Maurice Maeterlinck, e i promotori Paul Fort con il Théatre
d'Art, e Lugné-Poe con il Théatre de L'Oeuvre. Al
Théatre de L'Oeuvre fu rappresentata la sera del 10 dicembre
1896 la pièce del giovanissimo Alfred
Jarry: Ubu roi diventò subito
oggetto di scandalo, di rifiuto veemente e di culto. Oggetto di
ostracismo da parte dei registi e del pubblico tradizionalisti,
oggetto di culto per gli scrittori e il pubblico dell'avanguardia
novecentesca.
Il teatro della Belle Epoque percorse strade diverse da quelle
tentate da Jarry o da altri. Tra gli autori famosi all'epoca,
solo Rostand continuò a essere rappresentato, ma relativamente
solo per Cyrano de Bergerac (1897): il
resto dell'opera cadde presto nel dimenticatoio.
I due maggiori autore dell'epoca sono due maestri del teatro comico
e del vaudeville: Georges Courteline,
e Georges Feydeau. Il vaudeville fu
un genere molto fortunato all'epoca, ma il migliore resta Feydeau.
Nonostante la fortuna e l'abilità di tutta una serie di
autori come: Alexandre Bisson, Maurice
Hennequin, Pierre Veber, fino a Francis
de Croisset esponente del teatro leggero 'boulevardier'. Autori
di vaudevilles con ricadute satiriche sulla vita mondana parigina
sono Robert de Flers e Armand
de Caillavet con Il Re (1908), Il bosco sacro (1910), Il vestito
verde (1913).
Il teatro della Belle Epoque fu la forma espressiva più
popolare del tempo. Come tale, fu vario e articolato: oltre al
vaudeville di Feydeau e al teatro tardo-romantico di Rostand,
si ebbero commedie di costume, drammi sociali, teatro di idee.
Molto resta legato al suo tempo, ciò che ne fa in gran
parte teatro non più rappresentato. Pochi gli autori e
le pièces che sopravvissero nel gusto successivo. Da ricordare
Jules Renard e, minore, il suo amico
Tristan Bernard.
Datato risulta tutto il filone del "teatro d'amore",
che ebbe autori di successo all'epoca: Maurice
Donnay, Henry Bataille, Georges
de Porto-Riche: il loro teatro ebbe molto successo, dando
brividi di trasgressione agli spettatori dell'epoca, ma non sopravvisse
al periodo primo-novecentesco francese.
Ancora più datato il teatro che voleva affrontare problemi
religiosi, sociali e morali. Sono da citare, dal punto di vista
ormai solo storico: François de Curel,
Paul-Ernest Hervieu, Eugène
Brieux, Emile Fabre. Più
interessante, ma da considerare come minore, il realismo de Gli
affari sono affari di Octave Mirbeau.
Note:
[1] Le théatre français depuis 1900 / G. Versini.
- Paris : PUF, 1991. - cfr. p. 7.
[2] Storia del teatro del Novecento / Giovanni Antonucci. - Roma
: Newton Compton, 1996. - cfr. p. 10 e seguenti.