La poesia della settimana: Joumana Haddad
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Essere donna in un paese arabo può sembrare molto diverso dall’esserlo in Italia. La realtà è ben diversa, perché essere donna è difficile ovunque.
Donna
Nessuno può immaginare
Quel che dico quando me ne sto in silenzio
Chi vedo quando chiudo gli occhi
Come vengo sospinta quando vengo sospinta
Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
Quando ho fame quando parto
Quando cammino e quando mi perdo,
nessuno sa che per me andare è ritornare,
e ritornare è indietreggiare
che la mia debolezza è una maschera
la mia forza è una maschera
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
Ed io glielo lascio credere
E creo.
Hanno costruito per me una gabbia
affinché la mia libertà fosse una loro concessione
E ringraziassi e obbedissi
Ma io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro
Sono libera nella vittoria e nella sconfitta
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
Tuttavia la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio
E al mio desiderio non impartiscono ordini.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
Ed io glielo lascio credere
E creo.
Joumana Haddad Ha 40 anni, è responsabile delle pagine culturali del quotidiano libanese An Nahar. È l’amministratrice dell’IPAF, un premio letterario che ricompensa ogni anno un romanzo arabo, e da due anni dirige Jasad (http://jasadmag.com) una rivista in lingua araba specializzata nelle arti e nella letteratura del corpo. Ha già pubblicato varie raccolte di poesia e racconti, tradotti e pubblicati in molti paesi del mondo. Parla sette lingue e ha realizzato traduzioni in arabo, ma anche in francese e spagnolo, tra cui un’antologia della poesia libanese moderna, e un’antologia di 150 poeti che si sono suicidati nel ventesimo secolo.
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