Abilio Estévez

Essere radicato alla propria terra, continuando a sfuggirla in attesa, forse, di farsi tornare il coraggio per riabbracciarla.

di Piero Buscemi - mercoledì 18 febbraio 2015 - 4511 letture

I messaggi

Vado tutti i giorni in riva al mare:
 ho imparato a decifrare i messaggi degli uomini.
 So di fogli, grigi o gialli, con grafie disperate
 dentro bottiglie che non possono essere aperte dalle onde.
 Grida, gemiti alla deriva che giungeranno intatti
 fino al Baltico o al Mar del Giappone.
 A forza di trovarli tra la sabbia,
 provenienti da tutti i punti della terra,
 so riconoscere i quattro versi del languido,
 la sua richiesta d’aiuto rimata in strofe impeccabili.
 So distinguere le lacrime dozzinali
 con cui il grossolano sigilla il suo appello,
 le imprecazioni del violento e il tono freddo dell’orgoglioso.
 So riconoscere il messaggio del nostalgico:
 appone sempre ben chiari nome e data.
 L’abitudine a ricevere messaggi mi permette di affermare
 che dietro ogni cuore disegnato si nasconde un’anima di
 vergine, così come gli anziani disegnano orologi e gli adolescenti ghigliottine.
 Ci sono lunghi lamenti: appartengono al vanitoso,
 che descrive prolissamente le sue aspirazioni
 e tutto quanto tradisce il tempo,
 tutto quanto si è trasformato in nulla e in menzogna.
 Una donna di carattere aggiunge il ritratto in cui la si vede di profilo,
 seria e orgogliosa, con un vestito da sera e una collana di zaffiri.
 Il credente esige; l’incredulo supplica; l’indifferente si dimentica di firmare.
 La lettera del saggio è un foglio in bianco.

La raffinatezza è forse l’aggettivo più adatto per descrivere l’arte poetica di questo scrittore/poeta cubano. La sua capacità di scavare nei ricordi della propria infanzia, innalzando un’esistenza a un’appartenenza nostalgica di un popolo, nel quale riconoscersi.

Pur riconoscendo alla creatività individuale di ogni singolo artista, alla libertà di imbastire storie sfuggenti una realtà, a volte troppo scomoda, alla voglia di rifugiarsi in mondi virtuali dove chiedere conforto, quando lo scrittore graffia l’anima attingendo dal proprio vissuto e dallo sguardo attento e riflessivo del mondo che ha conosciuto e custodito nella propria sensibilità, i critici possono anche sentire il bisogno di sintetizzare tutto questo affibbiandogli una non del tutto necessaria etichetta, tipo "neorealismo", ma quelle parole scritte che ci sono state donate sono più semplicemente, letteratura.

Quella espressa in prosa o in versi che, moltissimi autori come Abilio Estévez, hanno trasformato in emozione.


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