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Fermenti politici e sociali nella Lentini rossa (1952-1960)

Fermenti politici e sociali nella Lentini rossa (1952-1960). Quarta puntata della serie di articoli di Ferdinando Leonzio dedicati alla storia di Lentini.

di Ferdinando Leonzio - sabato 24 febbraio 2018 - 8487 letture

Lentini all’indomani delle elezioni del 1952

A presiedere l´Amministrazione Comunale, scaturita dalla vittoria della lista „Autonomia e Rinascita“ [1] alle elezioni comunali del 25 maggio 1952, fu chiamato il socialista „nenniano“ prof. Peppino Ferrauto. La scelta fu quanto mai opportuna, vista la giovane età [2] e la relativa inesperienza del nuovo gruppo dirigente comunista, che si era imposto sui rivali interni [3] e che era riuscito a ridimensionare, e di molto, il leader socialdemocratico Castro, rimasto addirittura fuori del Consiglio Comunale. In questo gruppo dirigente, guidato da Giovanni Pupillo, si formeranno leader comunisti di grande prestigio e popolarità come Mario Strano, Guido Grande, Carmelo Baudo, Fortunato Mastrogiacomo, Ciccio Ciciulla, i due cugini omonimi Cirino Garrasi, Delfino Tomasello, ecc.

La forza della nuova dirigenza, che governava il PCI e la CGIL, dal primo totalmente controllata, stava principalmente nella sua quasi totale identificazione col numeroso bracciantato locale, fatto di lavoratori stagionali senta terra e di agrumai, interni ed esterni [4]; il che però comportava anche la scarsa attenzione prestata ad altri gruppi sociali.

Finché durarono la forza numerica [5] e sociale e la combattività del bracciantato locale, il PCI confermò la forza da esso costruita dal dopoguerra in poi e consolidatasi nel 1952; ma quando esso cominciò a cedere spazio ai nuovi gruppi che man mano si affacciavano sulla scena politica [6], anche la forza del PCI prese a scendere in maniera inarrestabile.

Le elezioni politiche del 1953 e lo scandalo del ferro

Uno sbandamento il PCI lentinese dovette registrarlo in prossimità delle elezioni politiche, fissate per il 7 giugno 1953, a causa dello „scandalo del ferro“(originato dall´ammanco, dai magazzini comunali, di materiale in ferro ivi depositato) che suscitò notevole emozione in città, anche per il presunto coinvolgimento di alcuni amministratori, peraltro poi prosciolti [7]. L´Amministrazione, pur con vari rimaneggiamenti, rimase in carica fino alla fine della legislatura, ed i risultati delle elezioni politichedel 1953 confermarono il radicamento della sinistra [8] nella realtà lentinese, anche se nel Pci si verificò un radicale mutamento nella direzione della sezione [9].

Ridimensionato il potere della precedente guida della sezione, dopo le segreterie di transizione di Giulio Brunno e di Mario Strano, emerse nel partito una componente „centrista“ [10], che espresse le segreterie di Nicolò Manganaro [11], un vecchio antifascista di Giampilieri, e poi quella di Angelo Peluso, un falegname di origini pugliesi [12].

Le elezioni regionali del 1955

I risultati delle votazioni del 5 giugno 1955 per il rinnovo dell´Assemblea Regionale Siciliana, nonostante l´elezione a deputato di Mario Strano, per il PCI, che raccolse comunque il 44,5 % dei voti, segnarono un arretramento, probabilmente dovuto alla forte affermazione del PSI (10,2%) che aveva candidato il sindaco Peppino Ferrauto [13].

I socialisti negli anni Cinquanta

I socialisti, infatti, soprattutto per l´attivismo di due intraprendenti giovani, l´avv. Filadelfo Pupillo e l´impiegato Sebastiano Centamore, erano riusciti, con l´aiuto di alcuni vecchi militanti, rimasti nell´area del PSI dopo la scissione di Castro, ad aprire un „Circolo Socialista“, che aveva sede in Via Arrigo Testa. Col sostegno della Federazione, guidata soprattutto dai funzionari Egidio Greco e Salvatore Pitruzzello, successivamente il circolo si era trasformato in sezione del PSI, la quale andò rapidamente rafforzandosi, anche avvantagiandosi delle lotte interne del PCI e della crisi della socialdemocrezia, non più partito di massa, ma sempre più „partito di Castro“, affiancato dal suo discepolo prediletto Peppino Pisano.

È interessante rilevare come la massa degli iscritti al PSI fosse composta da tre componenti di diversa origine: quella di formazione socialista, antica o recente [14], quelli provenienti dalla socialdemocrazia [15] e quelli provenienti dal PCI [16].

Gli ultimi due gruppi, sia per formazione politica che per vecchie rivalità coi comunisti, contribuirono in maniera determinante a imprimere alla sezione un orientamento fortemente autonomistico, che in certi momenti sarà causa di forte antagonismo col PCI.

La contrapposizione di classe negli anni Cinquanta

Gli anni ´50 a Lentini furono caratterizzati anche da un´accentuata contrapposizione di classe, che vedeva, da un lato, compattamente schierato col PCI e con la CGIL, un bracciantato agricolo, sempre in ansia per il lavoro, cioé per la propria sopravvivenza fisica, dipendente non solo dal bello o cattivo tempo e dalle stagioni, ma anche dalla pura volontà dei proprietari; e, dall´altro, un padronato agrario con la paura ancestrale di un rivolgimento sociale che poteva - almeno così gli sembrava – addirittura privarlo del suo privilegio e del suo benessere.

Da qui la combattività degli operai agricoli, spesso impegnati, attraverso la loro rappresentanza sindacale, in lunghe e defaticanti trattative coi proprietari e coi commercianti e in scioperi molto onerosi per le loro scarse finanze, spesso prosciugate dalla lunghezza delle vertenze.

Gli ottimi risultati contrattuali spesso ottenuti spingevano vari lavoratori venuti a Lentini dai paesi viciniori per la sola stagione agrumaria a stabilirsi definitivamente in città. Fra questi ultimi la numerosa colonia dei „giampiliroti“.

Faceva capolino, nello stesso tempo, una crisi del settore agrumario, dapprima lenta e strisciante, poi sempre più evidente. Essa era dovuta sia alla difficoltà per produttori e commercianti di sostenere la concorrenza del prodotto spagnolo, avvantaggiato da un basso costo della manodopera di quel Paese, oppressa dal regime fascista del dittatore Franco, ma anche dalla scarsa attenzione prestata al settore dai governi regionale e nazionale. Un ruolo importante nell´avviare la crisi lo ebbe anche la scarsa propensione dei produttori ad associarsi, per condurre assieme una più efficace azione di collocamento del prodotto nei mercati interni ed esteri.

I fermenti culturali

Non mancarono, nello stesso periodo, fermenti culturali molto interessanti come l´opera poetica dialettale del poeta Ciccio Carrà Tringali, la ricerca scientifica del farmacista Paolo Zarbano, gli studi sulla Lentini greca del prof. Salvatore Ciancio, la produzione teatrale del giornalista-scrittore Carlo Lo Presti, le recite dell´attore Mario Piazza, e, soprattutto, l´intensa attività culturale del Centro Studi Notaro Jacopo [17], guidato principalmente dall´ing. Carlo Cicero (presidente), dall´avv.Alfio Sgalambro [18] (vicepresidente) e dallo scrittore Carlo Lo Presti (segretario).

Una troupe cinematografica, guidata dal regista Ugo Sasso, venne a Lentini per girare il film L´isola d´oro [19] con la partecipazione dell´attore americano John Kitzmiller.

In campo più „popolare“ assai ampia fu la diffusione del fotoromanzo [20] fra le ragazze e soprattutto quella del fumetto [21] nella gioventù maschile [22], ritenuto daicosiddetti „benpensanti“ una lettura per menti infantili: dovevano ancora passare degli anni prima che scrittori del calibro di Umberto Eco, Oreste Del Buono, Elio Vittorini sdoganassero il fumetto dal ghetto in cui la „cultura“ ufficiale del tempo, bigotta e sessuofobica, l´aveva confinato.

Non va neppure dimenticata l´importanza delle feste cittadine, in particolare quella del santo patrono di Lentini Sant´Alfio [23] come momento unificante della cittadinanza.

Un ruolo particolare lo ebbe in città una certa borghesia colta, che, per le sue origini sociali [24] e per il monopolio culturale che essa esercitava, occupava posizioni di supremazia, che a volte le consentivano di concedersi qualche atteggiamento paternalistico.

Tale monopolio sarà spezzato in seguito, con l´avvento della Scuola Media Unificata, che aprirà le porte alla scolarizzazione di massa e quindi all´acculturamento dei giovani provenienti dai ceti popolari.

L’azione della DC

In queste nuove masse riuscirà ad inserirsi, anche tramite le organizzazioni cattoliche, a cui attingeva a piene mani, la DC.

La Democrazia Cristiana, che era nata a Lentini quasi come un filiazione della locale Azione Cattolica, entrambe sotto la sapiente regìa di mons. Francesco la Rosa, cominciò il suo cammino di partito politico sempre più autonomo dalle gerarchie ecclesiastiche solo nel 1950, con l´adesione dell´avv. Vincenzo (´Nzinu) Bombaci [25], vero „cavallo di razza“ della politica locale, proveniente dalla fallimentare esperienza dell´Uomo Qualunque, rapidamente dissoltosi.

Bombaci, nominato commissario zonale del partito, colse un primo successo con l´apertura, nel 1951, di una sezione a Lentini, con segretario il giornalista Pippo La Pira, cui, l´anno dopo succederà l´avv. Giovanni Sgalambro.

L´avv. Bombaci, nella sua opera di costruzione del partito, era affiancato dai più autorevoli esponenti dell´Azione Cattolica come il prof. Alfio Moncada, consigliere comunale eletto nel 1952, cui Bombaci subentrerà (13 dicembre 1954), il prof. Alfio Rossitto, il cav. Pasquale Valenti, il cap. Alfio Parisi.

Ma determinante per lo sviluppo del partito fu l´apporto dei giovani quadri provenienti dalla F.U.C.I. (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) [26].

Emerge Enzo Nicotra

Ma a provocare un´autentica svolta nello sviluppo e nella struttura stessa del partito sarà il laureando Enzo Nicotra [27]. Ascoltando i discorsi di Salvatore Paglialunga, un magistrato che era stato „allievo“ del popolare sindaco di Firenze Giorgio La Pira, egli capì che si poteva essere democristiani senza essere necessariamente conservatori. Che, insomma, oltre alla DC di Scelba e di Bombaci, che a Lentini ne era il rappresentante politico, poteva esserci un´altra DC, più vicina ai ceti popolari e alle classi lavoratrici. E che di conseguenza si poteva trasformare quello che fino a quel momento era stato un partito elitario e confessionale in un moderno partito di massa. Su quel terreno – egli pensò - il comunismo poteva e doveva essere battuto.

Passando dalla teoria alla pratica egli riuscì, in poco tempo, con l´aiuto di Vittorio Chiaramonte, ad organizzare a Lentini una sezione dell´Associazione Cristiana Artigiana, di fatto fiancheggiatrice della DC, unica presente a Lentini in un settore lavorativo fin lì trascurato dal PCI, e perciò capace di attrarre una categoria in via di espansione.

Un´altra prova del suo intuito politico, Nicotra la diede in occasione del prosciugamento del Biviere, il lago che tante vittime aveva mietuto, essendo divenuto un habitat ideale per l‘anofele, un insetto diffusore della micidiale malaria. Ma il lago era anche fonte di vita per alcune categorie di lavoratori: cacciatori, pescatori e cannucciai traevano dal Lago di Lentini i mezzi per vivere.

Avvalendosi del sostemo di mons. La Rosa e di quello del deputato regionale siracusano Gaetano Lo Magro, egli riuscì ad esercitare le opportune pressioni sul Governo regionale, specie sull´assessore regionale all´Agricoltura Silvio Milazzo, fino a quando l´ARS approvò una legge che assegnava, in compensazione, alle categorie colpite dal prosciugamento, parte del fondo lacustre, rivelatosi poi terreno fertilissimo, facendo praticamente degli assegnatari dei facoltosi piccoli proprietari di terreni coltivati. Va da sé che le simpatie delle categorie in tal modo „salvate“, andavano alla DC.

Le capacità politiche dell´emergente giovane leader furono notate dal segretario provinciale dc Graziano Verzotto, tanto che fu nominato vicecommissario della sezione a stretto contatto col commissario della stessa, avv. Alessandro Tribulato, prestigioso personaggio che aveva avuto un percorso politico analogo a quello dell´avv. Bombaci.

Cominciarono così la inarrestabile carriera politica del Nicotra, come anche il consolidamento organizzativo della DC. Ma anche le future lotte fra le due „anime“ del partito.

La destra lentinese

La destra cittadina [28], praticamente rappresentata dal solo MSI [29], in quanto a Lentini i monarchici non ebbero che una presenza episodica ed elettoralistica, cominciò, nello stesso periodo, a darsi una struttura più stabile. Ai due iniziali promotori, Salvatore Zammataro e Sebastiano Neri si aggiunsero il figlio di quest´ultimo, l´avv.Salvatore, l´ing. Sebastiano Angelico, il cav.Attilio Iachelli e il rag. Salvatore Manoli; il partito della Fiamma riuscì inoltre a penetrare anche in piccoli settori operai e artigianali. Un oratore, spesso chiamato a comiziare a Lentini, capace di suscitare intense emozioni nell´animo dei „nostalgici“ era l‘on. Pino Calabrò, ma non mancarono nemmeno i grossi calibri, come Filippo Anfuso, Rodolfo Graziani e Giorgio Almirante. La solitaria battaglia missina cominciò a dirigersi in contemporanea sia contro la sinistra che contro il centro democristiano [30].

Le elezioni comunali del 1956

L´approssimarsi del nuovo appuntamento elettorale, fissato per il 27 maggio 1956, per il rinnovo del Consiglio Comunale, ora elevato a 40 componenti, che in base alla legge maggioritaria sarebbero stati assegnati per due terzi alla lista prima classificata, provocò un ribollio in tutti partiti.

In particolare nel PCI cominciò ad emergere per il posto di capolista – il che allora rappresentava una specie di ipoteca sulla sindacatura – la candidatura di Arena, l´unico nel partito avente il carisma e la cultura necessari per guidarlo in quella battaglia.

Questa eventualità allarmò il gruppo centrista che da quasi quattro anni governava la sezione, poiché temeva un eccessivo sbilanciamento a sinistra del partito, memore delle posizioni rivoluzionarie di Arena. Ancor di più era contraria la corrente dei „giovani“ della gestione precedente, ormai pienamente allineata con la politica togliattiana del „partito nuovo“. Ma poiché non era facile dir di no a un uomo di tanto seguito come Arena, l´unica soluzione, benché difficilissima [31], apparve quella di trovare uno più prestigioso di lui.

Con un „colpo di genio“ lo trovò nel fiorentino, trapiantato in Sicilia, prof. Otello Marilli [32], deputato nazionale dal 1953, che nella sua veste di dirigente della Lega Nazionale delle Cooperative, negli anni precedenti aveva intrattenuto ottime relazioni con la sezione di Lentini.

La sinistra dunque presentò la lista „Gorgia“, con 20 candidati del PCI [33] e 20 del PSI, capeggiata dall´on. Marilli.

Gli altri partiti, sia di centro che di destra, anch´essi in ciò sospinti dal meccanismo maggioritario della legge elettorale, presentarono una lista unica, denominata „Torre Civica“, certamente meno omogenea della rivale, quantomeno per la presenza in essa di PSDI e MSI. Comunque, asse portante di tale cartello elettorale era la DC, ormai guidata da Enzo Nicotra; ne faceva parte anche quel che restava dell´ormai insignicante PLI, costituito per lo più da piccoli proprietari di agrumeti, più spaventati degli altri da un´improbabile eventuale espropriazione del proprio podere. Il PLI poteva però contare su due autorevoli esponenti: gli avv. Alfio Sgalambro e Giuseppe Bruno.

La battaglia elettorale, nonostante le aperture mentali di Marilli e di Nicotra, fu assai aspra, in quanto le due liste [34] erano anche la rappresentazione plastica di una contrapposizione non solo politica, ma anche ideologica e classista.

Prevalse, ancora una volta, la sinistra che ottenne il 54 % ed elesse 30 consiglieri, tutti e 20 i candidati comunisti [35] e 10 socialisti [36].

I dieci seggi della minoranza furono distribuiti fra tutti i partiti della coalizione: 4 seggi andarono alla DC [37], 3 al MSI [38], 2 al PLI [39], 1 al PSDI [40].

Sindaco, com´era prevedibile, venne eletto l´on. Marilli, innovatore in politica e aperto al dialogo, sia nel governo della cosa pubblica che nella vita interna di partito, che da allora si aprì a nuove adesioni.

L’amministrazione Marilli

La nuova amministrazione riuscì a navigare abbastanza tranquillamente e a superare anche le crisi che derivarono, a livello nazionale, dal rapporto segreto di Nikita Krusciov al XX congresso del PCUS, con cui il nuovo leader sovietico demolì il mito di Stalin, e soprattutto dai  fatti d´Ungheria, che determinarono la rottura del Patto d´unità d´azione fra PCI e PSI e sembrarono aprire la strada ad una riunificazione tra PSI e PSDI [41].

Nel 1957, allo scopo di potersi ricandidare alle politiche del 1958, l´on.Marlli si dimise da sindaco, lasciando il posto (18-10-1957) al rag. Vitale Martello.

La rielezione di Marilli, data per certa, vista la capacità dei comunisti di manovrare le preferenze, non ci fu, e la responsabilità di ciò fu attribuita dai militanti lentinesi alle manovre di alcuni dirigenti della Federazione provinciale, che ebbero la bella pensata di venire a Lentini per spiegare com´erano andate le cose ai costernati compagni della sezione, che invece gli riservarono... una „calda“ accoglienza [42]. L´allontanamento di Marilli da Lentini consentì alla corrente di Arena di espandersi, fino a conquistare la maggioranza nelle sezioni e a rilanciare il proprio leader, in vista delle nuove elezioni del 1960.

La partecipazione dei giovani

La seconda metà degli anni ´50 fu caratterizzata anche da una forte partecipazione giovanile alla vita politica e sociale.

Alcuni partiti politici si dotarono di un´organizzazione giovanile: la comunista FGCI, guidata per vari anni da Nino Pulvirenti; la socialista FGS che ebbe un rapido sviluppo che la fece diventare la più forte di tutta la provincia e che riuscì anche a promuovere l´organizzazione locale dell´UGI (Unione Goliardica Italiana) [43], che ragguppava gli universitari di tutte le sinistre; ma c´erano anche i giovani missini, capitanati da Cirino Di Giorgio e i giovani dell‘Azione Cattolica che gravitavano nell´area democristiana.

Un grande ruolo ebbero in quel periodo i campionati locali estivi di calcio [44], che coinvolgevano e appassionavano centinaia di giovani e le numerose tifoserie tifoserie. L‘iniziativa incoraggiò la formazione di società sportive locali: alcune emanazione di diverse forze politiche, come la Stella Rossa e i Liberi Calciatori (area PCI), la Fiamma (area MSI), la San Giusto (area PSDI), altre emanazioni di circoli, come l´ ACLI e il Centro Studi, le cattoliche Sacro Cuore e San Cirino, altre ancora del tutto indipendenti, come il Piccolo Milan e l´ Unione Sportiva Leontina. La quale ultima sarà la più longeva (50 anni di attività), coinvolgerà centinaia di giovani, tra soci, atleti e tifosi, ed esprimerà dirigenti di grande spessore come Paolo Russo, Mario Di Grazia e Mario Renna.

Insomma un effervescente clima di grande partecipazione politica, sociale e culturale, che vedeva le sezioni di tutti i partiti, le organizzazioni religiose e sociali molto frequentate, in un ribollio di iniziative, assai promettente per il futuro della città.

Le elezioni comunali del 6 novembre 1960, che per la prima volta saranno tenute col sistema proporzionale, incideranno notevolmente sul quadro politico locale, che subirà profonde modificazioni.


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[1] La lista, che dal titolo scelto sembrava volersi richiamare ad un elettorato più vasto di quello comunista, in realtà era stata organizzata interamente dal PCI. Essa comprendeva tre candidati di area socialista „nenniana“, uno di area repubblicana e un indipendente, che furono tutti eletti.

[2] Il brillante segretario della sezione, nonché neovicesindaco Giovanni Pupillo, aveva allora appena 22 anni.

[3] Nello Arena si era estraniato dalla politica attiva, pur militando sempre nel PCI; Ciccio Marino era stato espulso per aver votato a favore della riforma agraria presentata dal governo regionale; i membri della vecchia guardia (Delfo Santacono, Ignazio Magrì, Delfo Nigro, Sebastiano Scatà, Paolo Di Giorgio, Tano Giudice, Cirino Speranza) erano stati „mummificati“, senza ruolo alcuno nel partito; l´ex sindaco Giovanni Pattavina, ormai lontano dall´attività politica, si dedicherà alla professione di insegnante e diventerà scrittore di testi scientifici, letterari e filosofici, approdando politicamente su posizioni filotrotskiste.

[4] Interni erano detti quelli che lavoravano nei numerosi magazzini di lavorazione degli agrumi, gravitanti attorno alla stazione ferroviaria; esterni erano quelli adibiti alla raccolta dei frutti, che fornivano benessere ai proprietari di agrumeti, ai commercianti ed anche alla mano d´opera.

[5] Circa 6000 braccianti.

[6] Fra questi ricordiamo: i piccoli proprietari coltivatori diretti, molti dei quali divenuti tali in seguito alla riforma agraria; gli operai gravitanti nella sorgente area industriale del Siracusano; gli addetti al settore del commercio al dettaglio e all´artigianato, sviluppatisi in seguito al boom economico e alla ricchezza prodotta dalla esportazione degli agrumi; il settore impiegatizio e delle libere professioni, rinvigoritosi grazie alla fiorente economia locale e spinto anche dalla scolarizzazione di massa.

[7] Sulla vicenda si può vedere di Giuseppe Aletta Lentini, un comune rosso nell´Italia del dopoguerra (Tesi di laurea A.A. 1997/98) e, di Barbara Russo, La Democrazia Cristiana in un comune rosso (Tesi di laurea A.A. 1998/1999).

[8] Il PCI ottenne alla Camera il 49,3 % e il PSI, pur senza organizzazione in città, il 4,3 %, portandosi così a ridosso dei socialdemocratici ormai riunificatisi (5,3 %); ai voti della sinistra tradizionale (PCI+PSI) potrebbe aggiungersi anche l´1,12 %, conseguito dall´USI (Unione Socialista Indipendente), movimento che in seguito confluirà nel PSI; la DC, che aveva aperto una sezione e chiamato il ministro Scelba a chiudere la campagna elettorale, raggiunse un buon 18,8%. Buona l´affermazione della destra, pur divisa tra PNM (5,7 %) e MSI (12,3 %).

[9] La sezione di Via Roma era intitolata a Gramsci.

[10] Essa, infatti, si collocò tra la risorgente forza degli “areniani“ e la componente „giovanile“ che aveva gestito il partito negli anni 1948-53

[11] Il Manganaro, che soleva dire che „ l´intolleranza e la superbia sono la rovina degli uomini“, si fece promotore della costituzione di altre due sezioni del PCI a Lentini: la sezione Lenin (quartiere „Sopra fiera“) e la sezione Lo Sardo (quartiere S.Paolo), delle quali in seguito gli areniani conquisteranno la maggioranza.

[12] A tale gruppo „centrista“ aderivano anche Ignazio Magrì e Vincenzo Ferlito.

[13] La DC continuò la sua irresistibile ascesa, arrivando al 22,5 %; i socialdemocratici,al contrario, pur presentatisi assieme ai repubblicani, si avviarono inesorabilmente al tramonto, conseguendo uno striminzito 3,2 %; la destra sostanzialmente confermò il suo peso in città: MSI 10,8 %, PNM 3 %,PMP 2,2 %.

[14] Peppino Aliano (un pittore antifascista, che sarà il primo segretario della sezione. A lui si deve la scritta „Camera del Lavoro“, che sovrasta, ancor oggi, l´ingresso del sindacato CGIL in Via Conte Alaimo), Guglielmo Moncada (assessore della giunta Ferrauto), Gaetano Zarbano (ferroviere antifascista), Vincenzo (ˇNzulu) Garrasi (ex trombettiere della fanfara socialista), Puddu Saccà, Giuseppe Di Mauro, Carlo Centamore, e successivamente i giovani Peppino Battiato (sindacalista EE.LL. della CGIL), Alfio Serratore e Turi Mangiameli.

[15] L´ing .Carlo Cicero (proveniente dalla sinistra socialdemocratica;abbonò, a sue spese, la sezione alla famosa rivista socialista di Filippo Turati, Critica Sociale), Alfio Ferrauto (ex assessore), Alfio Floridia (ex combattente coi partigiani in Jugoslavia), Saro Chiarenza.

[16] Salvatore Sorbello (ex consigliere comunale), Nino Giudice, Sebastiano Ventura e Turi Cattano (ex assessori nella giunta Pattavina).

[17] Sul Centro Studi Notaro Jacopo si veda, di Santo Ragazzi, il saggio Carlo Lo Presti: uomo di teatro e operatore culturale, pubblicato sulla rivista Pagine dal Sud n. 3/2005.

[18] L´avv. Sgalambro, ispettore onorario ai monumenti, ebbe un ruolo importante nella scoperta e valorizzazione dell´antica Leontìnoi. Sua l´iniziativa , nella sua qualità di consigliere comunale (PLI) della deliberazione n. 152 del 19-12-1955 del Consiglio Comunale, con la quale lo stesso dava mandato „all´Amministrazione attiva di partecipare ai funerali di Consiglieri e Amministratori, in carica e non, mediante la rappresentanza del Comune con gonfalone e scorta di vigili“.

[19] Non sappiamo se l´impresa sia andata a buon fine, ma certo suscitò notevole interesse in città.

[20] Sogno, Grand Hotel, Luna Park.

[21] Negli anni ´50, dopo l´exploit del fumetto americano nell´immediato dopoguerra (Gordon, Mandrake, Phantom, Cino e Franco, ecc.) furoreggiavano le strisce (Tex, Il piccolo Sceriffo, Sciuscià, Capitan Miki, Akim, Forza John).

[22] Mitici collezionisti erano allora considerati Carmelo Toscano (fotografo), Antonio Neri (futuro diplomatico) e Turi Saya (agrumaio interno), l´unico che rimarrà fedele al collezionismo per tutta la vita.

[23] Il comitato organizzatore della festa di S, Alfio, ma anche di altre feste cittadine, ebbe spesso alla sua testa il cav. Salvatore Piccione.

[24] Gli studi superiori e universitari negli anni ´50 erano, in considerazione del loro elevato costo, di fatto accessibili alle sole classi abbienti.

[25] Bombaci aveva allora 29 anni. Per una biografia politica dell´avv. Bombaci, si veda il libro di Ferdinando Leonzio 13 storie leontine, APED, 2007.

[26] Nino Rubino, Nicola Di Stefano, Dino Favara, Cirino Di Mauro, Fino Pupillo, Carlo Mugno, Enzo Mugno, Antonio Giacomuzzi, Tony Magazzù, Armando Faro, Paolo Sudano, Nello Favara.

[27] Per la biografia di Nicotra e per la storia della DC di Lentini si veda, di Ferdinando Leonzio Intervista a Enzo Nicotra, APED, 2005.

[28] Per una storia della destra nel secondo dopoguerra a Lentini vedi 13 storie leontine, cit.

[29] Il Movimento Sociale Italiano era stato fondato il 26 dicembre 1946.

[30] Un oratore missino concluse il suo discorso con la seguente simpatica quartina: Scudo crociato/ voto sprecato; falce e martello/ sprecato anche quello!

[31] Nel 1952 il PCI, per mancanza di quadri propri idonei, aveva dovuto assegnare la carica di sindaco a un socialista, Peppino Ferrauto.

[32] Per la biografia dell´on. Marilli vedi 13 storie leontine, cit.

[33] Fra di essi Nello Arena, che sarà naturalmente eletto, ma rimarrà in posizione defilata per tutta la legislatura.

[34] Quella del 1956 é stata l´unica elezione comunale avente in campo due sole liste concorrenti.

[35] Oltre Marilli e Arena furono eletti, fra gli altri, i sindacalisti Fortunato Mastrogiacomo e Ciccio Ciciulla, i ragionieri Vitale Martello e Giuseppe Limaccio, i veterani Peppino Calamaro e Cirino Garrasi, il vecchio militante Sebastiano Pignatello.

[36] Fra essi il segretario del partito Gaetano Zarbano, che diverrà vicesindaco, i due futuri leader Filadelfo Pupillo e Sebastiano Centamore, Luigi Di Pietro.

[37] L´avv. Alessandro Tribulato, il prof. Alfio Rossitto, l´ing. Vincenzo Ragazzi e l´avv. Enzo Nicotra.

[38] Il rag. Sebastiano Neri, fondatore del partito, l´ing. Sebastiano Angelico e il noto grecista prof. Salvatore Ciancio.

[39] Gli avv. Alfio Sgalambro e Gaetano Di Mauro.

[40] L´ex sindaco Filadelfo Castro.

[41] Le speranze in tal senso furono accese dall´incontro di Pralogan (25-8-1956) tra Nenni e Saragat. Il progetto naufragò, ma sarà ripreso nel 1966.

[42] In quell´occasione andò distrutto l´archivio della sezione, privando gli storici di una fonte preziosissima.

[43] L´UGI di Lentini riuscìa fare leggere all´ARU (Assemblea Rappresentaiva Universitaria) di Catania il giovane socialista Melo Conti e a fare eleggere un altro socialista, Enzo Tondo, nel Consiglio Direttivo dell´´UGI dell´università di Catania.

[44] Essi erano organizzati dall´assessore allo Sport Cirino Garrasi e dal noto appassionato Mario Raiti.


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