Socrate

di Pina La Villa - mercoledì 12 settembre 2007 - 5417 letture

“Socrate è colpevole di essersi rifiutato di riconoscere gli dèi riconosciuti dalla città e di avere introdotto altre nuove divinità. Inoltre è colpevole di avere corrotto i giovani. Si richiede la pena di morte”

Socrate: uno dei più controversi ed enigmatici miti della storia della cultura, emblema della stessa insolubile problematicità della filosofia.

La vita

Figlio dello scalpellino Sofronisco e della levatrice Fenarete, nacque in Atene nel 469 a.C. Come tutti i giovani di famiglia agiata, era stato educato alla ginnastica, alla musica, alla poesia. La sua formazione culturale avvenne sotto il governo di Pericle, quando Atene è il luogo d’incontro dei maggiori uomini di cultura del tempo. Si interessa di fisica e medicina, ma coltiva anche la tragedia e si occupa di religione, legandosi agli ambienti sacerdotali influenzati dall’orfismo e dal pitagorismo. La sua educazione filosofica è influenzata dai maggiori indirizzi di pensiero del tempo: la logica eleatica, la fisica di Anassagora, la retorica dei sofisti. Il suo cammino filosofico comincia però con la frase dell’oracolo di Delfi (episodio riportato da Platone e da Diogene Laerzio) secondo il quale “degli uomini tutti Socrate è il più sapiente”. Si tratta di un enigma e Socrate impegna la sua vita a decifrarlo.Quale che sia la sostanza storica di questo episodio, certo è che in un determinato momento, attorno ai quarant’anni, Socrate conosce una crisi intellettuale, da ci uscì accentuando la sua posizione critica nei confronti della cultura del suo tempo. La prima conclusione è che la cultura del suo tempo era una falsa cultura.”Stanco com’ero di tali indagini naturalistiche, mi parve che bisognasse rifugiarsi nei logoi, e conoscere in essi la realtà delle cose...Io mi misi dunque per questa via”.

Non si allontanò mai dalla sua città, se non per compiere il dovere di soldato. Prese parte, come olpita, alla guerra del Peloponneso e nella battaglia di Potidea salvò la vita al giovane amico e discepolo Alcibiade. Sposato a Santippe, ebbe tre figli: Lamprocle, Sofronisco e Menesseno. Nel 406 a.C. fece parte della Pritania nel Consiglio dei Cinquecento. Dopo la sconfitta ateniese nella guerra del Peloponneso, visse in disparte il periodo della dittatura dei Trenta Tiranni, capeggiata da Crizia, e della guerra civile che ne seguì. Rischiando la vita si oppose però a Crizia allorché questi gli domandò di arrestare il democratico Leonte. Quando fu restaurato il regime democratico (403 a.c.) i legami che aveva mantenuto con gli ambienti aristocratici gli alienarono i favori del nuovo governo di Trasibulo. Vi era certamente in Socrate un atteggiamento aristocratico, che si manifestava nella critica all’incompetenza dei governanti e alla debolezza delle istituzioni politiche ateniesi. In particolare lamentava la confusione in cui era caduto il regime assembleare, il quale lasciava spazio e potere a pochi e abili demagoghi. Nel fragile regime di Trasibulo fu quindi ritenuto un pericolo da eliminare, considerando che era uno degli intellettuali più stimati e apprezzati. Di aspetto non bello (robusto, faccia larga, occhi sporgenti e naso camuso, trasandato nel vestire, spesso scalzo, di modi semplici e dal carattere scorbutico e imprevedibile, Socrate esercitava un fascino profondo e inquietante. Fu condannato a morte nel 399 a.C. dal restaurato governo democratico. Le accuse: 1)corrompere i giovani facendo da maestro a nemici della cittàù come Crizia e Alcibiade; 2)indagare la natura giungendo a conclusioni empie 3)non riconoscere gli dei della polis

Sono tutte accuse che troviamo già nelle Nuvole di Aristofane e che accomunano Socrate ai Sofisti. Ma Socrate non poteva essere cacciato dalla città come un semplice retore a pagamento. I legami che egli manteneva con le famiglie più potenti e con la casta sacerdotale ne facevano una figura assai prestigiosa e influente. Da qui la condanna: “Socrate è colpevole di essersi rifiutato di riconoscere gli dèi riconosciuti dalla città e di avere introdotto altre nuove divinità. Inoltre è colpevole di avere corrotto i giovani. Si richiede la pena di morte”

Le fonti Poiché non scrisse nulla, quello che sappiamo della sua vita e del suo pensiero lo dobbiamo agli scritti di Diogene Laerzio ( Vite dei filosofi , che racconta il processo del 399 a.c. a Socrate); Aristofane (commediografo, vedi soprattutto la commedia Le nuvole); Senofonte (storico); Platone (Discepolo di Socrate, che scrisse numerosi dialoghi); Aristotele (fonte indiretta, na a lui si deve la formalizzazione del linguaggio filosofico sui tempi trattati da Socrate). Queste fonti sono spesso discordanti e presentano immagini diverse del filosofo. In realtà si tratta, in tutti i casi, mancando gli scritti del filosofo, di interpretazioni, fortemente influenzate dalle idee di chi scrive. Nessuna delle testimonianze su Socrate ha dunque carattere pienamente storico; nessuna versione della filosofia socratica può pretendere di avere un valore assoluto.

Nella storia Nel Medioevo viene visto come un parziale anticipatore del cristianesimo. Nel Rinascimento come un modello di calssica misura e di vita equilibrata. Nel Settecento come un precursone della ragione illuministica. Nell’Ottocento, da Kierkegaard, come colui che, adoperando l’ironia, distrugge ogni falsa certezza e ogni pregiudizio, ma anche, da Nietzsche, come un noioso e presuntuoso razionalista, che inganna l’umanità pretendendo di costringere la vita nella gabbia angusta della ragione.

Il dialogo Socrate non utilizzava gli artifici dell’eristica. Si serviva invece di esempi, ricorreva alla forma del racconto, poneva in modo insistente dubbi e domande.

Elementi del dialogo ironia maieutica brachilogia omologhia (accordo razionale) Concetto induzione logos

Contenuti essenziali (Encicolpedia, Walter Cavini) La tradizione antica ha fatto di S. il primo filosofo del bìos,del modo di vivere dell’uomo, e delle virtù o valori etici ed estetici dell’uomo. Lo strumento della ricerca, la dialettica, fu usato in maniera diversa rispetto ai sofisti, come mezzo di purificazione intellettuale (attraverso l’élenchos o confutazione del presunto sapere dell’interlocutore) ma anche di produzione intellettuale per le anime filosoficamente dotate (la maietuica socratica). Il problema nuovo posto da Socrate è la definizione del valore, “che cosa è X”? In questo senso l’etica di socrate è un’etica filosofica, autonoma sia dalle credenze ancestrali della comunità sia dagli intenti educativi della prima sofistica. Un tipico procedimento socratico è l’uso di “parabole” o esempi tratti da arti e mestieri, per stabilire in analogia ai casi particolari una legge o un principio universali. L’esigenza della definizione sembra in contrasto col motivo delfico dell’ignoranza umana, con suo interrogare senza mai rispondere. E’ l’accusa sollevata dai sofisti contro Socrate di ironia, cioé di dissimulazione del proprio sapere. Insieme al carattere esemplare e parenetico, però, le fonti antiche sono concordi nell’attribuire alla morale socratica almeno una dottrina positiva della virtù, quella secondo cui ogni virtù è conoscenza, dalla quale si ricava che ogni azione malvagia è frutto di ignoranza. (paradosso socratico). L’altra dottrina positiva dell’etica socratica è quella della cura di sé come scopo autentico della vita umana, dove il sé è l’anima definita attraverso la sua funzione, il suo èrgon, che è quella di dominare il proprio corpo; per cui la conoscenza di sé come cura dell’anima diviene sophrosyne o temperanza, e si oppone all’akrasìa o mancanza di dominio del proprio sé corporeo.(Encicolpedia, Walter Cavini)


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Socrate
30 settembre 2007

Solo attraverso l’ironia,però, ci rendiamo conto della nostra e dell’altrui ignoranza.Avendo la conoscenza dei nostri limiti,saremo portati ad approfondire e di conseguenza ad apprendere di più.