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Catasto magico

Riscoperto in occasione di una gita sull’Etna il libro di Maria Corti, Catasto magico, Einaudi 1999.

di Pina La Villa - venerdì 19 luglio 2024 - 206 letture

Maria Corti, Catasto magico, Einaudi 1999

Riscoperto in occasione di una gita sull’Etna il libro di Maria Corti, Catasto magico.

Una specie carrellata nella storia dei miti sorti intorno al vulcano, qualcuno arrivato fino ad oggi, nei versi del poeta Santo Calì.

Saggio interessante anche per la scrittura “poetica” che alleggerisce il peso dell’erudizione , delle numerose citazioni di autori greci, latini, di leggende medievali, di trattati rinascimentali , di poesie romantiche, di diari di viaggio.

“A un tratto trionfante il fascio luminoso del sole spunta dal basso e batte felice sotto le cime sui fiori rosa disposti a corona attorno ai pulvini verdi della saponaria, sui licheni grigio-argento, rossastri, gialli e trasforma in una macchia dorata il giallo trionfante delle ginestre arboree. Più giù sui duemila metri la luce tocca i pulvini spinosi dell’astragalo, la borraccina azzurra coi fusti fioriti azzurro-viola, il lupino selvatico e i pulvini grigio-argentati dello spino santo. La natura ha l’arte della divagazione, le serve per approssimarsi alla complessità delle cose reali, dei fiori reali. Difatti l’abbondanza a grandi altezze della vegetazione colorata pulviniforme non è che naturale difesa dai venti. L’esito visivo è una pietra lavica coperta di un morbido tappeto persiano” (p. 6)

“Altra ancora l’attitudine dell’ora crepuscolare, quando l’enorme ombra piramidale dell’Etna si stende per venti miglia sulla pianura sicula, invadendo così la metà occidentale dell’isola come fosse ombra di uno di quei giganti inghiottiti e incatenati nel ventre di fuoco, Encelado o Tifeo”. “Uno di questi tramonti basta per tutta la vita”, scrisse lo storico polacco Michal Wisniewski (Viaggio in Italia, Sicilia e Malta, 1848).

Dalla quarta di copertina

’Etna è un concentrato di immaginario fantastico, un patrimonio di miti e di storie, di sorprendenti intrecci culturali; nel suo cratere sembra pulsare la realtà più profonda dell’universo, che si riverbera in presenze inafferrabili, divinità sotterranee, mostri giganteschi, immagini fantomatiche di maghe, fate, eroi. E si riverbera nondimeno nelle pagine dei molti scrittori che, da Esiodo a Ovidio, da Holderlin a Maupassant, si sono imbatuttuti nel mistero incarnato del vulcano. Emblema del soprannaturale, nel corso dei secoli, per greci, latini, cristiani, romani, normanni, l’Etna è riscoperto da Maria Corti quale impareggiabile "materia prima" per una preziosa impresa di "archeologia dello spirito". La scrittrice annoda fra loro gli sparsi fili delle leggende e della letteratura, di cronache riflessioni; facendo ricerca e narrazione allo stesso tempo, trae spunto dalle vicende e dalle testimonianze storiche per rielaborarle in chiave immaginativa. Tutto ciò fino all’ultimo capitolo, dove prende corpo un racconto sulla sicilia di oggi, in cui risultano ormai impossibili quei legami di senso tra realtà e fantastico che hanno nutrito le passate culture. Un Etna senza più magia assiste muto a un truce fatto di sangue; il cadavere di un ventunenne viene sepolto in un cimitero di periferia, separato per sempre dal mondo dei vivi. Nessun viaggio sulla nave dei morti conduce più al cratere, nessun suono d’arpa ne esce come quando Empedocle vi si gettò dentro. I morti non parlano più ai vivi, i vivi vivono solo nella morte, l’immaginario non si alimenta più. Ma, come chiosa la stessa autrice, "è meglio aver fiducia, se non in noi, almeno nei quattro elementi divini venerati da Empedocle, Fuoco, Terra, Acqua, Aria, sempre vivi nelle viscere dell’Etna, e sempre pronti a dominare i destini degli isolani con voci robuste e sinistre che si levano dalla sua gola e impregnano col proprio fiato le nuvole."


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