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Rapporto Svimez: è un’Italia ancora divisa

E ancora più grave è la situazione del Mezzogiorno. Nel Sud d’Italia, secondo le anticipazioni del ‘Rapporto Svimez 2006’ il PIL si è ridotto in termini reali dello 0,3%.

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 28 giugno 2006 - 3426 letture

L’Italia non cresce più. In questi ultimi quattro anni il Pil ha fatto segnare un insignificante incremento dello 0,4%”. E’ l’allarme lanciato da Angeletti in occasione del congresso della UIL. “Se prendiamo a riferimento il solo 2005 - ha aggiunto il segretario della UIL - i dati Istat evidenziano una crescita nulla per l’Italia, mentre i paesi di eurolandia crescono dell’1,3%, quelli dell’Unione dei quindici dell’1,5% e quelli dell’Unione nel suo insieme dell’1,6%”.

E ancora più grave è la situazione del Mezzogiorno. Nel Sud d’Italia, secondo le anticipazioni del ‘Rapporto Svimez 2006’ il PIL si è ridotto in termini reali dello 0,3%. “Una variazione negativa del tasso di crescita” che seppur contenuta “non si registrava -si legge nel comunicato stampa - dalla recessione del 1992-93”. Ciò significa che il Sud sembra risentire in misura maggiore, rispetto al Nord, di un mancato sviluppo economico nazionale.

E’ l’Italia dalla doppia velocità; il Paese irrimediabilmente spaccato in due; con una situazione meridionale allarmante dove le famiglie povere hanno toccato quota 1,8 milioni. Questa forbice che continua a tendersi come un arco ha i suoi punti critici nella riduzione dei consumi delle famiglie e nella maggiore contrazione degli investimenti.

Forte rallentamento dei consumi che è interamente dovuto alla spesa delle famiglie: stazionaria al Nord e in riduzione nel Mezzogiorno (-0,3%). Elemento che, come evidenzia la Svimez, è sintomo di “accresciute difficoltà economiche delle famiglie nel soddisfare anche alcuni consumi primari”; non a caso “forti riduzioni hanno interessato la spesa per vestiario e calzature e le spese connesse all’abitazione”. Segno negativo anche per gli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto che, per il Mezzogiorno, hanno registrato un calo del 2,8%, dopo il +2,2% dell’anno precedente. Di qui la cronica carenza di infrastrutture che , rappresenta un ostacolo al rilancio dell’intero Paese. “Nel Sud mancano le strade e le ferrovie, i black-out energetici sono più frequenti che altrove, talvolta manca persino l’acqua”, dichiara Angeletti che aggiunge: “la burocrazia è farraginosa e, in alcuni territori, il controllo della malavita sulle attività economiche distrugge ogni prospettiva di crescita e di speranza”.

La differenza tra i due tronconi del Paese è, infine, data dal PIL pro capite che è stato per Mezzogiorno di 16.272 euro, valore pari 60,3% di quello del Centro-Nord (26.985 euro).

Un divario che ha registrato una leggera flessione ma solo per la “maggiore crescita della popolazione nel Centro-Nord”.

Nel 2005, infatti, la popolazione residente è aumentata nelle regioni centro-settentrionali dell’1,2%, valore più che doppio di quello registrato nel Mezzogiorno (0,5%). Uno sguardo, infine, all’occupazione. Al sud tira solo il settore delle costruzioni che ha fatto segnare un incremento del 2,7%. In termini percentuali, la diminuzione più marcata si è verificata nel settore agricolo (-3,5%); in valori assoluti, è nei servizi che si è ridotto più significativamente l’input di lavoro impiegato: meno 24 mila unità (pari al -0,5%). Di fronte ad un quadro così sconcertante (che avremo modo di approfondire all’indomani dell’11 luglio quando il Rapporto della Svimez sarà presentato a Roma, N.d.R.) quali potrebbero essere i rimedi?

Le priorità, per Cgil-Cisl e Uil, sono cinque: “miglioramento delle condizioni per fare impresa e, dunque, della creazione di occasioni di lavoro, attraverso forme di fiscalità di vantaggio, semplificazioni amministrative e iniziative di promozione all’estero dei prodotti e dei servizi del Sud”; potenziamento delle infrastrutture “anche nelle aree a maggiore rischio di isolamento, che debbono diventare parte integrante delle reti”; interventi nelle aree urbane “attraverso programmi integrati di riqualificazione fisica delle periferie, di lotta alla povertà e inclusione sociale, di attivazione di nuove attività economiche nei servizi”; potenziamento “delle strutture fisiche e tecnologiche della scuola nel Mezzogiorno”; “pacchetto di interventi sul turismo, a scala sovraregionale, che valorizzi i grandi attrattori culturali e ambientali facilitando gli arrivi e potenziando l’offerta culturale e ricreativa”.

Forse sono ovvietà; forse sono cose dette e ridette. Ma vale la pena di impegnarsi e di metterle in pratica.


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