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Ai rettori delle università italiane

Tutto il Mediterraneo pullula di conflitti, prima i paesi africani, poi il Libano ora la Palestina. E’ tempo di intervenire.

di Vincenzo Raimondo Greco - venerdì 25 luglio 2014 - 3743 letture

Di fronte ai drammatici avvenimenti di Gaza e alla escalation di combattimenti che già ha fatto registrare un numero inammissibile di morti e una terribile condizione delle popolazioni civili che si trovano intrappolate nella ‘Striscia’, sentiamo la necessità e l’urgenza di rivolgere a tutte le Regioni d’Italia la richiesta di una mobilitazione straordinaria in soccorso delle popolazioni e per reclamare un ‘cessate il fuoco’ immediato”, a scriverlo, in una lettera indirizzata a tutti i Presidenti delle Regioni e della Province autonome è Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria che coordina la Commissione Speciale ‘Attività di Cooperazione e iniziative per il Dialogo e la pace in Medio Oriente’ della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

Nella lettera inviata alle altre Regioni, la Presidente dell’Umbria (che si è già confrontata con il Presidente della Toscana, Enrico Rossi) propone un’ipotesi di lavoro basata su due punti.

Al primo posto l’adesione ad un comune appello in cui si sottolinea l’impossibilità a “restare insensibili di fronte alla tragedia di Gaza” e la necessità di interpretare la “rivolta morale dei nostri cittadini per il numero inaudito di morti, tra cui soprattutto civili e bambini, prodotto dai combattimenti in atto nella Striscia”.

Per Marini “la sicurezza di Israele e delle popolazioni palestinesi va garantita col cessate il fuoco immediato da ogni parte”. Nell’appello si chiede infine la costruzione di “un corridoio umanitario che permetta l’afflusso urgente di soccorsi e risorse primarie per le popolazioni civili di Gaza. Il tutto prima che si inneschi in Palestina e poi nel più vasto Medio Oriente una ulteriore, incontrollabile spirale di odio”.

In secondo luogo la presidente Marini propone un’azione di solidarietà concreta rivolta alle popolazioni civili. L’idea operativa proposta è quella di lavorare per la costituzione di “un fondo nazionale speciale delle Regioni Italiane per il soccorso alle popolazioni civili di Gaza”.

Gesto apprezzabile e condivisibile che fa da contraltare alla quasi inesistente azione europea e ai timidi interventi del governo italiano.

Eppure l’Italia, protesa come una portaerei nel Mediterraneo, gioca, o dovrebbe giocare, un ruolo fondamentale nello scacchiere Mediorientale.

Tutto il Mediterraneo pullula di conflitti, prima i paesi africani, poi il Libano ora la Palestina. E’ tempo di intervenire. E in questo senso una parola potrebbero e dovrebbero spenderla le università italiane troppo chiuse nelle loro torri d’avorio, lontane dagli affari pratici della vita di ogni giorno e in tutt’altre faccende affaccendate, come direbbe Giuseppe Giusti.

Perché le università italiane non si mobilitano nelle stesse forme e negli stessi modi proposti dalla Marini? Perché dal mondo della cultura non parte un’azione di raccolta di medicinali per quelle zone martoriate? Perché la Crui non si fa promotrice di un documento unitario per il “cessate il fuoco immediato”?

In assenza di un simile intervento, può essere la singola università a uscire dall’anonimato e farsi promotrice di un appello. Negli anni novanta sono stato, in tre diverse occasioni, consigliere di amministrazione dell’Università di Salerno. Mi si dirà che i tempi erano diversi, che l’ideologia la faceva da padrona. Forse, anzi quasi sicuramente.

Ma posso assicurare che, anche in quei frangenti difficili, simili iniziative venivano assunte, spesso all’unanimità, in vari atenei italiani.

E’ tempo di tornare a far sentire la propria voce anche per qualche cosa che scavalca i recinti provinciali delle singole università. E’ l’invito che rivolgo a tutti i rettori.


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