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Lezione di vita africana

Ferragosto, parcheggio mio non ti conosco

di Piero Buscemi - venerdì 11 agosto 2023 - 1126 letture

Ci stiamo approssimando a festeggiare un altro Ferragosto. Veniamo da un luglio giudicato tra i più caldi di sempre, incendi più o meno dolosi, caro voli e caro lido. Ma non tralasciamo riforme fiscali, extraprofitti e redditi di cittadinanza revocati. Un corollario che la dice lunga sullo stato di stress ed imprevedibilità degli italiani in vista della pausa estiva per eccellenza. A questo si aggiungono previsioni meteo poco rassicuranti, che prevedono un nuovo rialzo delle temperature, folle riversate sulle spiagge, code sulle autostrade in cerca di arrivi intelligenti e, non potrebbe mancare, la ricerca disperata di uno spazio sufficiente per parcheggiare l’auto, non troppo lontano dal litorale scelto per rinfrescarsi le idee.

Come ogni anno le famiglie si prepareranno, in parte seguendo le tradizioni locali di quel momento, in parte concedendosi tutti gli sfizi che il lungo inverno, se trascorso in "lidi" lontani, non ha permesso di goderne. Una caratteristica tipica delle zone del sud, qui poi in Sicilia, è un rito che si ripete ogni estate e ha effetti imprevedibili. Non è raro assistere a scenette che hanno del comico, se non dell’assurdo, con "turisti" che si recano nelle "putie" locali avanzando richieste che lasciano sbigottiti i commercianti che le subiscono. Ci è capitato di assistere a diverbi tra cliente e commerciante, con un’insistenza fuori dal normale da parte del primo che si ostinava a richiedere ciliegie o addirittura nespole in questo periodo.

Lasciando un po’ da parte il sarcasmo e la comicità che queste scenette offrono agli astanti, torniamo a parlare dell’atavico problema dei parcheggi che, in estate, diventa l’occupazione principale di ogni mattina, prima di potersi rilassare sulla spiaggia ambita da mesi.

Vogliamo raccontarvi un aneddoto a cui ci è capitato di assistere in questi giorni. Premettiamo che una tradizione che non va mai smentita nel periodo di Ferragosto è quella delle feste religiose che ricadono in questo mese con cadenza quasi quotidiana, tra patrone e patroni di paesi, gemellaggi mistici con altri paesi e tutto quanto fa parte di quel folclore spirituale, talvolta anche mondano, che va rispettato come una componente irrinunciabile della nostra vita.

Queste occasioni prevedono l’istallazione nei vari paesi, tra le strade principali o i lungomari, a secondo delle scelte delle amministrazioni locali, di piccoli mercatini con le classiche bancarelle che propongono le cose più impensabili. Si va dai giocattoli, a volte davvero nostalgici che penseremmo di non vedere più esposti, alla classica "calia", traduciamo per i continentali, si tratta dei ceci tostati venduti dentro i cartocci modellati a cono sempre presenti nelle feste religiose. Possiamo anche fermarci davanti a bancarelle che propongono materiale elettrico, abbigliamento, scarpe e qualsiasi altra cosa possa venire in mente di vendere in queste circostanze.

Ritornando all’aneddoto, ci è capitato di assistere ad un laborioso e manovrato parcheggio operato su un lungomare di uno dei paesi della riviera jonica messinese. I protagonisti di questa sequenza quasi maniacale di prima e retromarcia a piccoli passi tra due vetture già parcheggiate, erano due ambulanti africani che, dopo qualche sforzo, sono riusciti a collocare l’auto nell’unico spazio rimasto libero.

Nel frattempo un ragazzo del luogo, intento a farsi una doccia posta a poca distanza dal lungomare, accortosi delle manovre dei due ragazzi africani, si è precipitato verso di loro andando a controllare l’auto parcheggiata davanti a quella dei due ambulanti. Con una calma e parsimonia, degna dei migliori saggi ammirati in molti film e libri che li hanno testimoniati, uno dei ragazzi ha chiesto lumi su quell’atteggiamento di eccessiva preoccupazione che il ragazzo italiano aveva da qualche minuto esternato.

L’italiano, non aspettandosi quel tipo di reazione, oltretutto manifestata in un italiano da invidiare e da contrapporre al dialetto insistente del "docciato", ha provato a spiegare che stava semplicemente controllando se la sua auto non avesse subito qualche graffio accidentale, dovuto alle manovre dei due ambulanti.

Il ragazzo africano, mantenendo un atteggiamento parsimonioso, ha replicato evidenziando che, per sua abitudine, se involontariamente avesse arrecato danno a una delle due auto poste prima e dopo la sua, sarebbe stata sua cura lasciare un biglietto per rispondere responsabilmente all’accaduto.

Non possiamo dire con certezza se le parole del ragazzo africano fossero frutto della sua personale correttezza ed educazione o, più semplicemente, una parte recitata in piena sintonia con la dialettica che un commerciante deve sempre avere per svolgere il suo mestiere. Ciò non toglie che siamo rimasti piacevolmente sorpresi dallo sviluppo della questione che, per alcuni attimi iniziali, ci ha fatto temere in un epilogo meno diplomatico.

Il ragazzo italiano, a quel punto, ha cominciato a incespicare con le parole, addirittura anche con il suo dialetto che lo aveva sostenuto fino a quel momento. Ma le domande conclusive del ragazzo africano, che di seguito vi riportiamo, hanno lasciato davvero poco spazio alla replica.

"Hai qualche problema nei nostri confronti?"

 "Se non fossimo stati negri, saresti salito lo stesso di corsa a controllare la tua auto?"

Queste le domande amletiche rivolte al ragazzo italiano. Restiamo in attesa che qualcuno tra i nostri lettori ci dia le risposte, visto che chi avrebbe potuto darle è tornato silenzioso sotto la doccia.


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