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L’odio contro le donne

Da alcuni anni in Italia, è esplosa senza placarsi un’ondata di femminicidi, uccisioni di donne all’interno di una relazione - matrimonio convivenza fidanzamento, o separazione, che ha ugualmente a che fare con un legame, legami in essere, legami cessati.

di Ornella Guidi - mercoledì 20 marzo 2024 - 613 letture

Giornali, programmi televisivi, campagne contro la violenza sulle donne, piazze riempite di scarpe rosse e panchine colorate per ricordare questa tragica violenza che riguarda donne di ogni età, ceto sociale senza alcuna priorità di caratteristiche fisiche in particolare, si sono rivelati pressoché inutili nel dissuadere le violenze; tutte le donne sono possibili bersagli di agguati domestici che spesso finiscono nella tragedia di un omicidio.

Fino ad ora non si è riusciti a comprendere questo fenomeno, a trovare una spiegazione e di conseguenza una soluzione a questa serie infinita di delitti relazionali, perché spesso ci siamo fermati ad un’analisi del presente, delle dinamiche attuali, delle dinamiche delle coppie interessate dai disgraziati accadimenti, come ad esempio si vede in programmi peraltro ben fatti, che ripercorrono quelle storie di morte annunciata, quali il format – Amore Criminale.

Purtroppo non è il presente che può fornirci una risposta perché è come se una falda acquifera fosse stata contaminata da sempre e dopo essercene abbeverati per secoli di quell’acqua infetta, ce ne fossimo accorti appena da una decina di anni, con il risultato che quelle sostanze tossiche sono ormai nei nostri organismi e lo stesso inquinamento di tutto il nostro habitat mentale si oppone alla purificazione del nostro ragionare.

Non si può fare una mappatura partendo da tutti i casi e dalle manifestazioni risalire alle cause, poiché le cause sono nel magma profondo della società; si può solo scappare alle prime avvisaglie, come si scapperebbe in strada dopo una scossa di terremoto per la paura di rimanere schiacciati dal crollo dei muri.

La famiglia proletaria e borghese si è conformata a misura della scala gerarchica del lavoro, la stessa ingiustizia patita dai più deboli sui luoghi di lavoro della prima era industriale, si è palesata in schemi gerarchici familiari, così le donne hanno assunto in parte un puro valore decorativo o più spesso quello di fattrici domestiche senza altri ruoli sociali, questo non soltanto prima di conquistare il diritto al voto ma in parte anche dopo; spesso analfabete, costrette ad ubbidire a dei maschi villani ignoranti e maneschi per tutto il corso della loro vita.

La violenza che affiora oggi senza apparente rimedio, però non è solo frutto di questo sintetico riepilogo storico della condizione femminile degli ultimi due secoli, ma è anche frutto di quella scelta legislativa, che lo stesso legislatore ha ritenuto applicare con parametri diversi nei confronti dell’uomo e della donna in più situazioni; ad esempio, l’uomo in caso di adulterio poteva appigliarsi alla libertà sessuale, la donna veniva invece ritenuta colpevole di reato punibile fino a due anni di carcere.

Solo con la sentenza n.126 del 19 dicembre 1968 è stata legalmente eliminata tale discriminazione, ma una sentenza, anche la migliore sia, può cambiare dall’oggi al domani il modo di pensare, il DNA pensante di un popolo?

Una contaminazione così radicale e profonda di disprezzo della donna, del desiderio morboso di umiliazione contro ogni forma di solidarietà e di empatia ha continuato a manifestarsi a tutti i livelli – nei ceti poveri con il catenaccio della povertà, nei ceti ricchi con il ricatto degli agi borghesi, con mariti squallidi e violenti, esempi di apparente successo sociale che forti di questo ricattavano o cercavano di ricattare le mogli tramite comportamenti vessatori ed intimidatori, paventando conoscenze massime nei tribunali locali, in base alle quali le avrebbero lasciate senza nulla dall’oggi al domani se solo avessero avuto il coraggio di chiedere la separazione, desiderosi di riuscire a trovare avvocati e giudici compiacenti magari legati da stesse frequentazioni politiche o associative, il tutto per annientare chi semplicemente voleva continuare ad esistere.

E’ proprio questa cieca violenza contro le donne, alla quale le stesse con eroica resilienza hanno saputo opporsi, che non potendo più manifestarsi nei rapporti di sottomissione spesso tacitamente accettati per bisogno e non potendo più avvalersi degli strumenti legali di controllo, ha finito col generare un odio talvolta sopito e più spesso manifesto nei confronti delle donne, frequentemente vittime nel quotidiano non solo di mariti infedeli e assenti ma anche di pericolose vie di fuga, quali amanti anch’essi egoisti subdoli nel loro barcamenarsi tra più situazioni, in un perdurare di disonestà maschile.

Se si parla con le donne, se si ascoltano le loro testimonianze, le storie si ripetono sovrapponendosi, mariti compagni amanti.. tutti cercano di predominare, in un rituale atavico, dove il potere economico esercita il diritto di controllo assoluto in un balletto di ipocrisie che può trovare al limite un dissolvimento solo in alcuni momenti personali vissuti insieme.

Fortunatamente non tutti gli uomini sono così manchevoli, ci sono anche molti uomini validi e presenti, ma qui si sta parlando di femminicidi e cosa li può generare.

Non si pensi che la donna per carattere più distaccata da un interesse economico, sia più apprezzata di quelle dotate di una natura più pratica, assolutamente no, in quanto il distacco è un’arma potente per chi lo vive vero, non permette agganci e manipolazioni di alcun tipo, una donna che vive con, ma sa vivere anche senza, non è una donna ricattabile e una donna non ricattabile, è una donna libera.

La rabbia che genera una persona libera, merita una punizione, allora si tormenta per anni quella stessa persona con argomentazioni ridicole e patetiche nella loro infondatezza razionale, accusando le persone di non aver contribuito ad un miglioramento della propria condizione, senza percepire l’assurdità di tali rivendicazioni e con la dimostrazione di non aver mai percepito l’offesa portata al patto di bene violato, perché altrimenti non si continuerebbe ad offendere.

Coloro che uccidono la compagna che ha deciso di proseguire da sola, anziché pensare alle mille altre occasioni che la via avrebbe riservato loro, hanno probabilmente assimilato questi comportamenti abnormi da storture familiari, magari vedendo il padre arrogante, la madre succube e comunque corresponsabile della avariata dinamica familiare con il ruolo pesante di falsa vittima in cerca di perenne riscatto, ma desiderosa di mantenere il proprio status quo sociale.

Negli annali delle cause di separazione, a leggerle tutte, credo che in molte troveremmo scritte storie di violenza, di soprusi, di offese alla verità delle donne, mentre nelle violenze denunciate e non prese nella giusta attenzione, ci sono spesso le cause di tante morti che potevano essere evitate; la nostra è una società apparentemente evoluta che si automistifica nell’interazione social, ritenendosi tecnologica e tracannando la parola tecnologia utilizzandone gli aspetti più esibizionistici e superficiali.

Come una ferita deve rimarginarsi partendo dagli strati profondi del derma, così gli assurdi omicidi di cui sono vittime le donne, nascono da condizioni perduranti di ingiustizia sociale e familiare che affondano le radici in retaggi culturali arcaici che devono rinnovarsi strato dopo strato; in questo senso è essenziale evidenziare ogni comportamento illegittimo nei confronti delle donne e forse certe cose che impunemente venivano relazionate anche in ambito legale, oggi non sarebbero più nemmeno pensabili o forse addirittura perseguibili nella loro umiliante violenza verbale.

Da questa accelerazione di ricerca di affermazione del nuovo valore delle donne, partono schegge impazzite, persone che danno sfogo al loro sadismo, attraverso l’appartenenza a millantate sette religiose la cui “religione” giustifica torture e assassinii come mezzo di purificazione; altre che incuranti del destino pieno di ogni difficoltà a cui andranno incontro i figli rimasti orfani, uccidono e si uccidono, annientando il nucleo familiare.

Prima che quel magma di responsabilità culturale affiori puro, altre vite verranno centrifugate; la correttezza del comportamento si impara a scuola ma l’esempio familiare è tutto. Se una persona, al di là di una brillante facciata sociale, è un incapace relazionale, farebbe bene ad affrontare un percorso di terapia per cercare di capire le ragioni profonde del suo disagio e del disagio che causa agli altri con i suoi atteggiamenti di tentata prevaricazione.


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