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Necessità primarie

Mentre il centrosinistra esulta per il successo delle primarie, in Calabria migliaia di persone oneste piangono di rabbia per l’omicidio di Francesco Fortugno

di Lorenzo Misuraca - mercoledì 19 ottobre 2005 - 4625 letture

Mentre il centrosinistra esulta per il successo delle primarie, in Calabria migliaia di persone oneste piangono di rabbia per l’ennesimo omicidio di n’drangheta. Francesco Fortugno, vicepresidente della regione Calabria, è stato trucidato da un killer incappucciato dentro il seggio allestito a Locri per le consultazioni del centrosinistra.

Quello che sconcerta è l’assoluto disinteresse della politica in genere, ma soprattutto dei politici dell’Unione, di fronte ad un segnale così forte di attacco alle istituzioni e alla convivenza civile da parte della mafia calabrese.

I giornali dei giorni successivi all’omicidio esprimono in pieno l’agghiacciante scollamento tra politica e realtà di questo tempo: A Prodi e le primarie le prime dieci pagine di Repubblica e Corriere. A Francesco Fortugno, ucciso perché stava cercando insieme ai nuovi vertici regionali e a tanti sindaci di riportare la Calabria sotto il controllo delle istituzioni, le pagine successive. Separati come compartimenti stagni, come se l’assassinio di un politico della Margherita al seggio delle primarie dell’Unione non riguardasse l’Unione.

Anche la televisione, se non fosse stato per la presenza di Ciampi al funerale di Fortugno, avrebbe archiviato subito la notizia. Chissà quale altra risonanza se fosse successo al braccio destro di Marrazzo o di Martini. E come sempre, anche in questo caso, Vespa si distingue nel gioco al ribasso: la puntata di Porta a Porta dedicata al vincitore delle Primarie nonché ospite in studio, Romano Prodi, inizia alle 23 circa. Solo all’1.15, tre minuti prima di chiudere la torrenziale trasmissione, Vespa fa un accenno al sangue sparso nel seggio di Locri, Prodi commenta afflitto, e buonanotte ai telespettatori.

L’omicidio di Francesco Fortugno è una sveglia che suona due volte. Ci avverte che il tempo di “convivere con la mafia” sta finendo, in Calabria come in Sicilia, e riporta alla nostra attenzione (elettori dormienti) un elemento significativo delle primarie appena concluse: tra i punti fondativi del programma dei singoli candidati, da Prodi a Bertinotti, fino ai senza volto, nessuno ha inserito la lotta alla criminalità organizzata.

La lotta alla mafia, anche quando spara e uccide, non è una necessità primaria per chi dovrebbe rappresentarci domani.


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> Necessità primarie
28 ottobre 2005, di : Francesco Chiantese

Ma cosa ti aspettavi Lorenzo? A nessuno fanno comodo parole forti, ed in questo momento, possiamo anche dire che a nessuno fanno comodo parole che non siano abusate, che non siano cambiabili, che possano dare un segno evidente di quel che si è o di quel che non si è, che possano significare una logica a cui appartenere o a cui non appartenere.

Mi manca Pasolini, e non l’ho mai conosciuto.