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La Coppa del mondo vista dall’estero

Quando ho fatto due calcoli e mi sono accorto che la finale dei mondiali Italia-Francia l’avrei vista a Barcellona ho pensato che era una grande sfiga...

di Lorenzo Misuraca - giovedì 13 luglio 2006 - 10155 letture

Quando ho fatto due calcoli e mi sono accorto che la finale dei mondiali Italia-Francia l’avrei vista a Barcellona ho pensato che era una grande sfiga: aspetti 26 anni un’occasione del genere e quando rischi di vincere sei all’estero. Poi l’ho vissuta questa esperienza ed è stata un’emozione fortissima. Vedere la tua nazionale che vince con gli occhi degli emigrati all’estero. Il giorno della finalissima, gli spagnoli per strada a farti gli auguri, con meno convinzione di quanto ti aspettavi. Arriva la sera e mi ritrovo in una bettola in via Sardinia (che coincidenza) a 50 metri dalla Sagrada Famiglia. Il proprietario è un catalano sulla sessantina e, chissà perché, il suo locale è diventato ritrovo dei tifosi italiani. Entro in una saletta sul retro e mi sembra di aver raggiunto, tramite una sorta di varco spazio temporale, un baretto della profonda provincia italiana.

Seduti davanti al televisore 28 pollici, messo in alto come fosse un altare, una decina di ragazzi italiani. La maggior parte indossa una camicia azzura. Vengono dalla Toscana, dal Veneto, dalla Sicilia, dalla Puglia. Chi studia e chi lavora. Prima d’iniziare il proprietario accende una candela, propizia una vittoria per noi e la poggia sotto al televisore. Inizia la partita, arrivano le birre, poca cosa insieme alle pale che girano sul soffitto, per alleviare il caldo. Entrano alla spicciolata amici argentini, portoghesi, brasiliani. Tifano tutti per gli azzurri, buon segno. Alla fine del primo tempo un giro attorno la cattedrale voluta da Gaudì condita da nozioni storiche e artistiche, tutto fuorché pensare alla partita. Rientriamo. Quando Zidane atterra con una capocciata Materazzi, esplode la violenza razziale: “Negro di merda, torno al tuo paese, musulmano del cazzo”. Io, con tutto che sono incazzato, non ce la faccio proprio a gridare delle idiozie così grosse.

I rigori sono un attentato alle coronarie e per decreto regio vanno seguiti in piedi. Quando grosso insacca il pallone, sono costretto a togliermi gli occhiali per non vedermeli distruggere mentre ci stritoliamo e saltiamo per festeggiare. Campioni del mondo, una cosa così non puoi gridarla se non dall’alto di una sedia pieghevole. Paghiamo le birre, il proprietario chiede ridendo quanto dovrà tenersi la bandiera italiana nel locale. “Quattro anni quattro” è l’ovvia risposta. Poi via a fare caroselli con l’auto, il sorriso stampato sul volto e la gioia del riconoscersi ad ogni macchina che risponde con grida e colpi di clacson. Per strada la gente ride e saluta. I francesi devono essersi infilati il mantello invisibile di Herry Potter, perché in giro non se ne vedono. Arriviamo all’angolo di Plaza de Catalunya dove iniziano le Ramblas. Gli italiani di Barcellona si sono dati appuntamento lì. Sopra un lampione alto 5 o 6 metri i capi ultrà e gli sbandieratori guidano i cori e aizzano la folla. “po-po-po” e “campioni del mondo”, si mischiano a “chi non salta è un francese” e al godurioso “Au revoir Zinedine Zidane”. Incontro per caso due miei compaesani in Interrail. In una notte così non sembra neanche tanto eccezionale. Quello che mi sembra assurdo è che l’essere all’estero compatta e solidifica il sentimento nazionale. Per la prima volta e forse per l’ultima in vita mia vedo cantare insieme l’inno di Mameli (giuro): fascisti, punkabbestia, discotecari, rastoni, e travestiti. Arriva dal nulla un ragazzo con un vespino giallo fiammante targato palermo e addosso una mogliettina azzurra il numero 19 e il nome “Toto Schillaci”. Quello è il segnale che non ha più senso ragionare e da un momento all’altro potrebbe spuntare un elefante indiano che mima il gesto di esultanza di Toni. Mi abbandono definitivamente al delirio.

Il giorno dopo per la Rambla cammino fiero di essere italiano per la prima volta. La gente che sente l’accento ci sorride, e quando riconosciamo un connazionale ci scambiano con totale mancanza di senso del ridicolo un “po-po-po” di saluto. Ci sentiamo come il primo che finisce gli esami di maturità e se ne va al mare a gambe larghe, esibendo sollievo di fronte ai compagni di classe invidiosi e angosciati.

Noto con piacere diversi stranieri che indossano la maglia azzura: è proprio vero, vincere va di moda! Mi fermo ad un chioschetto a mangiare una tortilla. Si avvicina un avventore abituale e dice al barista “Forza Italia”, io annuisco facendo intendere che sono italiano e gli chiedo per chi tifava: “Sono gitano, non m’importa chi ha vinto. A me piaceva se vinceva l’Argentina o il Portogallo, delle squadre europee non mi frega nulla”. E che i portoghesi ci scorgano in qualche modo un complimento in questa frase.

Al Parque Grul, disegnato da Gaudì seguendo una precisa pazzia visionaria, ci rendiamo conto di essere circondati da un esercito di turisti francesi. Io e Peppe decidiamo di attuare un agguato in pieno stile “amici miei”. Aspettiamo pazientemente che una coppietta francese smetta di sbaciucchiarsi e avviciniamo lui: “schius mi, can iu teik a foto?”. Certamente. Ci mettiamo in posa e, un attimo prima che il cugino d’oltralpe faccia click, srotoliamo la prima pagina di un giornale spagnolo con mega foto degli azzurri campioni del mondo. In francese scatta, ci da la m acchina e va via. Ma è evidente che vorrebbe ucciderci.

All’aeroporto, il ceck-in per Roma e quello per Parigi sono accanto: altra foto con giornale in mano e insulti sussurrati in francese.

Si torna in Italia da campioni del mondo. Dopo aver vissuto la coppa da fuori, da un altro paese. Avete presente le persone in coma che si sdoppiano e vedono il loro corpo dall’esterno? Bè, più o meno...


Ps: potenza infinita del web... a questo indirizzo un breve filmato dell’esultanza dopo il rigore di Grosso nel bar di Barcellona, dove ho seguito la partita!

Video esultanza.


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La Coppa del mondo vista dall’estero
14 luglio 2006, di : nino db

bella descrizione. mi spiace solo quando hai scritto che per la prima volta ti sei sentito fiero di essere italiano. questo è ciò che fa di noi un paese esterofilo che non comprende quanto siamo invidiati per la nostra grande capacità di adeguarci, trovare soluzioni e impegnarci a fondo in tutto ciò che facciamo. io sono sempre stato fiero di essere italiano e penso che il mondo ci invidi non solo perchè possediamo l’80% del patrimonio artistico mondiale, non solo per la nostra moda, cucina, genialità, simpatia, bellezza (paesaggistica e delle persone), ma soprattutto per il semplice fatto di essere italiani.
    Mi piacerebbe...
    14 luglio 2006

    Bè, capisco che fare delle polemiche in un contesto del genere, in cui anche punk a bestia e fascisti cantano assieme, rovini l’atmosfera. Sono stata contenta della vittoria dell’Italia e mi riconosco nell’identità italiana, fra le altre (nel senso che sono anche toscana, sono anche una donna, ho determinate idee politiche, faccio un particolare lavoro, ecc., dunque l’identità italiana non è l’unica che ho).

    Dopo i primi festeggiamenti non sono riuscita a non pensare a quanto entusiasmo e senso di appartenenza susciti una vittoria della nazionale. Eppure credo che sia un po’ troppo facile sentirsi italiani solo nei momenti di divertimento.

    Mi piacerebbe che ci sentissimo italiani anche nel non costruire case abusive per non scempiare il nostro bel paesaggio, nel non sporcare, nel non evadere le tasse così da finanziare la nostra sanità, la nostra scuola, i nostri trasporti e perchè no anche la nostra squadra di calcio.

    Mi piacerebbe anche più amore per la nostra cultura, più solidarietà fra le persone e partecipazione alla vita politica reale.

    Mi piacerebbe meno razzismo e più giustizia.

    Mi piacerebbe che oltre alla buona cucina, alla genialità, alla simpatia e alla bellezza ci fossero più rispetto delle regole ed un effettivo sforzo per rendere l’Italia un paese degno di tale nome.

    Mi piacerebbe che il sentirsi italiani fosse qualcosa di profondamente sentito e non soltanto il tifo per una squadra di calcio.

    Ma vabbè, se questo è quello che passa il convento...intanto godiamoci la festa.

    W l’Italia e complimenti per l’articolo.

    Annalisa

La Coppa del mondo vista dall’estero
14 luglio 2006

Bè, capisco che fare delle polemiche in un contesto del genere, in cui anche punk a bestia e fascisti cantano assieme, rovini l’atmosfera. Sono stata contenta della vittoria dell’Italia e mi riconosco nell’identità italiana, fra le altre (nel senso che sono anche toscana, sono anche una donna, ho determinate idee politiche, faccio un particolare lavoro, ecc., dunque l’identità italiana non è l’unica che ho).

Dopo i primi festeggiamenti non sono riuscita a non pensare a quanto entusiasmo e senso di appartenenza susciti una vittoria della nazionale. Eppure credo che sia un po’ troppo facile sentirsi italiani solo nei momenti di divertimento.

Mi piacerebbe che ci sentissimo italiani anche nel non costruire case abusive per non scempiare il nostro bel paesaggio, nel non sporcare, nel non evadere le tasse così da finanziare la nostra sanità, la nostra scuola, i nostri trasporti e perchè no anche la nostra squadra di calcio.

Mi piacerebbe anche più amore per la nostra cultura, più solidarietà fra le persone e partecipazione alla vita politica reale.

Mi piacerebbe meno razzismo e più giustizia.

Mi piacerebbe che oltre alla buona cucina, alla genialità, alla simpatia e alla bellezza ci fossero più rispetto delle regole ed un effettivo sforzo per rendere l’Italia un paese degno di tale nome.

Mi piacerebbe che il sentirsi italiani fosse qualcosa di profondamente sentito e non soltanto il tifo per una squadra di calcio.

Ma vabbè, se questo è quello che passa il convento...intanto godiamoci la festa.

W l’Italia e complimenti per l’articolo.

Annalisa

    La Coppa del mondo vista dall’estero
    15 luglio 2006, di : fje

    Annalisa ma quante cose ti piacerebbero.... siamo italiani, siamo fatti cosi’, non possiamo cambiare, e’ vero’ il convento passa questo. accontentati...
    La Coppa del mondo vista dall’estero
    17 luglio 2006

    Spero che quello che dici non sia vero. Spero che l’Italia possa cambiare ed amarsi di più in quanto paese e non in quanto squadra di calcio. Sono stufa dell’immagine di paese bello e simpatico fuori e insieme illegale e maltrattato dentro. Ciao
La Coppa del mondo vista dall’estero
15 luglio 2006, di : fje

veramamente bella descrizione, specialmente quando dici che fascisti, punkabestia ecc. cantavano l’inno di Mameli insieme :) da sballo! :) Per non cadere nella retorica dico solo che e’ bello essere italiani!
La Coppa del mondo vista dall’estero
25 luglio 2006, di : Luca

Beh quella sera c’ero anche io a barcellona...come te ho pensato prima di partire che dopo 24 anni guardare la finale a barcellona non era il massimo...ma invece è stato davvero meglio così,eravamo tutti davvero fratelli d’italia,uniti da una sola bandiera all’estero.Non c’erano partiti o ideali che ci dividessero..Eravamo solo i campioni del mondo..solo noi..
    La Coppa del mondo vista dall’estero
    16 marzo 2007, di : ANTITALIANO

    ITALIANI DI MERDA! ANCHE SE AVETE VINTO I MONDIALI, SIETE SEMPRE STATI, SIETE E RIMARRETE SEMPRE UNA MANICA DI STRONZI ROTTI IN CULO SENZA PALLE!