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Morti e vivi di Sicilia

Il 2 novembre, «l’Altra Sicilia» al di qua e al di là del Faro. Ma «i morti, non sono già fin troppo merce

di T.M. - venerdì 3 novembre 2006 - 4888 letture

Il mio primo incontro “personale” con la Sicilia è legato ai “morti”. Pendolari su un treno padano, un collega originario della provincia di Messina, la sera del 31 ottobre di molti anni fa, mi raccontava di quando, da bambino, aspettava il “regalo dei morti”. Anni dopo scrivevo ad un amico, siciliano, a mo’ di “spiegazione” del mio amore per la Sicilia, che a me era parsa una terra magica quella dove si poteva aspettare il regalo dei morti. Una terra senza rotture nel tempo, un mondo con una dimensione in più, dove il giorno dei morti è festa.

Mi hanno colpito molto anche quei fiocchi sulle porte delle case che annunciano il lutto, simili a quelli che – anche dalle “mie parti” – annunciano le nascite. Le culture tradizionali della Sicilia (naturalmente non soltanto della Sicilia) hanno elaborato nei secoli un codice particolare – delicato quanto violento – per “regolare” aspetti individuali e collettivi degli eventi della vita. La festa dei morti, nella “mia Sicilia”, ha una grande forza simbolica. Non posso dunque non soffermarmi su una notizia… vogliamo definirla curiosa?

L’associazione L’Altra Sicilia – Antudo – Movimento politico dei Siciliani «al di qua e al di là del Faro» lancia l’idea: «Facciamo del 2 novembre una grande ricorrenza popolare siciliana». Il messaggio (formalmente: comunicato) viene postato sul sito e mandato per mail alla “comunità virtuale” dell’associazione, con sede… a Bruxelles.

«In corrispondenza del 2 novembre (che la Chiesa Cattolica consacra alla commemorazione dei defunti), L’Altra Sicilia-Antudo, ricorda che tale ricorrenza non è, nella tradizione popolare siciliana, soltanto una ricorrenza liturgica, ma un vero e proprio momento di grande aggregazione della società ed uno dei più caratteristici fenomeni sociali in cui risaltano l’identità e la cultura siciliana.

Già il Pindemonte ricordava come i Siciliani non associassero il ricordo dei nostri morti soltanto al dolore per i "cari estinti" o al loro ricordo, ma anche al sentirli in qualche modo vivi in mezzo a noi, al punto che testimonia di famiglie intere che (ovviamente si era nel XVIII secolo) addirittura nella ricorrenza andavano a festeggiare pranzando a pochi passi dai sepolcri.»

Ad onor del vero, e giusto per completare l’informazione, magari soltanto di poco poco, si può aggiungere che è stata la Chiesa Cattolica a sovrapporre la propria liturgia a riti preesistenti – come, del resto, nel caso del Natale e della Pasqua, per fermarci alle principali festività – e che, non meno dei siciliani e contrariamente a loro anche oggi e in molte parti del mondo, i rom si raccolgono attorno alla tomba dei defunti per mangiare, cantare e ballare, non soltanto in occasione del giorno dedicato ai morti. Ché, quel giorno, è una sovrapposizione rispetto alla loro cultura “d’origine”.

A scavare un po’ – magari soltanto poco poco – troviamo quello strato di terra che unisce e non separa i “popoli”.

I doni che vengono (venivano?) recapitati ai bambini siciliani “da parte” dei defunti, i dolci caratteristici della festa: «Ebbene tutto questo "è identità siciliana", e tutto questo è minacciato da una globalizzazione che sradica le coscienze e ci rende stranieri nella nostra stessa Patria.» Quasi quasi mi associo: le zucche di Halloween che soppiantano i doni dei morti, una gran tristezza… Ma non finisce qui.

«L’Altra Sicilia-Antudo invita le Istituzioni e le Imprese siciliane a valorizzare questa tradizione e ad adattarla ai tempi secondo le necessità e i gusti di oggi (perché non organizzare, ad esempio, una vera e propria "settimana dei morti", in fondo il "gusto del macabro scherzoso" non è diverso dallo spirito di Halloween che ci è estraneo e che sarebbe così metabolizzato nella più siciliana delle ricorrenze). Si lancia la proposta per il futuro, ma già sarebbe bene pensarci sin d’ora. Le nostre TV (quelle poche che hanno lasciato esistere) e i nostri giornali potrebbero contribuire a sottolineare l’evento che diventerebbe la più grande festa ludica siciliana (con tanto di indotto, ma la nostra proposta non ha solo finalità economiche). Per sottolineare l’evento ovviamente dovrebbero essere le Istituzioni a fare la maggior parte e, ancora, il 2 novembre dovrebbe essere festivo, anche solo in Sicilia, anzi proprio in Sicilia, perché in Sicilia e non altrove "i morti sono i morti"!»

Già. Che riposino in pace. Che non siano issati su bandiere di crociate; di crociate che non distinguono i morti dilaniati dal tritolo nascosto per mani siciliane, i morti per stenti nei secoli dei secoli sui latifondi dei siciliani, i morti naufraghi nel mare dei sogni, i morti nel silenzio… crociate “in nome” di una identità siciliana e “per conto” di chi? o di che cosa?

Conclusione.

«Del resto le altre feste nazionali le rispettiamo ma ci sono quasi tutte un po’ aliene: fatto salvo il 2 giugno (che comunque la Repubblica non ha festeggiato per due decenni abbondanti), ricordiamo infatti che il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo (importantissimo, certo, nessuno lo tocchi, ma da noi i nazisti non arrivarono ad occuparci, il fascismo fu cacciato dagli alleati, il CLN fu un comitato di funzionari di partito e l’unica "resistenza" fu quella antiitaliana dei separatisti e dei renitenti alla leva) e il 4 novembre la festa delle forze armate (cioè la festa della vittoria della I guerra mondiale, evento lontanissimo dagli interessi e dalla memoria storica della Sicilia che in quella guerra fu la più lontana delle retroguardie).

Perché non riappropriarci allora della Nostra Identità e non chiedere ad alta voce il 2 Novembre come grande ricorrenza popolare siciliana?»

A voce bassa domando: ma il 2 novembre non è già una grande ricorrenza popolare dei siciliani «al di qua e al di là del Faro»?

E i morti, non sono già fin troppo merce?

P.s.

La festa dei morti sarà senz’altro «uno dei più caratteristici fenomeni sociali in cui risaltano l’identità e la cultura siciliana». Forse è di qualche utilità precisare: è caratteristica quella combinazione di elementi culturali – assai diffusi in tutti i continenti – a cui poter attribuire una valenza “identitaria”.

Limitandoci alle informazioni rintracciabili “in rete”, ecco un breve “Giro con i morti”.

Un’amica della provincia di Mantova mi segnala «El chisöl per i pòri morti» e una breve ricostruzione storica di Halloween. (“Americanata”?) È interessante anche il «Il banchetto degli invisibili» degli italo-albanesi. Ma, in fondo, chi meglio di un “addetto ai lavori” avrebbe potuto seguire i defunti «Dalla nuova dimora, in pellegrinaggio per la città»?


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