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Volare senza motore

Sorvolare intere vallate, laghi, paesi, raggiungere cime alpine sospesi nel vuoto, avvolti in un silenzio totale. Ce ne parla Aldo Cernezzi da lungo tempo pilota di aliante...

di Silvia Zambrini - mercoledì 24 gennaio 2024 - 638 letture

’Sorvolare intere vallate, laghi, paesi, raggiungere cime alpine sospesi nel vuoto, avvolti in un silenzio totale. E’ anche questa una forma di mobilità leggera come pedalare, camminare. Ce ne parla Aldo Cernezzi da lungo tempo pilota di aliante, impegnato in diverse competizioni come partecipante o direttore di gara. Membro dell’Aero Club Adele Orsi sulla sponda del lago di Varese.

"Volare è soprattutto un istinto che in genere matura da giovani. Nel mio caso già da bambino qualsiasi giocattolo lo concepivo come qualcosa che partiva per sollevarsi e viaggiare a mezz’aria. Più avanti ho iniziato a interessarmi all’aliante consapevole che per arrivare a pilotarne uno, da solo, occorreva seguire un iter di studio teorico e di pratica con istruttore".

Abituati come siamo a volare assieme a decine di passeggeri e personale di bordo, fa un po’ specie pensare a questi aviatori soli tra nuvole e falchi, per i quali non esiste un percorso prestabilito: trattandosi di un velivolo che, per sollevarsi, deve sfruttare particolari correnti di leggerezza dell’aria, il pilota deve costantemente individuare e analizzare le diverse convergenze termiche.

"Percorrendo il cielo dentro una piccola cabina chiusa da una cappottina in plexiglas si ha una visuale molto ampia. I fenomeni atmosferici ravvicinati offrono effetti di luce spettacolari. Durante uno scontro tra nuvole è possibile vederne ogni frangente. Si nota che una scarica di pioggia si compone di scrosci distinti, ognuno osservabile nel corso del suo intero svolgimento. Quando in fase di discesa le vedute iniziano a delinearsi, e le case a ingrandirsi, è segno che bisogna pensare ad atterrare: ciò può anche non avvenire se si trova la termica che permette all’aliante di risollevarsi ma, in caso contrario, il pilota deve comunque avere un piano B su cui optare. Questo gioco d’anticipo impone un continuo stato di allerta ma costituisce anche il fascino di un viaggio che non è mai ripetitivo. Quando siamo in volo sappiamo già dove potremmo dover atterrare. La conoscenza del territorio la si accumula con l’esperienza ma è necessario giudicare dall’alto se quel prato è grande a sufficienza, libero da trattori, mucche, persone. Se c’è compatibilità col suo orientamento rispetto alla direzione del vento presente in quel momento; ed è a questo punto che, diversamente, si applica il piano B".

Ci si chiede come siano le relazioni tra persone che condividono queste esperienze, immaginandole accomunate da stili di vita particolari e sensibilità all’ambiente anche nel quotidiano (come si dimostra per altri tipi di erranza non a motore)...ma non è proprio così. Quella dei volovelisti è una comunità piuttosto esclusiva (anche solo per il fatto di dover possedere un aliante), che segue delle regole precise ma non ovunque uguali: in Italia ad esempio non si può volare di notte e nemmeno si può entrare nelle nubi. Queste differenti legislazioni già creano una sorta di frammentazione tra volovelisti a livello internazionale. A livello individuale, alla psicologia di uno sport decisamente non di squadra, contribuisce la percezione dei diversi livelli di rischio che ognuno avverte singolarmente.

​“Scrivo da anni sulla rivista Volo a Vela fondata nel 1946. Che è bimestrale ma potrebbe avere una pubblicazione giornaliera poiché ci sono sempre novità da proporre circa i velivoli, nuove tecniche e regolamenti, cronache di tornei, articoli e testimonianze. La vita del volovelista richiede aggiornamento e comunicazione continui tra colleghi ma i contenuti sono prevalentemente tecnici. Il volo a vela non costituisce una forma di mobilità alternativa. Si tratta di un’attività sportivo agonistica, o, a seconda delle interpretazioni personali, di pura contemplazione. Condividere una dimensione di natura estrema quale il cielo crea di fatto una sensibilità comune ma il volo non motorizzato, come mezzo di trasporto, non c’entra. Forse un domani, attraverso il miglioramento della tecnica aerodinamica, si potrà arrivare a un sistema di trasporto aereo meno inquinante, che sfrutta le diverse correnti termiche. In questo senso, il volo a vela, che pur nella sua autonomia limitata permette di coprire miglia di chilometri, può considerarsi pioniere di una mobilità via cielo più sostenibile".


Questo articolo è pubblicato anche da: Fana.one.



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