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Carcere, un libro di Samuele Ciambriello

Una riflessione a mò di recensione su “Carcere. Idee, proposte e riflessioni” di Samuele Ciambriello

di Erminia Bosnia - mercoledì 23 marzo 2022 - 1814 letture

Penso che parlare di carcere in un momento così difficile per la società è innanzitutto un atto d’amore di cui Samuele Ciambriello è artefice e testimone. Nel suo compito di Garante per i detenuti della Campania, nel 2020 in pieno Covid, ha pubblicato quella che potremmo definire la sua mission, a cui si dedica da oltre quarant’anni dedicandosi alle necessità interne alle case circondariali “dove si trattavano problemi residuali che coinvolgevano un certo numero di persone che dovevano scontare una pena ma che al tempo stesso erano una cartina di tornasole della civiltà del mio paese e mia.

In questo luogo ho coltivato la mia coscienza civile, affinato le mie idee spesso mutato le mie convinzioni.” Un passo a pag. 16 che subito introduce il lettore nel pathos dell’esperienza, ma anche nell’ethos dell’autore che racconta, anche riportando dei dati testimoniali suoi e dei ristretti, l’evoluzione delle riflessioni storico- giuridico- sociali dove il Nostro sottolinea che non si tratta solo di compassione, quanto invece di caricarsi sulle proprie spalle il problema di chi sbaglia. E’ un mistero d’amore che va oltre l’idea di giustizia e di amore imperante. Oltre ogni morale bella e austera. Va appunto OLTRE. (pag. 83). L’obiettivo che si pone nella sua azione quotidiana è riuscire a far compiere alla società il salto dalla re-clusione all’in-clusione nel rispetto dell’Art. 27 comma 3 della nostra bella Costituzione, e ricordando le Regole Penitenziarie Europee del Consiglio d’Europa che sottolineano come la vita in carcere dovrebbe avvicinarsi il più possibile agli aspetti positivi della vita nella società libera.(pag. 57).

Non è intenzione della scrivente raccontare i contenuti che si riscontrano nel saggio di Ciambriello, perché la sua narrazione scorre lieve, anche trattando di argomenti riferiti alla sofferenza, tra pagine in cui s’intersecano dati numerici utili alla comprensione del fenomeno che espone in modo duttile, senza tralasciare nessuna delle variabili che entrano in gioco nella complessità sociale di cui tratta: la vita ristretta dei detenuti nell’incontro con il ruolo delle associazioni, delle guardie, della salute, del lavoro, dell’amore. La responsabilità politica delle scelte e la specifica condizione delle donne detenute e molte anche madri. Le difficoltà dei disagi psichici dovuti al sovraffollamento, alle condizioni dei transgender, al bisogno di sessualità, ai problemi della cura per le malattie mentali, agli stress di tutti gli operatori interni alle strutture, la riflessione giuridica sul superamento dell’ergastolo e la difficoltà dell’ampliamento dei percorsi alternativi alla reclusione. Senza dimenticare i giovani reclusi che devono poter, poi, trovare all’esterno una loro dimensione di vita futura.

Lascio al lettore il trasporto empatico o anche solo la razionale comprensione del ruolo che la società civile deve assumere per com-patire la vita, quando diventa reclusione. Accennerei alla ristrutturazione dell’idea di emarginazione, sentimento quanto mai obsoleto oggi, a parere della scrivente, ma necessità dei primi gruppi umani, quando vivevamo in comunità, forse ancora pregnante nella costruzione della società contemporanea, ma ormai completamente superato dal nostro mondo globale. La creazione dello stigma del deviante nella sua correlazione all’emarginato, lo definirei un retaggio di coesione del bisogno di un gruppo che affonda le sue radici nel passato, ma la cui permanenza nelle sue varie manifestazioni mal si coniuga con un mondo che vive la contemporaneità nella conoscenza imminente del presente e, pertanto, consente la comprensione concreta di ciò che agisce nell’individuo e nella società, quando il primo si discosta da essa.

Il carcere, nella sua ancora attuale accezione, rappresenta la fatica della transizione: ampi obiettivi teorici di aiuto all’individuo per il reinserimento, scarsi mezzi affinchè si possa avere la certezza dell’intervento. E’ intuitivo che questa discrasia comporta costi in termini di vite umane ed economici che pesano sulle coscienze di chi dedica tutta la sua esistenza al “successo” della propria azione di “cure”, che può trarre qualche sollievo alla sua coscienza quando, raramente, qualcuno che “esce” dalle mura carcerarie riesce, all’esterno, a trovare una sua dimensione d’integrazione sociale e da ex-detenuto può ritrasformarsi o ridefinirsi: persona. E’ questo l’accento su cui più volte ritorna Ciambriello, la società deve accogliere la cura dei detenuti, considerandoli essere umani portatori di diritti, solo così si potrà aiutare la persona a ritrovare il proprio reinserimento, senza mortificarne la dignità umana, per far sì che una devianza non diventi una cancrena a cui nessun dispositivo potrà più esser necessario e l’unica soluzione sarà l’”amputazione”, attuata nell’unico modo possibile: esclusione dal mondo e dagli affetti dei cari.

La letteratura sociale sta affrontando queste tematiche cogenti, ricordo in tal senso il saggio del 1975 di Michel Foucault Sorvegliare e punire, dal quale, con gli strumenti giuridici, il legislatore in Italia è intervenuto con la riforma penitenziaria dell’anno 2000, o con l’abrogazione -nell’anno 2015- degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari a favore delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Ma ci son voluti oltre due secoli dal saggio di Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, per gli interventi legislativi e per riadeguare le strutture ospitanti, e come per ogni cosa umana, dovremmo aspettare altri decenni per modificare la percezione cognitiva nelle popolazioni di quanto sta avvenendo eppure, ricorda Ciambriello, le case circondariali sorgono nelle città, spesso al centro di esse. Ma la sguardo non va oltre gli alti muri che li circondano! E non è una metafora sostenere che dentro quei muri ci sono degli invisibili: detenuti ed operatori della struttura, per noi che dall’esterno la sfioriamo mentre viviamo la nostra quotidianità.

Dott. Samuele Ciambriello
 alcuni link per conoscere la persona ed il suo lavoro

https://www.facebook.com/garantedeidetenuticampania

https://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/it/dettaglio_contenuto.page?contentId=CNG3250

https://www.cr.campania.it/garante-detenuti/index.php/il-garante/chi-e

https://www.youtube.com/watch?v=JpSDnCbYMLA

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Carcere di Samuele Ciambriello

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