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VI Edizione Premio Nanà: Nuovi scrittori per l’Europa

Cerimonia di premiazione con un ospite d’onore: Luciano De Crescenzo

di Piero Buscemi - sabato 7 giugno 2014 - 7427 letture

Quando si assiste alla cerimonia di premiazione a un premio letterario, si ha sempre la sensazione che, in un mondo virtuale dove regnano sms, ipod, tablet, smartphone, “che” scritto con la K, tvb e di recente, anche rip (riposa in pace), la voglia di comunicazione rimane un virus, tanto per restare in tema, dal quale nessun espediente tecnologico può farci guarire.

Insospettabili personaggi della vita quotidiana, colleghi di lavoro, vicini di casa, professionisti, barboni, cameriere d’albergo e tutti quelli che la nostra mente possa concepire, nascondono il loro romanzo nel cassetto, coltivato negli anni nell’illusione di poterlo vedere brossurato in bella mostra nella vetrina della libreria sotto casa.

E’ quanto è trapelato dagli interventi dei relatori, che si sono susseguiti, durante la cerimonia della VI edizione del Premio Nanà, tenutasi venerdì 6 mattina a Roma, presso la cattedrale del sapere italiano, ossia l’Università La Sapienza. Il premio, sponsorizzato dalla casa editrice Avagliano, ha visto la partecipazione di oltre 140 testi di narrativa, giunti da diverse parti d’Italia, sfruttando – e era ora che a qualcuno gli venisse in mente – le più semplici e diremmo ambientaliste vie di contatto che internet ci mette a disposizione: le email.

I testi sottoposti al giudizio di giovani lettrici e lettori delle scuole superiori, hanno determinato la classifica finale dei tre vincitori, per la quale vi rimandiamo al sito dell’organizzazione. Quello che ci preme evidenziare come, nel vasto panorama italiano di premi letterari, questo abbia rappresentato una novità per le finalità che si è riproposto. Per la prima volta, e speriamo non solo che non sia l’ultima ma che l’idea possa essere emulata da altri responsabili del settore letterario, i veri protagonisti del premio sono state le lettrici e i lettori. Coloro che, alla fine, segnano il successo o le delusioni dei tanti aspiranti scrittori sparsi per l’Italia.

Lettore d’eccezione è stato Luciano De Crescenzo, il mitico autore di “Così parlò Bellavista”, uscito anni fa anche in versione cinematografica, e del quale la nota scena del cavalluccio rosso, interpretata dal compianto Riccardo Pazzaglia, rimarrà sempre nella memoria dei cultori del genere. Ospite e in veste di una sorta di presidente onorario dell’evento, ha saputo catturare la platea con i suo aneddoti giovanili, riassuntivi di una carriera letteraria iniziata per gioco e sfociata in una solida attività artistica.

Certo, alla domanda rivoltagli dai relatori, riguardo gli eventuali segreti per raggiungere il successo in campo letterario, De Crescenzo ha ironicamente risposto che la “fortuna” concentra su di sé il novanta per cento dei meriti, anche se dal suo sorrisetto sarcastico, nel pronunciare “fortuna”, abbiamo voluto leggere un più consono “o’ mazz”, viste le origini partenopee dello scrittore.

Tra le parole di De Crescenzo e quelle dei vari relatori intervenuti, ribadiamo che questa forma d’arte, a volte bistrattata, a volte troppo virtualizzata, rappresenta ancora oggi la testimonianza reale del passaggio dell’uomo su questa terra. Come una sorta di testamento cosmopolita, ogni singolo libro che ci passa tra le mani costituisce un tassello del nostro stesso puzzle umano, attraverso il quale ogni singola storia diventa la nostra storia. Spesso una storia diversa da un lettore ad un altro, pur leggendo lo stesso libro.

L’innata voglia di comunicare dell’uomo, che resti archeologici sparsi nel mondo confermano, assale la quotidianità distratta per ridurre le folli ambizioni dell’essere umano in qualcosa di più tangibile e custodito nelle nostre agende segrete. Da questo a arrivare alla pubblicazione e a un ipotetico successo di pubblico, la strada non è poi così scontata. È qui che il ruolo delle case editrici fa da fulcro e da mediazione tra la/il “comunicatrice/ore” e la/il”assorbitrice/ore” dei sentimenti, delle passioni e delle divagazioni mentali raccolte su carta. E questo, purtroppo, è un discorso troppo ampio. La nostra testata si è più volte occupata della tragedia del mondo letterario, la scarsa propensione generale all’acquisto dei libri, a librerie storiche chiuse per fallimento. E’ un mondo, sicuramente, dove l’investimento è un rischio che molti non si sentono di affrontare.

Ma la passione per la scrittura rimane. Immutabile nel tempo. Perché, ci permettiamo di coniare una massima per l’occasione, colorita e estrosa come il mondo letterario merita, “Scrivere è come eiaculare l’anima. Poterne vivere, è orgia pura”.

Chiudiamo con un messaggio, davvero cosmopolita, che siamo riusciti a documentare e che rubiamo da un muro di una casa, uscendo da La Sapienza, che riassume lo spirito che ha dettato questa edizione del Premio Nanà: Il poeta sei tu che leggi. (vedi foto) IMG_1568

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