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Valentina Nappi, la provocazione choc su Instagram: “Sono stata stuprata da Salvini”

di Piero Buscemi - mercoledì 16 gennaio 2019 - 4642 letture

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Sono stata stuprata da Salvini, Valentina Nappi

Abbiamo condiviso sulla pagina Facebook di Redazione Girodivite un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano su una provocazione che Valentina Nappi, nota pornostar, ha fatto a Salvini su Instagram. L’articolo, provocatorio già dal titolo Valentina Nappi, la provocazione choc su Instagram: “Sono stata stuprata da Salvini” e che potete leggere cliccando sul link, molto probabilmente è stato utilizzato dallo stesso Il Fatto, consapevole dell’attrazione che un simile argomento avrebbe scatenato sui lettori. Noi di Girodivite abbiamo voluto osare di più, con un ingenuo esperimento per vedere quali risposte sarebbero state postate dai lettori.

La previsione era che questo giochetto, avrebbe stimolato le reazioni più impensabili anche dei nostri lettori, tenendo conto che, tra sesso, razzismo, salviniani e chi più ne ha più ne metta, il cocktail che si presentava agli internauti di Facebook, era irresistibile e pronto a qualsiasi giudizio. In effetti, così è stato.

Abbiamo ottenuto un risultato in più di quello preventivato. Quello di giungere a delle conclusioni, che riporteremo a fine di questo articolo, sull’utilizzo e le potenzialità perse sui social che i vari utilizzatori sprecano, limitandosi ad un contatto solo superficiale delle notizie che vi trovano postate quotidianamente. A titolo d’esempio, riportiamo di seguito, alcune delle risposte pubblicate a tergo della nostra provocazione, così come sono state scritte dai partecipanti, refusi inclusi:

Riccardo: leggete prima di commentare

Pino: Mamma mia che bufala allucinante!😨 Per cortesia...ma un po di fantasia!!! trovate qualcos’altro vi prego ...questa è troppo sfruttata!

Luigi: Ma finitela...

Piero: Ah beh a prescindere dalle idee politiche tutte condivisibili in democrazia .. è interessante vedere che da famiglia Cristiana alle pornostar si sarebbe creato un feeling...

Grazia: Ma che fantasia!!! Ciò che mi fa più rabbia è che a furia di gridare al lupo al lupo ,chi davvero subisce violenza non avrà mai giustizia... Comunque si vede che l’ opposizione è proprio alla frutta!!!

Carlo: Povera educanda. Quando questo? Quando eri in collegio dalle suore carmelitane? Ma stai zitta, hai preso più cazzi tu, che l’italia accogliendo tutti i clandestini che abbiamo. Torna a Pompei a fari pom.....ni

Pseudonimo: non ti crede nessuno...salvini con una terrona? ma daaai

A parte il fatto (nessun riferimento alla testata giornalistica, ndr) che, inerente alla "compagna" Valentina Nappi, si potrebbe addirittura sostenere che sia una delle migliori analiste politiche della sinistra, e non solo per meriti anatomici, è emerso immediatamente, come primo risultato di questa sorta di test, che NESSUNO tra i navigatori, a parte il primo commento riportato sopra a nome di Riccardo, apre e legge gli articoli postati su Facebook, soffermandosi soltanto al titolo e quindi, ignorando completamente il contenuto degli stessi che, come si può riscontrare nel caso specifico da noi utilizzato, la metafora dello stupro è comprensibile soltanto se si ha la curiosità di andare a leggere per intero la dichiarazione della Nappi.

Altra considerazione è che TUTTI conoscevano chi fosse la Nappi, ed anche quale attività professionale la contraddistingue nel variegato mondo dello spettacolo. E questa conoscenza era di dominio pubblico anche nella sfera femminile degli internauti.

Altro dato importante è l’aspetto quasi calciofilo dell’atteggiamento di chi, in un dato momento storico-politico, si schiera a spada tratta a difesa del beniamino che sta al potere, escludendo qualsiasi ipotesi di cambiare la propria "fede" nei riguardi di coloro ai quali hanno affidato anche il proprio imminente futuro. Questa abitudine, forse solo italiana ma speriamo di essere smentiti al più presto, la si riscontra di sovente in persone che sembrano trovare maggiore difficoltà di analisi di quanto stanno vivendo, aggravata da un difetto comune in vari strati della società, di trattare le notizie ricevute con troppa sufficienza, riconoscendo loro di fatto gli attributi giusti per essere innalzate a fake news.

Tutto questo, condito con una strana forma di presunzione di essere sempre e comunque, dalla parte giusta. Diventa spontaneo chiedersi con quali presupposti si possa arrivare a giudicare l’operato politico di un singolo, o di uno schieramento, solo sulla base di una cieca fiducia che, spesso, sembra più un bisogno irrinunciabile di aggrapparsi a certezze con le quali trovare il coraggio di continuare a vivere.

Lo ribadiamo, forse il titolo stesso de Il Fatto, aveva il compito di auspicarsi di trovare le nostre stesse considerazioni. Di certo, ci rimane il dubbio che, tra quelli che sono intervenuti con il loro commento alla nostra provocazione, abbiano realmente capito la lezione. Per avere la risposta, dobbiamo augurarci che i nostri lettori non si limiteranno al titolo di questo articolo, ma che abbiano la pazienza di leggerlo per intero.


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