La poesia della settimana: Sujata Bhatt
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Dalla terra dei grandi poeti mistici, una voce al femminile ci canta un’altra India.
Un’altra storia
Non è morto il grande Pan;
è solo emigrato
in India.
Qui gli dei girano liberamente
mascherati da scimmie e da serpenti;
gli alberi sono sacri
ed è peccato
maltrattare i libri.
È peccato scansare un libro
col piede,
peccato sbattere i libri
forte sul tavolo,
peccato scagliarne uno noncuranti
dall’altro lato della stanza.
Devi imparare a voltare le pagine con dolcezza
senza disturbare Sarasvati,
senza offendere l’albero
che ha dato il legno per la carta.
2
Quale lingua
non è stata quella dell’ oppressore?
Quale lingua
ha mai inteso uccidere qualcuno?
E come può accadere
che dopo la tortura,
dopo che l’anima è stata mozzata
con una lunga falce calata
dal volto del conquistatore
i nipoti non nati
imparino ad amare quella strana lingua.
Sujata Bhatt è considerata una delle voci più originali della poesia contemporanea in lingua inglese. Nata nel 1956 ad Ahmedabad (India) ha trascorso l’infanzia a Poona. Ha studiato negli Stati Uniti dove ha ricevuto il MFA al Writers’ Workshop dell’università dello Iowa. Nel 1992 è stata writer-in-residence all’Università di Victoria, Canada. Ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e a Brema, in Germania, dove vive attualmente. Le sue poesie sono state pubblicate in Inghilterra (da Carcanet) e in India (Penguin). Le sue opere comprendono: Brunizem (1988), Monkey Shadows (1991), The Stinking Rose (1995). Del 1997 è l’uscita delle poesie scelte Point no Point. Nel marzo 2000 è uscita, sempre per Carcanet, la sua ultima raccolta, Augatora. La sua produzione poetica ha avuto ampi riconoscimenti sia in India che in Gran Bretagna, tra cui, nel 1988 il Commonwealth Poetry Prize (Asia) e l’Alice Hunt Bartlett Award. È abituale contributrice della prestigiosa rivista inglese P.N. Magazine. Alcune sue poesie sono state tradotte in italiano su diverse riviste (“Tratti”, “Testo a Fronte”, “Semicerchio”) e ora sono incluse nell’antologia L’India dell’anima curata da Andrea Sirotti per Le Lettere.
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