La poesia della settimana: Renzo Barbera

Torniamo in Sicilia, a ricordare uno dei personaggi più estrosi dell’isola.

di Piero Buscemi - martedì 18 marzo 2014 - 5082 letture

Nenti

Nascemu comu tutti
 Cu ddi pugnidda chiusi,
 Gridannu preputenti,
 Strincennu sulu... nenti

Muremu comu tutti,
 Chi manu abbannunati,
 Stancati, affaticati
 Di strinciri ddu...nenti!

Lo si poteva incontrare passeggiando sul corso principale di Taormina, in una delle tante giornate di inizio primavera. L’andatura da distinto signore e lo sguardo di chi si sarebbe rimasti volentieri ad ascoltare per ore, seduti su un antico bisolo della cittadina turistica.

Renzo Barbera era nato a Palermo il 19 giugno del 1923, da una nota famiglia di industriali nel settore alimentare. Della sua infanzia ricordava sempre la rigidità e la correttezza con le quali fu educato dal padre, nel pieno rispetto delle tradizioni familiari e del lavoro degli umili, vera colonna portante dell’azienda. Un’educazione che gli consentì di apprezzare e considerare i sacrifici degli operai ingaggiati dal padre e l’umiltà nel sapere affrontare la propria vita, senza appoggiarsi troppo sulle condizioni economiche agiate, nelle quali "...senza alcun merito personale", come amava dichiarare, aveva avuto la fortuna di nascere.

Saranno proprio questi personaggi e queste riflessioni sulla vita e i rapporti sociali a ispirare tutta la sua indole artistica che, se in prevalenza ha lasciato versi di altissima umanità e sensibilità, ha attraversato vari campi, tra i quali anche il teatro. Ma è con le sue poesie che ha costruito il ricordo di uno dei letterati più estrosi della Sicilia, dove l’umorismo, la satira e l’autoironia si sono sempre ritrovati a passeggiare insieme all’amerezza e a quella, volutamente malcelata, nostalgia.

Per la cultura siciliana, in genere, ma soprattutto per chi si dedica alla letteratura, Renzo Barbera rappresenterà sempre un esempio, non solo sotto l’aspetto prettamente artistico, ma nel vivere e nell’affrontare la quotidianità di "esserci" come il vero miracolo dell’esistenza umana. Considerare ogni giorno come un prezioso dono da conservare nel proprio bagaglio esistenziale, è l’unico modo degno di maturare e crescere, senza costruirsi mai la folle idea in testa di essere immortali.


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