La memoria e il segno
Beppe Montana, commissario della squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia il 28 luglio del 1985, nel ricordo del coordinamento catanese di Libera
Vent’anni sono passati da quel terribile 28 luglio 1985, che ha segnato l’inizio dell’estate di sangue palermitana: in soli dieci giorni caddero sotto i colpi della barbarie mafiosa tre investigatori di quella che era stata definita la migliore Squadra Mobile d’Italia.
Quando gli fu affidato l’incarico di dirigere la neonata Sezione Catturandi, il Commissario Beppe Montana spiegò ai giornalisti: ”E’ inutile che venite a trovarmi ogni giorno. Posso darvi in media una notizia ogni sei mesi. Il nostro è un impegno che si sviluppa in tempi molto lunghi. E se proprio dobbiamo parlare possiamo farlo solo a cose fatte”; in realtà Montana incontrò molto più spesso i giornalisti, poichè furono tante le operazioni di polizia condotte e tanti i latitanti catturati in quei tre anni di attività.
L’incontro e la riflessione collettiva che parte da Catania, la città che ha visto formare la personalità di Beppe Montana (per poi dimenticarsene in questi venti anni), vuole tracciare un percorso di impegno civile che, partendo dal ricordo di chi è stato partecipe di quell’esperienza umana e professionale, sappia anche attualizzarne la testimonianza per rendere possibile ciò che in quegli anni si stava realizzando: la sconfitta di Cosa Nostra.
Per questo ”la memoria e il segno”: per guardare le cose già realizzate e riprendere un cammino interrotto, tracciando da subito, anche con un segno di matita, i contorni delle azioni necessarie e possibili. Il ricordo di Beppe, Ninni e Roberto non può prescindere dal ricordo di Boris Giuliano, Lillo Zucchetto e Natale Mondo per la storia che li lega.
Nato ad Agrigento nel 1951, Beppe Montana è cresciuto e si è formato a Catania. Laureatosi in Giurisprudenza, dopo aver vinto il concorso in Polizia, è entrato come Commissario nella Sezione Investigativa della Squadra Mobile di Palermo e successivamente ha diretto la Sezione Catturandi. Durante la sua attività investigativa ha arrestato numerosi latitanti e scoperto raffinerie di droga e depositi di armi. Il 28 luglio 1985, il giorno prima di entrare in ferie, è stato ucciso in un agguato mafioso a Porticello (dove teneva il proprio motoscafo). Ha collaborato con il giudice Rocco Chinnici non solo nelle indagini contro Cosa Nostra ma anche incontrando i giovani nelle scuole per sensibilizzarli al rispetto della legalità e dei valori democratici, e per promuovere questa attività ha dato vita al Comitato “Lillo Zucchetto” Dieci giorni dopo l’omicidio del Commissario Montana la mafia ha ucciso Ninni Cassarà e Roberto Antiochia: il primo dirigeva la Sezione Investigativa della Squadra Mobile, il secondo è stato insieme a Lillo Zucchetto tra i suoi migliori investigatori ed era venuto a Palermo in ferie per i funerali di Beppe. Un anno dopo la mafia uccideva anche Natale Mondo, un collaboratore di Ninni Cassarà, miracolosamente sopravvissuto alla strage di via Croce Rossa.
Il testo è a cura del coordinamento catanese di LIBERA Associazioni, numeri e nomi contro le mafie liberacatania@libero.it, redatto per l’incontro che si terrà Giovedì 28 luglio 2005, alle ore 18:00, nel Cortile della Camera del Lavoro (via Crociferi, 40 - Catania)
LA MEMORIA E IL SEGNO
1985-2005
MONTANA CASSARA’ ANTIOCHIA
VENT’ANNI DOPO
- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Morti senza memoria e morti senza senso. Perchè i soldi sono più importanti di qualsiasi principio integerrimo d’umanità. La mafia uccide per proteggere i suoi interessi e la libertà dei propri affiliati, che diferenza c’è con l’america di bush, con le loro armi e i loro interessi economici. Mors tua vita mea!
Non sono d’accordo con la tua prima affermazione. Non si tratta di morti sensa senso perchè loro hanno lottato, hanno dato l’esempio, ci hanno dimostrato che ci si può ribellare alla parte oscura non solo della Sicilia, ma del mondo in genere. Non si tratta di morti sensa memoria perchè se siamo qui a parlarne qualcuno ricorda!
esiste un forte senso nelle loro vite e anche nella loro morte. Io personalmente non dimentico certi esempi e ricorderò sempre persone come Montana