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La Destra “Stregata”

Negli ultimi anni assistiamo sul piano internazionale al ridimensionamento delle aspettative di sinistra e all’avanzare dei consensi della destra, mentre il ruolo della cultura, sempre più impoverita, rimesso in discussione, viene marginalizzato...

di Massimo Stefano Russo - giovedì 18 aprile 2024 - 638 letture

Il premio Strega tra luci, ombre e ossequi reverenziali rappresenta il più conosciuto, importante, influente e prestigioso dei premi letterari d’Italia. La vittoria aumenta la visibilità e le vendite. Credo sia difficile vincere per Valentina Mira con Dalla stessa parte mi troverai, su queste pagine recensito con sapienza da Alessandra Calanchi che ne ha colto in anteprima il valore e l’importanza: le polemiche suscitate dalla destra che si dichiara afascista e rimane fascista, se probabilmente ne aumentano le vendite, sicuramente pongono un altolà pregiudiziale alla sua vittoria finale. E poi il precedente M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, vincitore nel 2019, imporrebbe per par condicio che a vincere sia un testo meno schierato politicamente e meglio ancora se possibile punto di riferimento per l’area governativa. Difficile trovarlo data la natura di concorrenti e votanti. Storia dei miei soldi di Melissa Panariello, presentato da Nadia Terranova, potrebbe forse mettere d’accordo in tanti.

La cultura di destra in Italia, per quanto identificabile, si presenta più che elitaria istrionesca e nel diventare di per sé spudoratamente goliardica, si manifesta bell’e meglio “alla Bagaglino”. Alla destra di oggi, assenti scrittori come Giuseppe Berto, Carlo Mazzantini, Giorgio Scerbanenco, manca un quid; ne hanno consapevolezza gli stessi “migliori presentabili”: Pietrangelo Buttafuoco, Francesco Giubilei, Alessandro Giuli, Giordano Bruno Guerri, Flavia Perina, Annalisa Terranova, Marcello Veneziani. Un discorso a parte i presenzialisti affratellati dalla politica spicciola dei talk show: Bocchino, Bolloli, Capezzoni, Mazza, Sechi, Sinaldi, puntualmente puntuti, schierati nel presentarsi alfieri della causa governativa e sempre pronti a degradare gli oppositori, con una forte avversione di parte.

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Candidati al Premio Strega 2024

La lettura di Dalla stessa parte mi troverai lascia una traccia profonda, si entra in una sfera di emozioni e sentimenti che in una pluralità di voci fanno effetto: colpiscono nell’introdurre in un mondo che sprigiona cattiveria e odio violento, ma che alla fine si ritrova pur sempre compensato dall’amore. Un libro coraggioso e prezioso che nel voler preservare la memoria, sa raccontare la vita vissuta, in un percorso di scrittura che esprime e realizza valori espressivi ed emozioni intense.

La memoria pubblica, nel ripensare gli anni del terrorismo, deve fare i conti con avvenimenti decisivi ed esperienze significative di inaudita violenza, pur difficili da comunicare. Prestare debita attenzione alla violenza politica, richiede di passare oltre a molte difficoltà, in primo luogo a quelle rimaste oscure, segrete. Per superare il peso del passato bisogna saper guardare ai percorsi interiori, rivolti al futuro, evitando di voltare le spalle a quanto accaduto e sparuti di ritrarsi in sé, perplessi e rammaricati.

Le formazioni estremistiche di destra e di sinistra, potenzialmente eversive, hanno sempre contato molto sulla partecipazione attiva della componente giovanile, in un sentimento di partecipazione volto a trasformare, la rabbia sordida in rifiuto delle istituzioni, nel sostituire al confronto lo scontro. Anno dopo anno, assente la decantata mitigazione del passare del tempo, le commemorazioni, tradotte in forma di ricorrenze pretenziose, affliggono soprattutto se nella volontà di contrapporsi all’oblio, mantengono un piglio imperioso e rischiano così di riprodursi perniciose.

A presentarsi simbolicamente spesso sono pallidi fantasmi, resi sgraziati, dal risentimento: esprimono soltanto il lutto covato e cresciuto dentro negli anni, tra speranze, entusiasmi e delusioni. La violenza, presenza ciclica tenace, resa indimenticabile nell’aver attraversato i difficili anni Settanta tutt’ora atterrisce con tutto il suo carico di prepotenza.

Negli ultimi anni assistiamo sul piano internazionale al ridimensionamento delle aspettative di sinistra e all’avanzare dei consensi della destra, mentre il ruolo della cultura, sempre più impoverita, rimesso in discussione, viene marginalizzato. La Destra, nel rivendicare giustamente un proprio ruolo culturale, vuole affermare apriori pretese di non si sa nemmeno bene quale egemonia. Destra e Sinistra sono culturalmente differenti. A Destra, vocati alla potenza del potere, spesso si confonde la cultura e ancor più l’egemonia con la propaganda che si concretizza in un “amichettismo” di parte, senza alcunché di originale, geniale, né tantomeno meritocratico, basta la parola improvvisazione e saper piacere. Si tiene conto più della presa emotiva alla luce del tono nazionalpatriottico e meno dell’atteggiamento critico. Prevale l’appellarsi al nazionalismo di stampo classico, nel culto dello Stato-Nazione, dell’ordine gerarchico, per rafforzare teoricamente e nella prassi la strategia politica che segue e legittima, con una forte personalizzazione, il consenso. Il richiamo alla tradizione recupera alcuni valori del passato e li incardina in una nuova articolazione, ma senza metterli in discussione. Si vuol proporre così un primato culturale adeguato al contesto governativo creatosi, per delegittimare sostanzialmente il pensiero e l’essere di sinistra.

A cosa si collega la cultura di destra? Quale la prospettiva dell’intellettuale di destra la cui visione si propone in primo luogo di arginare il conflitto sociale e contenere gli antagonismi di classe? Coltivano ambizioni aleatorie e senza avere capacità di realizzarle, tentano in tutti i modi di imporli strumentalmente. Nell’esibirsi tra luoghi comuni e situazioni paradossali, travolti dall’esaltazione, rovesciano sistematicamente i termini, ispirati da suggestioni che risultano grottesche nei procedimenti e negli effetti. Nella cultura di destra, che nel collocarsi in una cornice alternativa dimostra tutta la sua diffidenza e avversione problematica, ci si ritrova smarriti e sradicati.


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