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L’Ultima Cena del capitalismo

La paideutica woke ha effettuato la sua lezione “urbi et orbi”, ormai i grandi eventi sono solo affari e colonizzazione culturale, o meglio servono per rafforzare il messaggio che quotidianamente si ripete; il capitale ha nei grandi eventi la possibilità di mostrare il suo apparato muscolare-ideologico ai sudditi del pensiero unico.

di Salvatore A. Bravo - domenica 28 luglio 2024 - 726 letture

L’ultima cena versione queer ha aperto le Olimpiadi di Parigi. Ancora una volta la cultura inclusiva del capitalismo woke mostra il suo volto e la sua verità. L’Ultima cena è uno sfregio al cristianesimo e all’arte. In nome dell’inclusione si ridicolizza il messaggio dell’Ultima cena. In essa è stata istituita l’eucarestia, è il corpo di Cristo che si fa pane e sangue, è lo spirito che diviene sostanza a cui tutti partecipano. Il corpo di Cristo è l’universale a cui tutti partecipano. Il cristianesimo è inclusione per sua struttura teologica e teoretica. La fratellanza e l’amore per il prossimo sono il fondamento senza il quale non vi sarebbe la civiltà cristiana.

Il pubblico ludibrio è il segno dei tempi, la parodia ha lo scopo di usare la cultura dell’inclusione in salsa woke per mostrare al mondo che essa è penetrata ovunque, non ha senso del limite e niente e nessuno può opporsi ad essa. Si usano persone, la cui esistenza è dolorosa come strumento per l’assimilazione di ogni alterità.

Il Totalitarismo del capitalismo liberal si mostra nella parodia nella sua crudezza tracotante e laicista. Non sono stati offesi e umiliati i cristiani, ma anche le persone che vivono la loro condizioni di “diversità affettiva” e che faticosamente cercano di essere riconosciute come “esseri umani” e non certo come fenomeni da mostrare per attrarre pubblico e come strumento per l’imperialismo culturale del capitalismo woke.

L’inclusione capitalistica è una forma di assimilazione totalitaria che, mentre si sbraccia in nome dell’inclusione, in realtà trasforma ogni esperienza e condizione umana assimilata in un ariete per abbattere le resistenze al modello liberal. Il totalitarismo è sfilato in mondovisione tra gli applausi e tra gli slogan orwelliani. La paideutica woke ha effettuato la sua lezione “urbi et orbi”, ormai i grandi eventi sono solo affari e colonizzazione culturale, o meglio servono per rafforzare il messaggio che quotidianamente si ripete; il capitale ha nei grandi eventi la possibilità di mostrare il suo apparato muscolare-ideologico ai sudditi del pensiero unico.

Nulla è mai ciò che appare, ma tutto è ideologicamente falso. Si fomenta l’avversione verso il cristianesimo, il quale è colpevole di essere strutturato sul senso del “limite”. Il sacro è l’indisponibile al mercato, non è vendibile e non è comprabile; il capitalismo si fonda sull’antropologia di Adam Smith:

Chi ha mai visto un cane scambiare un osso con un altro cane

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Olimpiadi di Parigi - parodia dell\’Ultima cena

Il cristianesimo ha una visione altra dell’essere umano, è il fratello che si dona al fratello gratuitamente, pertanto una visione di tal genere è intollerabile per il capitalismo, il quale usa la causa della diversità per abbattere senza confrontarsi dialetticamente con la differenza cristiana. Il capitalismo totale mostra al mondo che esso ha assimilato ogni differenza, lo ha colonizzato e cannibalizzato, per cui cristianesimo e arte sono stati penetrati e portati sul mercato. A nessuno è concesso di scegliere di vivere in modo differente, ma bisogna piegarsi all’inclusione secondo i dogmi del capitale.

Per denigrare il messaggio cristiano per sua struttura critico verso il capitalismo si denigra l’eucarestia, ovvero il suo fondamento che simboleggia per i non credenti laici senza essere laicisti la “sostanza” e “l’universale” a cui ogni essere umano partecipa come persona irripetibile. Denigrare l’eucarestia è un modo per affermare che non esiste l’universale ma solo individui che si relazionano per il proprio piacere e utile. Il mercato è la nuova cattiva eucarestia di cui tutti devono nutrirsi. Il desiderio individuale (self love) è l’unico riferimento del capitalismo liberal senza il quale il mercato non esisterebbe.

Abbiamo assistito ad uno spettacolo che in nome dell’inclusione ha umiliato persone che “vogliono essere riconosciute come persone e non usate” e il sacro, in quanto “indisponibile al mercato”. L’arte e la religione sono espressione dell’umanità, rappresentano la verità in forme e simboli differenti, nulla è più avversato che la verità nel tempo del capitale. Tutto purché il capitalismo sopravviva ai suoi disastri e alle sue guerre anch’esse molto inclusive… L’inclusione selettiva e ideologica è ancor più palese con l’esclusione degli atleti russi e la presenza degli atleti israeliani, anche in questo caso l’ideologia prevale sulla verità, benché gli atleti di tutte le nazioni e culture non abbiano colpa alcuna delle politiche nazionali.

Ai tempi della Guerra fredda alle olimpiadi gli atleti del blocco comunista gareggiavano, era un modo per rendere la guerra meno fredda e le persone più vicine, perché il primo atto di pace è la prossimità delle differenze che si scoprono partecipi della comune umanità senza essere usate. La distanza critica e spirituale da questi eventi ci permette di capire il nostro tempo storico, senza tale comprensione c’è il rischio di lasciarsi irretire da vecchie contrapposizioni che ormai sono superate: il nemico non è il cristianesimo.

Un’ultima domanda ci dovremmo porre: “Nelle olimpiadi i veri protagonisti non dovrebbero essere gli atleti?”. Al momento gli atleti sono solo uno sfondo, in primo piano ci sono i giochi del dominio-potere.


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