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L’ospedale sopra la collina

Un ospedale da dieci anni in costruzione, che rischia di essere definitivamente abbandonato. La mobilitazione delle popolazioni locali, di Lentini Carlentini Francofonte Scordia, la raccolta di firme, l’occupazione...

di Lidia Conte - lunedì 18 luglio 2005 - 5938 letture

Sulla statale 194 nei pressi di Lentini, sorge la struttura che dovrebbe ospitare il nuovo presidio ospedaliero della zona. I lavori, iniziati nel gennaio del 1995, hanno subito nel corso di questi dieci anni diverse sospensioni che hanno allontanato il completamento dell’opera. Lo scorso 10 giugno una manifestazione indetta dal comitato unitario intercomunale (di cui fanno parte i Sindaci dei comuni di Francofonte, Lentini Carlentini e Scordia, i sindacati confederali dei lavoratori Cgil-Cisl-Uuil, associazioni del volontariato, organizzazioni degli artigiani e dei commercianti) ha sollevato la questione dell’interruzione dei lavori, che mette a rischio la stessa possibilità, per il comprensorio, di avere il proprio ospedale.

Ne parliamo con Salvo Zagarella, consigliere comunale DS di Francofonte e membro del comitato che in questi giorni sta anche raccogliendo delle firme per una petizione popolare da consegnare alla riunione del 19 luglio con il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale.

Quali sono i motivi che hanno portato alla manifestazione del 10 giugno e alla costituzione di un comitato? Qual è la situazione attuale dell’ospedale di Lentini? Attualmente per quanto riguarda la realizzazione dell’ospedale di Lentini si registra uno stato di fermo dei lavori. La ditta appaltatrice, non ritenendosi soddisfatta di quelli che erano i riconoscimenti economici dati alla ditta, avanzando delle pretese dal punto di vista economico (si tratta di una variante che è stata presentata e approvata a quanto pare a dicembre e su cui non c’è l’assenso da parte della ditta appaltatrice), ha ritenuto unilateralmente di dover rescindere il contratto. Questo ha dato origine a un contenzioso.

Questo contenzioso porta a due elementi che danneggiano la comunità: il primo è appunto il fatto che i lavori sono stati sospesi; il secondo è che, se si arrivasse al contenzioso conclamato, con la necessità di riprendere in altro modo i lavoro, e quindi nuova gara d’appalto... etc., si registrerebbero tempi e anche costi aggiuntivi che vanno contro l’interesse dei cittadini, perché questo rimanderebbe, considerando anche che questa vicenda coincide con lo scioglimento dell’Assemblea Regionale, al prossimo governo regionale l’eventuale definizione della vicenda.

Invece nel caso in cui si arrivasse a una transazione - cioè al fatto che la ditta e l’amministrazione si potessero accordare - si tratterebbe solo, attraverso accorgimenti di tipo tecnico, di reperire i fondi necessari per il completamento dell’opera. L’assessore regionale Giovanni Pistorio nell’incontro che abbiamo avuto il 17 giugno si è impegnato ufficialmente davanti al prefetto a reperire tali fondi (si parla di somme occorrenti dai 5 ai 7 mln di euro).

Quindi non ci sono problemi per quanto riguarda il finanziamento dell’opera?

Non dovrebbero esserci problemi per quanto riguarda il finanziamento. Purtroppo i problemi si registrano nella definizione di questa vertenza. Il 17 giugno ci eravamo lasciati con l’assessore alla sanità - che ci aveva ricevuto anche in maniera non ufficiale, nel senso che non aveva fatto una convocazione, poi di fatto l’incontro l’abbiamo fatto - chiedendo anche allora il riconoscimento del nostro Comitato all’interno del procedimento di completamento dell’Ospedale. Rinnoveremo questa richiesta allegando le firme dei cittadini che abbiamo raccolto con una petizione popolare per il completamento dell’ospedale.

L’assessore Pistorio condivide le nostre preoccupazioni e le nostre impostazioni, però la definizione di una transazione non è solo un fatto politico è anche, io direi soprattutto, un fatto tecnico. Cioè non occorre solo che l’assessore sia disponibile a chiudere, occorre stabilire la giusta misura e nella giusta misura sono i tecnici che danno il loro parere. L’assessore aveva sollecitato il direttore generale dell’ASL 8 Mario Leto di andare verso la direzione di una transazione, di esaminare la possibilità prima di arrivare al contenzioso conclamato, di poter trovare un accordo. E ci aveva detto che nell’arco di un paio di settimane ci avrebbe riconvocati per verificare se questa possibilità era stata portata avanti con successo.

E’ passato un mese, dal 17 giugno e noi a questo punto siamo estremamente preoccupati perché evidentemente percepiamo, al di là delle notizie ufficiose, che nella definizione di questa transazione ci sono delle difficoltà. Difficoltà che a questo punto riteniamo siano di tipo tecnico, perché l’assessore ha ribadito, anche informalmente, la sua volontà a rispettare l’accordo che aveva preso con noi.

E’ per questo che abbiamo chiesto un incontro, urgente, per fare il punto della situazione, e martedì 19 luglio, come Comitato incontreremo il direttore generale Leto. Andremo a questo incontro per ascoltare quello che ci dirà il direttore e in questa occasione consegneremo le firme che abbiamo raccolto nella petizione popolare che è stata fatta a Francofonte, Lentini, Carlentini e Scordia.

A Francofonte quante firme sono state raccolte?

Abbiamo raccolto circa duemila firme, la popolazione è abbastanza sensibilizzata.

Cosa vi aspettate da questo incontro con il direttore generale dell’Asl?

Io ritengo che, certo, l’incontro con il direttore Leto sia importante dal punto di vista dell’ufficialità delle notizie sul tentativo di transazione in atto. Però io sono comunque convinto, al di là di quello che può essere l’esito dell’incontro con Leto e successivamente con l’assessore regionale, che l’attenzione su questa vicenda vada mantenuta sempre alta: perché è una vicenda importante; perché con il cambiamento delle amministrazioni e il cambiamento dei direttori generali, con le difficoltà - al di là di quelli che sono i proclami facili che si riscontrano per quanto riguarda il finanziamento delle opere pubbliche, e parliamo in questo caso di completamento di opera pubblica - è facile scivolare poi nella via dell’incompiuta, e questo sarebbe un danno gravissimo.

Abbiamo parlato della volontà dell’Assessore Regionale ma della volontà dell’impresa cosa si sa?

Chiaramente è un argomento molto delicato, ma io penso che una ditta che lavora, senza voler esprimere un giudizio di merito sulla vicenda, abbia l’interesse a portare avanti i lavori e completare l’opera. D’altra parte anche il Direttore Generale deve essere tutelato dagli organi tecnici dal momento che firma atti che impegnano milioni di euro e ci sono responsabilità notevoli. Io mi auguro che a questo punto prevalga la consapevolezza sia da parte della ditta ma soprattutto da parte dell’ASL 8 e dell’assessorato regionale sulla responsabilità che la politica ha e che si deve assumere per quanto riguarda la realizzazione di questa opera: i fatti tecnici comunque la politica ha l’obbligo di risolverli in un modo o nell’altro. L’importante è che ci sia una piena assunzione di responsabilità da parte della politica, prendersi la responsabilità evitando di guardare al passato con l’intento di sottolineare gli errori fatti, anche se noi stessi nella memoria che abbiamo consegnato all’assessore Regionale si evidenziano gli errori fatti e i ritardi. Purtroppo questo nel mezzogiorno d’Italia è normale.

A proposito di ritardi quando sono iniziati i lavori.

I lavori sono stati consegnati il 19 gennaio 1995, quindi undici anni, con diverse sospensioni, esattamente nel 1996 e nel 1999. Insomma, i ritardi ci sono e derivano anche dal fatto che si è passati dalle vecchie ASL dove c’erano i comitati di gestione, che erano organismi politici, alle nuove Asl con la figura del manager, che è una figura tecnica. Probabilmente non è stato un grande vantaggio quello di avere il manager nella sanità. In ogni caso c’è stata una mancata piena assunzione da parte della politica del tempo rispetto a questa opera. Che nacque per volontà politica, poiché nacque nel momento in cui c’era presidente del comitato di gestione Guido Grande [del PCI, NDR] portata avanti da successivi presidenti. A testimoniare l’importanza dell’opera, anche perché l’ospedale attuale di Lentini al di là di qualsiasi considerazione è una struttura che dal punto di vista della staticità e della consistenza assolutamente superata e obsoleta, non a norma per quanto riguarda il rischio sismico, non solo per quanto riguarda l’ubicazione. Se ci fosse un evento sismico serio sarebbe tagliato fuori dalle vie di comunicazione. Purtroppo l’inadeguatezza di questa struttura si ripercuote sul grado di affidabilità della struttura stessa.

Non si tratta solo dell’inaffidabilità e del superamento della struttura del vecchio ospedale, ma si tratta di non sprecare una struttura per la quale in questi anni sono stati fatti investimenti e sulla quale la cittadinanza ha nutrito delle speranze...

Una struttura che consentirebbe di richiamare un maggiore livello di competenze... Il medico non è solo un artista, non ha semplicemente bisogno di un pennello per dipingere un quadro. Oggi ha bisogno di strumenti che sono laboratori, che sono sale operatorie attrezzature, che sono attrezzature di risonanza magnetica, tac d’avanguardia c’è tutta la parte che riguarda la diagnostica che è importantissima...

Quale situazione dopo la manifestazione del 10 giugno?

Noi ci eravamo fissati un programma ed era quello che entro il 15 luglio fosse stata definitivamente acquisita la possibilità della ripresa dei lavori, e già questo programma è saltato. Cosa ancora più grave, non si ha notizia della avvenuta transazione tra l’Impresa e l’ASL. E quindi questo riporta al nastro di partenza la nostra lotta, ancora non abbiamo centrato neanche il primo obiettivo. Perché entro ottobre ci eravamo dati la scadenza del finanziamento per il definitivo completamento dell’opera. Siamo al punto di partenza probabilmente con qualche difficoltà in più, poiché se si dovesse appurare che non è possibile portare avanti l’ipotesi di transazione, a questo punto, occorre necessariamente una nuova gara per individuare la ditta e non sono tempi brevi.

Questo, chiaramente, fa aumentare ancora le ragioni del nostro impegno. Non c’è scoraggiamento, casomai un sentimento di rabbia. Questo è il motivo per cui il nostro impegno deve essere più forte e deve essere ancora più partecipato, nel senso che siamo perfettamente consapevoli che in questa vicenda non è importante che tre, quattro, dieci cittadini, rappresentanti delle amministrazioni dei sindacati e altri, si mettano insieme per dialogare per cercare di seguire la vicenda. Ma è importante che tutta la cittadinanza comprenda che questa vicenda riguarda direttamente ognuno di noi, perché quell’ospedale lì - anche per la sua posizione sella collina - può essere un simbolo. E può essere un simbolo perenne in negativo che testimonia il definitivo decadimento di questa zona, nel caso in cui non venga completato. L’abbandono di questo ospedale è la testimonianza che la zona di Lentini Carlentini Francofonte e Scordia è una zona assolutamente dimenticata in cui anche la cittadinanza non reagisce. Nel caso in cui diventa, invece, un’opera compiuta, grazie all’impegno dei cittadini e all’impegno di tanti manifestanti, allora, può anche essere un segno di rinascita e di ripresa di questa zona che attualmente sotto tutti i profili, desta parecchie preoccupazioni, con una punta, purtroppo molto grave per quanto riguarda Francofonte. Perché Francofonte - almeno sicuramente rispetto ai comuni di Carlentini e Scordia, ma io penso anche rispetto al comune di Lentini - si trova in una situazione, dal punto di vista economico e culturale, molto preoccupante.

Ci lasciamo con questo incontro di giorno 19 luglio...

Incontro nel quale noi porteremo la nostra richiesta di intervenire nel procedimento per il completamento della struttura ospedaliera accompagnata dalle firme che tra Francofonte e Lentini saranno più di cinquemila, rinnovando le nostre preoccupazioni. Chiederemo che le cose abbiano una scadenza, perché ormai è passato un mese e vogliamo sapere in tempi stretti se si può arrivare alla definizione di questa trattativa o se si devono intraprendere altre vie. Perché se si devono intraprendere altre vie, ebbene che si facciano al più presto. Che si abbandoni definitivamente... io purtroppo, posso dire, con profondo rammarico, perché secondo me è un gesto irresponsabile, da parte della ditta e da parte dell’assessorato. Ognuno deve fare la sua parte. Noi dobbiamo assumerci la responsabilità di fare pressione e mantenere alta l’attenzione. Il solo elemento su cui possiamo contare è il coinvolgimento della gente che almeno in questa vicenda sembra essere positivo. Un altro elemento positivo, che è emerso da questa vicenda, almeno per quanto riguarda Francofonte, è che c’è stata abbastanza unità tra le forze politiche.


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L’ospedale sopra la collina
11 dicembre 2008, di : una ex paziente

Siamo quasi nel 2009. Il nuovo ospedale rimane fermo da 14 anni. L’attuale ospedale di lentini è un disastro. Crepe negli edifici, fili portanti che escono dai muri, struttura interna che lascia molto a desiderare. Per non parlare del personale medico e non. Sn stata ricoverata 2 volte in 3 anni. I medici non hanno alcuna umanità nei confronti dei pazienti, anzi, si scocciano quando le anziane signore hanno bisogno di conforto, gli infermieri non sono meticolosi, dimenticano le terapie.. insomma, uno schifo. Davvero spero di non aver mai più bisogno di loro. Mi spiace dire queste cose, screditare il mio paese e i suoi professionisti ma sento di dover aprire gli occhi a tanta gente.