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Sicilia: Siccità estrema e gravi disagi nella distribuzione idrica.

Laghi come quello di Pergusa ad Enna non esistono più e le dighe della provincia di Caltanissetta sono prive di ogni manutenzione e a secco.

di cirignotta - giovedì 18 luglio 2024 - 66 letture

Il valore delle dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dall’ONU che ha dichiarato che attualmente, 3,6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua per almeno un mese all’anno e che si prevede che questa cifra aumenterà a più di 5 miliardi entro il 2050. Ci rende responsabili delle conseguenze legate ai rischi legati all’acqua. Più di 100 Paesi non sono in grado di disporre di risorse idriche gestite in modo sostenibile entro il 2030.

Un monito per una Sicilia isola bagnata dal mare nei tre lati che oggi si tocca con mano una grave siccità che ha portato ad una distribuzione controllata e razionata. Ma a farne le spese il turismo, l’agricoltura, tutta la filiera della pastorizia e di altre realtà produttive. La Regione Siciliana è in affanno sul piano di emergenza per la siccità che vede ad oggi solo un impegno del 19,7% delle somme stanziate. Laghi come quello di Pergusa ad Enna non esistono più e le dighe della provincia di Caltanissetta sono prive di ogni manutenzione e a secco.

Una condizione che la stessa CNN in un suo articolo molto dettagliato ci fa notare sul concetto di prevenzione della siccità, allertando i turisti americani sullo stato di fatto del turismo siciliano. Nell’intervista il sig. Francesco Picarella capo della federazione alberghiera di Agrigento dice alla giornalista della CNN che il problema sta nella gestione fallimentare delle acque in Sicilia che dura da 20 anni addossando tutte le responsabilità alla politica. Ma la nota aberrante e quella di un allevatore di Caltanissetta che sarà costretto ad abbattere le sue pecore per non farle morire di sete una estrema ratio della grande siccità siciliana. La risposta del presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, è sulle perdite dell’isola, tra raccolti, bacini vuoti e bestiame morente, hanno già superato 1 miliardo di euro. Senza considerare la potenziale perdita di migliaia di euro del turismo perché i turisti che non possono accedere all’acqua in una parte dell’isola stanno cambiando prenotazione in altre. Uno strano odore di rassegnazione e di pianto sul latte versato che la politica fa su sé stessa.

In molte città della Sicilia tra cui Gela città prospicente sul mediterraneo si guarda al mare come risorsa inesauribile ma non utilizzabile. Il razionamento e le attese di giorni per vedere la sospirata acqua uscire dai rubinetti e le psicosi da acqua come miracolo seducente di un oblio fatto di sete e di voglia di lavarsi. A Gela una delle industrie più floride e quella dei serbatoi di plastica e di cemento armato perché rappresentano un sostentamento per la vita della gente che può gestire al meglio l’accumulo di acqua nelle giornate di non erogazione. Intanto le autobotti private viaggiano e sopperiscono alle mancanze dello stato nelle zone non servite come la vicina frazione di Manfria dove l’acqua arriva con il contagocce e dopo molti giorni. Si valutano nelle chat i giorni e la pressione dell’acqua che arriva solo in alcune zone mentre in altre non arriva e si fanno le più disparate ipotesi su colpe e abusi in un dialogo toto tecnico.

Nella parte finale vogliamo dare un’occhiata a paesi che hanno sopperito alla cronica carenza di acqua con soluzioni che ancora la Sicilia vede nello studio ventennale dei bottoni della politica. Nel mondo 183 Paesi usano i dissalatori e quasi la metà dei 16 mila dissalatori si trovano in Medio Oriente, specie nei Paesi del Golfo Persico dove il costo dell’energia da petrolio e metano è basso. A Sorek, 15 km da Tel Aviv, vi è uno degli impianti di dissalazione più grande, che produce 627 mila metri cubi di acqua dolce dal mare al giorno, il 20% di acqua in più di quella di cui Israele necessita. Altro grande dissalatore è nel porto di Jebel Ali, a Dubai negli Emirati Arabi Uniti e produce 600 mila metri cubi di acqua dolce al giorno. L’Arabia Saudita ricava il 50% dell’acqua potabile dagli impianti. In questi Paesi il prezzo è circa mezzo dollaro per metro cubo. La Spagna ha 765 impianti ed è il leader mondiale nel settore della desalinizzazione, sfrutta da decenni i dissalatori, coprendo il 10% del fabbisogno idrico nei territori aridi dell’Andalusia e delle isole Canarie. Per risparmiare sul costo dell’energia, la Spagna usa l’energia solare da impianti fotovoltaici o da pale eoliche.

A causa dei cambiamenti climatici, la siccità configura un rilevante problema e per ovviare al medesimo, molti paesi utilizzano i dissalatori, costosi ed inquinanti. Grazie però alle nuove tecnologie di filtraggio basate sull’osmosi inversa di nuova generazione, si abbasseranno i costi e si risparmierà energia, si ridurranno gli scarti che potranno essere riutilizzati per uso industriale. Inoltre, la massificazione nell’uso di questa tecnologia permetterà di accedere a risorse idriche pressoché illimitate con costi di 2 e 3 euro a metro cubo ed un impegno di risorse economiche per impianto di 15 milioni di euro. Molti attuano un affitto a 150.000 euro ogni due mesi, ciò significa che la dissalazione privata può trovare spazio nell’industria dell’acqua.

In momenti di emergenza quali quello della Sicilia vi è anche la Marnavi S.P.A di Napoli che affitta i dissalatori mobili su nave Il primo impianto è stato già realizzato ed è in grado di produrre fino a 5.000 mc di acqua al giorno in navigazione, ma la Marnavi - grazie al know how di un cantiere interno al gruppo - già sta predisponendo altri dissalatori mobili, della capacità produttiva di 7.000, 9.000 o 12.000 mc di acqua potabile al giorno, in modo da soddisfare al meglio i diversi fabbisogni delle isole minori e dei territori costieri quali quelli della Sicilia. Le navi rispettano la legge n. 60/2022 e in momenti di siccità come quelli che la Sicilia di oggi sta attraversando sono necessarie ma la regione siciliana guarda altri lidi lasciando la Sicilia nel completo disagio sanitario e socioeconomico con perdite che vanno oltre alla spesa delle navi dissalatore.


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