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Intervista con l’artista Jan van Oost

E’ sempre un piacere incontrare Jan, purtroppo le occasioni sono rare perché vive in Belgio ed è spesso in giro per il mondo per il suo lavoro e per il suo viaggiare. Jan Van Oost è uno scultore di fama internazionale; Artista fiammingo belga che ama definirsi un puro Romantico, tenendo a precisare che il suo non è un romanticismo rosa, ma scuro profondo nero, “dark”.

di Ornella Guidi - martedì 25 settembre 2018 - 7259 letture

I suoi lavori suscitano un forte impatto visivo emozionale, anche se mitigato da una sottile vena ironica che li attraversa, e da una eleganza delle forme, che fanno assumere alle sue creazioni dei tratti iperrealistici e surreali al tempo stesso.

Le sue opere dissacratorie, inquietanti, misteriose, si inoltrano nel mondo di Baudelaire del simbolismo maledetto ma vengono avvicinate anche alla grande scuola fiamminga di Antoine Wiertz, Leon Spilliaert e di James Ensor, e se pur con differenze anche di Edvard Munch. I lavori di Jan Van Oost, non conoscono il grottesco, proprio per questa loro plastica eleganza, anche negli accenni di deformità.

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Interessanti le Installazioni, basti pensare alle varie versioni dell’ opera Black Widow - che sia accovacciata in un angolo con il viso, sempre coperto da lunghi capelli neri, o al centro di una stanza, mantiene sempre una sinuosa luttuosa dolorosa femminilità.

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Molto famose sono le opere dedicate a Salomè – La lunga mano con il teschio, un’opera, dove lo scultore ha utilizzato come materiale, cinque chilogrammi di argento purissimo; la bellezza e la purezza del materiale esaltano il plastico, in questo caso drammatico, concetto della morte, come inevitabile approdo della vita. La morte nell’opera di Jan Van Oost riveste un ruolo centrale, quasi una musa ispiratrice. Come l’ artista sottolinea, è l’altra faccia della vita, impossibile da negare, impossibile non rimanere affascinati da questo mistero ultimo.

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Ma lo Scultore, per sue parole, non si affida ad un pensiero religioso di fede, preferisce definirsi ateo, lui coglie nelle varie religioni un senso di oppressione e ne fugge; mentre crede che tutto sia riconducibile, la vita la morte la bellezza, alla Natura.

Non possiamo non citare, nella grande produzione, i disegni facenti parte del ciclo di Baudelaire; fino ad oggi ha realizzato oltre 1.300 disegni nel suo percorso artistico.

Jan Van Oost ha all’attivo decine di Mostre, avendo esposto nelle migliori Gallerie, da Parigi, Londra, Bruxelles, Ginevra, Torino, Roma, Napoli, Berlino, a Tokyo ed oltre, Artista europeo ma mondiale come area di influenza e di mercato.

Jan, vorrei che tu mi parlassi dell’ inizio, di quando hai desiderato fare Arte, sono curiosa di sapere se questo desiderio è legato ad un momento particolare, oppure se è nato e cresciuto in modo naturale fino ad incontrarsi con il tuo straordinario talento.

Jan, a dispetto del cupo romanticismo e del simbolismo oscuro delle sue opere, a tratti reso inquietante dall’ inserimento di elementi spettrali a cornice e centro delle figure; nella vita privata, è un uomo molto amabile e socievole e con molta disponibilità racconta –

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ho disegnato e realizzato oggetti per tutta la mia vita, sin da quando ero un bambino molto piccolo, prima ancora che conoscessi il significato della parola Arte. I miei genitori conservano ancora quei miei lavori su carta ed io considero quei disegni e manufatti, già Arte - semplicemente perché sono un artista e un artista fa Arte.

Si nasce artisti; e un vero artista non ha bisogno di stimoli esterni, di un insegnante, di un libro o di qualcos’altro, e posso aggiungere che in ogni caso, il domandarsi se questi disegni e altre cose, sono belli, non è così importante.

Jan interrompe un attimo il flusso del discorso, per sorseggiare un caffè, ama molto il caffè italiano, forte e denso come lui lo definisce – io ne approfitto per cercare di penetrare nei suoi segreti di artista -

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– Dedicare tutta la vita ad un percorso artistico significa convivere con una grande creatività, ma questa creatività si manifesta come un processo continuo con una sua logica, oppure alle volte si frammenta, sorge in te qualcosa di inaspettato che rompe gli schemi?.

Mi guarda con un’ espressione interrogativa, forse il mio inglese non è dei migliori, i dubbi mi assalgono; poi risponde -

Il passeggiare in una foresta, tutto quello che accade, ciò che vedi, che senti od odori, può avere un impatto nella scelta della direzione da seguire, può spingerti ad addentrarti nel profondo della foresta stessa. A quel punto sei però consapevole che non esiste un orizzonte e che la luce che filtra è davvero poca in una vera foresta nera. Quindi potrei dire di seguire il proprio istinto, facendosi al tempo stesso delle domande e rimanendo sorpreso da tutte le cose intorno.

Un artista è un viaggiatore senza un vero obiettivo. Forse la cosa più importante durante la sua passeggiata è essere aperto a tutti i tipi di sorprese.

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In questa metafora della passeggiata, ritrovo la migliore tradizione dei grandi viaggiatori, soprattutto inglesi dell’ 800, che si spostavano per l’ Europa ma soprattutto in Italia e in Grecia, affascinati dalla ricchezza artistica di questi due paesi, ma che seguivano in questi viaggi anche un loro sentire emozionale, proprio in quel periodo del Romanticismo al limite del Decandentismo, in cui affondano le radici dell’ Arte di Van Oost, e Jan sottolinea più volte, di essere un Artista concettualmente classico e non modernista.

In questo tuo percorso, in che misura l’ Artista si pone nei confronti della società?. E che valore assume l’ opera d’ Arte?-

Facendo riferimento alla tua Arte, si parla di Umanesimo Individuale, in quanto secondo te nell’individuo deve avvenire una presa di coscienza, un’ evoluzione che deve nascere dal di dentro e non da un’ imposizione esterna, da parte di strutture politico sociali - questo è vero?.

Come più volte ho ricordato, il posto dell’ Artista è ai margini della società. Un’ angolatura remota, un comportamento distaccato, sono il posto e il modo migliore di osservazione e consentono di poter incidere, cioè il luogo migliore per essere coscienti della “ condizione umana “ è posizionarsi “ fuori controllo” in quanto molta struttura sociale può creare una censura interiore.

Sono una persona in conflitto, continua lo Scultore; in questo senso non ho troppi modelli sociali da seguire, e vivendo fuori dagli schemi, ad una vita fuori dagli schemi appunto, segue l’ originalità. Certo per vivere contro corrente, ci vuole un’attitudine naturale, questo non va sottovalutato.

Scusami Jan, se ritorno sulla funzione dell’ opera d’arte, ma se la stessa è capace attraverso le emozioni che riesce a suscitare, ad evocare, a far affiorare le nostre zone più nascoste ed insondabili; questo percorso è valido per il fruitore come per l’ Artista che crea?. E il tutto, ha un valore terapeutico, come una psicoanalisi?.

Non sono un terapeuta, non per gli altri e non per me stesso. In effetti camminare con il mio cane in un bosco, è più terapeutico che fare arte. Ma posso immaginare che alcune persone siano costantemente desiderose di cercare chiavi, brividi o momenti piacevoli dentro le opere d’ arte, ma posso assicurarti anche di aver incontrato più persone con una maggiore evoluzione della coscienza, fuori dal mondo dell’arte che non al suo interno. In realtà l’intelletto o la saggezza non hanno nulla a che fare con l’arte ma soprattutto con l’esperienza della vita stessa.

Ma per completare la tua domanda, ti dico che per caso, mi sono reso conto che i miei errori artistici si sono rivelati più interessanti di quei lavori che pensavo fossero perfetti.

Quindi per poter evolvere, contano soprattutto gli errori?

Io so che i miei disegni “catastrofici” sono i migliori che abbia mai creato. Anche se ancora io stesso non ho compreso il loro significato, sono consapevole che hanno fatto accadere qualcosa di unico, che qualcosa è successo e continua ad accadere, mi piace immaginarla come una Magia.

Non credo invece nella psicoanalisi. Lo scenario peggiore è il vivere una vita dove tutto è spiegato e deve esserci una ragione a tutti i nostri comportamenti. Una vita come un libro di spiegazioni, come una pagina in un manuale per spiegare come costruire una libreria "Ikea". Orrore, naturalmente! Come vedi nei musei di tutto il mondo, l’arte deve essere spiegata, semplificata.

Beh, sono felice di quanto dici, istintivamente quando vado ad una Mostra, rifiuto le visite guidate che pure sono interessanti o le cuffiette per le spiegazioni dei vari dipinti, e questo per non farmi influenzare emotivamente. Poi alla fine acquisto il catalogo; solo dopo aver privilegiato le emozioni suscitate dall’opera d’arte, solo allora posso conoscerla meglio.

Sì, le persone hanno paura dell’ ignoto. L’ arte è vissuta con un atteggiamento ipocondriaco. Vedono un’opera d’arte e senza chiedere a loro stessi, interpellano Google per fare un po’ di chiarezza. Cercano le risposte su Google, anziché le loro, perché in fondo, ne hanno paura. Non vogliono perdersi nell’arte, preferiscono una vita noiosa, che però senza domande e risposte interiori, rischia di diventare sempre più noiosa.

Per molti, è molto meglio continuare ad accettare la saggezza filosofica del "non sapere" - prendere coscienza di sé può essere doloroso, in alcuni casi devastante, o solo faticoso.

Come definiresti la tua opera, in tre parole?.

Viscerale barocca.

Va a colpire nel profondo, non sono opere facili, che si fanno piacere subito, sono opere che esaltano il silenzio, i simboli della tristezza, della solitudine come condizione umana. Il silenzio è molto importante, evoca un paradise lost.

Uno dei temi focali della tua Opera, è il rapporto simbiotico fra Eros e Thanatos, cosa puoi dirmi al riguardo?

Sì, è proprio un rapporto viscerale, l’ amore è annullamento di sé, è morte di sé, è sofferenza, nell’amore devi darti tutto, è molto rischioso, alcune persone lo fuggono, vogliono amare ma fino ad un certo punto, ma non funziona così. C’ è una tragicità nell’amore, l’ amore deve essere vissuto mettendo in gioco la propria vita.

Nelle tue sculture, nei tuoi disegni ci sono figure erotiche, nelle forme sinuose dei corpi che si sfiorano, che sono legati, poi però al posto delle teste ci sono i loro teschi, sono provocatorie nello shock emotivo che suscitano? . L’ elemento teschio è molto presente, a testimonianza di quel Simbolismo maledetto citato all’inizio.

L’ orrore e la seduzione insieme, sono un motivo contingente alle mie opere ed un elemento affascinante. Ho creato opere pensando agli scritti di De Sade e di Pasolini, anche se De Sade si spinge fino al grottesco. C’è un filo conduttore in letteratura e quindi nell’ Arte che lega queste due emozioni, al di là dello spazio temporale degli artisti. Due emozioni forti che mi piace e provo ad evocare con i miei lavori.

Ritorna in queste espressioni, il suo pensare di puro e cupo romantico, che va oltre le tematiche Goethiane, in cerca di brividi noir da far pensare ad Edgard Allan Poe.

All’ interno della sua poetica artistica, rivestono molta importanza, anche le opere con gli Specchi, lo specchio - un oggetto, una superficie che le persone usano come rimando dell’ immagine di quello che vorrebbero essere; ma gli specchi nei lavori di Van Oost non si prestano a queste illusioni, presentano delle rotture, dei fori, che sono lì a ricordare che nessuno è quello che si illude di essere.

Lo Scultore, continuando la conversazione, accenna ad altri artisti che hanno utilizzato nelle loro opere, gli specchi, come Michelangelo Pistoletto, e coglie lo spunto per una digressione sull’ Arte Povera; cita Calzolari, Kounellis, lui condivide l’ Arte Povera, l’ Idea, al centro di tutto. Anche se lui stesso ha definito la sua arte – viscerale barocca.

Lui stesso ne è espressione, anche nella cura dei dettagli, nella sua passione per la bellezza in tutte le forme, nella scelta dei puri materiali, come l’ argento e il marmo bianco di Carrara o le perle. Ricordo un piatto d’argento con sopra una perla. Gliene parlo, gli dico che quando l’ho visto, mi ha cambiato il respiro, mi ha fatto fare un grande respiro, è come se avesse aperto uno spazio fisico e mentale, gli ho chiesto il perché dell’ accostamento – è un’ opera decadente, mi ha risposto.

Jan si definisce un Dandy, si riporta al grande scrittore irlandese, Oscar Wilde; lo ama molto ed ha una cura incredibile nel vestire, come un vero dandy, ama i vestiti originali di sartoria ed insieme ama anche la vita bucolica, la ricerca di una sorta di Arcadia, una raffinata semplicità a contatto con la Natura.

Sei un grande Artista ed un uomo affascinante, sembra che tu abbia avuto tutto per vivere una vita molto interessante, piacevole. Cos’è per te, una vita piacevole, come potresti definirla?.

Allora Jan Van Oost mi sorprende perché mi risponde con un prisma di domande.

Mi chiedo che cosa significa una vita piacevole: è una vita soddisfatta, una vita dove non manca nulla, oppure una vita di coscienza?.

Una vita piena di suspense o una vita equilibrata?. Una nuova vita, o una vita di accettazione?. Una vita che gli altri vogliono condividere?. Una vita flessibile, modificabile o una vita noiosa o una vita di contenuti?. Una vita semplice. Una vita sana. Una vita spirituale?.

In tutte queste sfaccettature, si riflette il suo dinamismo interiore, la costante ricerca di equilibri e rotture, come vitale processo di evoluzione.

Terminiamo l’ intervista, con la più classica delle domande – puoi parlarmi del tuo prossimo lavoro?.

In questi giorni, appena rientro in Belgio, finirò una grande opera che riguarda Il Paradiso, che segue la Trilogia sul tema Dantesco – L’ Inferno, Il Sogno di Dante e la Profezia di Beatrice. E’ veramente una grande opera.

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Lo dice mentre si alza, mi saluta baciandomi il viso e dopo un leggero abbraccio si allontana, ed io lo guardo andare via con tutto il suo fascino di grande Artista.

Grazie Jan.

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Foto delle opere per gentile concessione di JAN VAN OOST


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Intervista con l’artista Jan van Oost
10 novembre 2019, di : ornella guidi

Mi fa piacere segnalare la Mostra in essere - POMPEI E SANTORINI: L’ETERNITA’ DI UN GIORNO - alle Scuderie del Quirinale - ROMA fino al 6 Gennaio 2020 dove - su invito dei Ministri della Cultura dei due Paesi Italia e Belgio - espone anche l’Artista Jan Van Oost con una sua Installazione - Black Widow
Intervista con l’artista Jan van Oost
10 novembre 2019, di : ornella guidi

Mi fa piacere segnalare la Mostra in essere - POMPEI E SANTORINI: L’ETERNITA’ DI UN GIORNO - alle Scuderie del Quirinale - ROMA fino al 6 Gennaio 2020 dove - su invito dei Ministri della Cultura dei due Paesi Italia e Belgio - è presente anche Jan Van Oost con una sua Installazione - Black Widow. La Mostra sta riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico, per la presenza di prestigiosi Artisti e reperti archeologici unici.