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Il passo del gambero e la miseria della politica

La competizione elettorale per le elezioni in Emilia Romagna e Calabria è stata l’ennesimo esempio di politica quale squisita espressione di potere. E’ stata una sorta di moderna disfida di Barletta...

di Gaetano Sgalambro - giovedì 30 gennaio 2020 - 2387 letture

La competizione elettorale per le elezioni in Emilia Romagna e Calabria è stata l’ennesimo esempio di politica quale squisita espressione di potere. E’ stata una sorta di moderna disfida di Barletta, tra due campioni del “super ego”, che si sono contesi la vittoria sul confronto dei loro due tipi di autoreferenzialità. Su ognuno di questi avevano puntato le corrispondenti aree politiche della sinistra e della destra. Il M5S, pur presente, non partecipava alla tenzone.

L’attenzione morbosa dei media era puntata sul suo esito per i contraccolpi attesi sia sulla riconfigurazione delle forze sul terreno nazionale, sia sul riequilibrio tra quelle di governo. E tutti questi importanti effetti sarebbero dovuti accadere senza che una parola chiara fosse stata detta dai contendenti agli elettori sui rispettivi programmi di legislatura e all’opinione pubblica almeno sul peso che questi avrebbero potuto avere sul quadro nazionale.

Alla conclusione della tornata elettorale esplodono le attese politiche nelle voci dei più illustri opinionisti dei nostri media e dei più illuminanti uomini di partito. Quasi in coro affermano: si è ritornati al bipolarismo, il M5S è giustamente squalificato per il suo abbandono; bisogna riequilibrare i rapporti di forza entro la compagine governativa; bisogna riconsiderare il disegno della legge elettorale proporzionale.

Ebbene, non credo che sia tanto difficile accorgersi che in questo modo abbiamo fatto un passo avanti e due indietro, come il gambero. Mentre il paese ha bisogno di un passo ben diverso.

Non entro nel merito delle suddette valutazioni, dico soltanto che noi abbiamo oggettivamente davanti una profonda crisi di sistema dello Stato, con gravissime ripercussioni sulla società civile e sul futuro del paese. A fronte di un tale serio scenario che significa qualificarsi di destra contro la sinistra e viceversa, senza avere la minima idea seria sul da farsi? Quando si dovrebbe sapere che per potere uscire dalla crisi occorre la mobilitazione consensuale della stragrande maggioranza dei cittadini (a prescindere da ogni colore politico)?


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