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Il mondo capovolto

In un mondo normale sarebbe l’atteggiamento di chi ha invitato il Papa ad essere considerato intollerante.

di Pina La Villa - domenica 20 gennaio 2008 - 2260 letture

20 gennaio 2008

Oggi ho visto il TG2. Quella che doveva essere l’adunata oceanica per solidarizzare col Papa non so se è stata oceanica ma è diventata, attraverso le interviste ai virtuosi e scandalizzati uomini politici presenti – dai leghisti ai margheritini - una cosa ridicola. Gli intervistati sembravano essere veramente convinti che erano in Piazza San Pietro a combattere la battaglia per la tolleranza. Da morire dal ridere, se non fosse che poi questi Tg li vedono mia madre e i miei cugini, i miei alunni e i miei vicini di casa e il tabaccaio e il fruttivendolo e i genitori dei miei alunni. E pochi, di fronte a questo attacco alla libertà del Papa, possono cogliere la “sottile” contraddizione tra la condanna a cinque anni di carcere di un presidente della Regione che afferma che il suo governo esce rafforzato da questa sentenza, e la retorica della educazione alla legalità nelle scuole siciliane.

I fatti, più o meno, sono stati questi: Il Papa viene invitato a presiedere l’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza di Roma. Un gruppo di studenti e di docenti critica la scelta di invitare il Papa e fa sapere che protesterà. Il Papa non va all’inaugurazione.

In un mondo normale sarebbe l’atteggiamento di chi ha invitato il Papa ad essere considerato intollerante. Non era un’occasione liturgica, né un evento straordinario nel corso dell’anno accademico, né poteva essere un dialogo, perché il Papa, come istituzione e senso del suo ruolo, non può “dialogare” coi fedeli, li può al massimo benedire. E quindi casomai è intollerante il Papa che prima accetta l’invito e poi non se la sente di esporsi alle critiche; o di chi pensa di rinvigorire un Angelus domenicale sempre più deserto proponendo un’adunata oceanica di solidarietà col Papa, il cui discorso nel frattempo viene diffuso con tutti i – potenti – mezzi del Vaticano, mentre la voce degli studenti e dei docenti che aveva provato a protestare viene soffocata dal clamore dell’indignazione di destra e di sinistra.

Invece nel mondo rovesciato in cui viviamo gli intolleranti sono diventati gli studenti e i docenti che hanno protestato. Quelli che sono una minoranza, quelli che vengono presentati come blasfemi medievali, laicisti ottusi e impenitenti. Sì, loro sono forti e possono permettersi di essere intolleranti, di decidere che il Papa parla o non parla. Sì, sono loro ad avere in pugno Radio Maria, l’Avvenire, L’Osservatore romano, sono loro a dettare l’agenda politica mettendo sul tappeto la revisione della legge 194, sono loro a usare il termine moratoria per la legge sull’aborto dopo che è stato usato per combattere l’esistenza della pena di morte, sono loro a far parte dell’esercito di insegnanti di religione mandati nelle nostre scuole e pagati dallo Stato. Povero Papa, non ha nessuno che possa difenderlo e diffondere le sue idee, mentre il documento dei 67 docenti di fisica è stato spiegato punto per punto in tutte le trasmissioni televisive e gli studenti hanno potuto dire le loro ragioni in tutti i talk show.

Lo scandalo e i distinguo e i dibattiti televisivi che sono seguiti alla protesta – che peraltro non ha mai fermato nessuno, nessuno che volesse veramente dialogare - non hanno altro che questo significato: nessuno può criticare il Papa. Nessuno, e tanto più gli intellettuali della Sapienza di Roma, possono permettersi di scandalizzarsi di fronte a quella che ormai è diventata un’ingerenza costante e pesante delle gerarchie ecclesiastiche nella vita politica italiana. Nessuno può permettersi di denunciare questa ingerenza.

Ecco la vera intolleranza, quella alla quale siamo tragicamente e storicamente abituati.

La vicenda mi ricorda l’osservazione di un mio alunno, verso la fine degli anni novanta, in un liceo catanese. In quella scuola – notoriamente di sinistra - c’era ancora il crocifisso proprio sulla mia testa, in ogni classe. Non mi aveva mai dato fastidio, in verità, anche se qualche volta riflettevo sull’errore di Togliatti a proposito dell’articolo 7 della Costituzione. E dovendo insegnare storia ed educazione civica, una volta mi azzardai a dire, a mò di esempio, che il crocefisso e l’ora di religione a scuola erano in contraddizione con la natura laica dello stato e quindi a rigore non dovevano esserci. Il mio alunno, bravo ragazzo che frequentava un gruppo di scout, mi rispose che il mio era un atteggiamento intollerante. Cercai di farlo ragionare (allora credevo che fosse possibile). Visto che sosteneva che il crocifisso era lì perché la maggioranza degli italiani erano cattolici, non poteva allo stesso tempo sostenere che alcune sparute minoranze di atei, islamici e altre religioni potessero essere intolleranti nei confronti di una fede, fino a che quella fede non avesse preteso di imporsi su quelle sparute minoranze. Finse di venire incontro al mio discorso e propose di mettere tutti i simboli religiosi degli alunni presenti in classe. Mi opposi a questa soluzione (già me li immaginavo litigare tra di loro come allo stadio, ognuno coi colori della propria squadra) e lui si meravigliò moltissimo: era stato cosi’ condiscendente nei miei confronti! Ecco, i cattolici sono tolleranti, gli altri sono intolleranti! Non riusciva proprio a capire, non voleva proprio capire, che stavamo lì come cittadini e non come militanti di una fede.


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