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Guerra e Pace: Armonia e Caos

"Come mai io soltanto non vedrei quello che vedete voi? Voi vedete sulla terra il regno del bene e della verità, ma io non lo vedo".
- Lev Nikolajevi č Tolstoj, Guerra e Pace

di Martina Famulari - mercoledì 23 marzo 2022 - 5964 letture

Dalla fine di febbraio si respira un clima di terrore per molti solo negli ultimi tempi è sintomo di una guerra che coinvolge tutto il mondo In realtà il conflitto tra Ucraina e Russia è in corso dal 2014. Determinate tematiche lasciamole agli esperti e a chi davvero è capace di fare un’analisi dettagliata e coerente delle attuali dinamiche. La guerra è sempre sinonimo di dolore, ma come i grandi ci insegnano, molto spesso essa è la distruzione definitiva dell’illusione che il processo di civilizzazione si sia sedimentato nell’animo e nel comportamento degli uomini: al contrario, è sufficiente che lo stato consenta e obblighi i cittadini all’uso legittimo della violenza affinché riemergano le più violente pulsioni aggressive. La guerra è follia. È pulsione incontrollata e taciuta.

Negli ultimi giorni sono avvenuti diversi momenti storici e commemorazioni: la festa della donna. In cui non si celebra la donna piuttosto la riconoscenza dei diritti alla popolazione femminile e la situazione sociopolitica che sta dilargando in occidente. L’aumento dei prezzi sul carburante, farinacei e sul gas. Il coronavirus è diventato un ricordo. ​ Si narra che in uno scambio di epistole tra Einstein a Freud, il fisico domandò: ”Caro Sig. Freud [...] la domanda è: c’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?” «La forza muscolare viene accresciuta o sostituita mediante l’uso di strumenti; vince chi ha le armi migliori o le adopera più abilmente».

Alla forza muscolare e gli strumenti si accosta l’intelletto, nella lotta tra forti e deboli si comincia a risparmiare il nemico per renderlo servo. Il predominio del più forte e la strada che porta dalla violenza al diritto, è l’opposizione dell’unione dei più debole allo strapotere del più forte. Ogni giorno assistiamo ad eventi che non ci sconvolgono, scrolliamo i nostri smartphone alla ricerca dell’articolo perfetto a cui credere, non usiamo filtri. Eppure notizie come delitto passionale, guerra, violenza, omicidi e suicidio generano in noi stupore e paura. Come può la natura umana arrivare a tali azioni?

Lo scopo del giornalismo non è distorcere la verità ma raccontarla per ciò che nella sua essenza rappresenta. Ogni tipo di comunicazione culturale è necessaria quanto la disciplina per ottenere un bene morale e la propaganda giornalista molto spesso diventa fonte che alimenta ignoranza, non riconoscendo il vero dal falso, si inizia a credere a tutto. E’ importante osservare, studiare, leggere e non abboccare al piacere istantaneo dell’informazione.

La guerra è stata vissuta dai nostri nonni, possiamo ascoltare le loro storie, ma mai abbiamo visto una realtà come quella attuale, soprattutto, se la guerra prevede un coinvolgimento mediatico e un grande capacità di influenza psicologica come quella attuale. Gli argomenti tabù, il proibito, sconvolgono perché la nostra società pur essendo così avanti e aperta ancora risente un pensiero culturale ristretto, in cui, i ragazzi, i bambini e anche gli adulti, non sono abituati ad argomenti che generano paura, gli esseri umani non sono abituati al ciclo naturale che intercorre tra la vita e la morte, perché non li riguarda, accettarlo è doloroso.

La morte di Gino Strada fondatore di Emergency avvenuta pochi mesi prima dello scoppio di questo tragico conflitto mondiale non è stata casuale. Per anni Gino e sua moglie Teresa hanno cercato di far luce su quei territori assaliti dal grande disastro delle guerre, bambini illusi con le mine, famiglie dilaniate e stranieri in esilio. Il nostro occidente è una parziale parte del globo che attualmente è dilaniata, l’urgenza della pace ricorre in tutto il mondo. La guerra è la forza violenta di un mondo, di un’ essenza che urla la forte esigenza di trasformare e considerare le tragiche realtà, che per anni non sono appartenute alla nostra civiltà, eppure questa forza motrice chiamata “Violenza” è presente in ogni vita. ​ La guerra va fermata allottando ogni tipo di violenza, da quella fisica al grande sfruttamento della natura, all’inquinamento climatico, al padre che incrementa sensazioni di dominio, competizione e insicurezza nel figlio. La guerra gode di un grande privilegio: il diritto. La nostra Costituzione italiana così tanto odiata è stata il mezzo con cui proclamarci uno stato per la Pace. L’Italia non potrebbe mai iniziare una guerra solo grazie al passato, al sacrificio di milioni di vite e alla nostra giurisprudenza. L’inizio di ogni conflitto dipende dalla personalità che origina tale evento, non esistono leader mondiali, politici, giuristi, militari e/o civili ma vite. Non esistono figli e mariti. Non esistono padri e madri. Per ogni vita vale il prezzo di un’altra. Vale la persona più vicina a noi. Il prezzo di una vita non vale una fossa comune.

La fine della guerra dipende solo da noi. Il figlio fomentato dal delirio di onnipotenza, la figlia su cui si proietta un futuro militare, la violenza passiva seminata al mendicante che al semaforo chiede elemosina, il “signorina” attribuito alla dottoressa, l’ingegnera a cui con difficoltà si pensa al volto di una donna, la moglie su cui vengono inflitti ogni tipologia di abusi. Non è una coincidenza che militari post guerra sviluppino i sintomi di disturbo post traumatico da stress, non parliamo solo di uomini mandati al fronte ma anche di civili sfollati che probabilmente avranno grandi ripercussioni fisiche e psicologiche come anche in questo caso disturbi insorti a causa della guerra. Abbiamo il libero arbitrio, quello di scegliere tra il Bene e il Male.

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