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42 domande 42 a donna Giorgia

I giornalisti veri cagnolini di guardia del potere

di Adriano Todaro - mercoledì 10 gennaio 2024 - 680 letture

Nella conferenza stampa di fine anno della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i giornalisti che avevano deciso di non disertare l’incontro, avevano una grande possibilità. La possibilità di dimostrare che sono i veri cani di guardia del potere. Invece siccome, nel nostro Paese, tutto finisce in farsa, hanno dimostrato di essere semplici cagnolini che fanno le fusa al potere.

All’inizio dell’incontro il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli aveva fatto presente che «per la prima volta nella storia decennale di questo appuntamento la Federazione nazionale della stampa ha inteso disertare per protesta la conferenza stampa. Una protesta che nella sostanza condivido. Ci allarma, infatti, l’approvazione avvenuta nei giorni scorsi di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria. Ci preoccupano, a questo proposito, certe espressioni ingiuste e calunniose di alcuni parlamentari». Poi così prosegue: «L’Italia da anni è sotto osservazione delle istituzioni europee per l’elevata mole di azioni giudiziarie intimidatorie contro i giornalisti. Per questo chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato; una proposta che non disincentiva in maniera seria le liti temerarie e comprime invece, a nostro avviso in maniera ingiustificata, il diritto dei cittadini a un’informazione libera e approfondita…». Ma la signora presidente, che è molta furba, ha preferito glissare su questi e altri temi. E siccome viene negato il diritto a qualsiasi replica ai giornalisti, può stare tranquilla. Una domanda, tra le più ficcanti, è stata questa: «Lei è contenta del nuovo corso della Rai?». Qualche giornalista di lungo corso l’azzanna con una domanda fondamentale: «Cosa pensate di fare riguardo ai paradisi fiscali?». Sono domande da togliere il sonno anche a una presidente che ci tiene a farsi chiamare il presidente. Sentite questa: «Perché non fa qualcosa di centro per consolidare questo elettorato?». I prossimi licenziati dell’Ilva, ben 800, non vedevano l’ora di sapere cosa fa la signora Meloni per consolidare l’elettorato del mitico Centro. Ma c’è di più e un giornalista sprezzante del pericolo, ha posto questa domanda-dinamite: «Potrebbe indicarci tre obiettivi da raggiungere nei primi sei mesi del 2024?».

La stampa libera e indipendente non dà tregua al potere come è giusto sia. Ecco, allora la domanda-trabocchetto: «Che idea si è fatta sull’inchiesta degli appalti Anas?». Su questa domanda, voglio però sottolineare la risposta della Meloni. Sentite un po’: «Mi preoccupa vedere su diversi quotidiani dichiarazioni che non ho mai fatto. Su Tommaso Verdini ho trovato dichiarazioni mai fatte. In ogni caso non ho elementi per commentare il fatto in sé. Sulla questione ci sta già lavorando la magistratura, gli sviluppi e le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, e Salvini non è tirato in causa». E i visti d’ingresso? Calma arriva anche la domanda sui visti. Domanda pesante: «Come intende mettere mano sulle procedure che riguardano i visti per l’ingresso?». Risposta: «Tajani e Piantedosi hanno cominciato a snellire le procedure. Confido che si possa lavorare per elaborare le più di 150mila richieste che ci sono pervenute nel 2023». Contenti della risposta? No? Ma allora, ditelo che siete incontentabili. E pure de’ coccio!

Poi c’è la domanda-vassoio: «Che idea si è fatta della vicenda Pozzolo? Ha intenzione di prendere dei provvedimenti nei suoi confronti?». Secondo voi davanti a una domanda così, la presidente del Consiglio cosa avrebbe dovuto rispondere? Ad esempio «Non mi sono fatta nessuna idea e non prenderò provvedimenti». E, invece, così risponde: «Il parlamentare Pozzolo dispone di un porto d’armi per difesa personale, girava con un’arma a Capodanno. La questione è che chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodire l’arma con responsabilità e serietà. Pozzolo verrà deferito dalla commissione garanzia di Fratelli d’Italia e disporrò che nelle more venga sospeso da Fratelli d’Italia. Non sono disposta a circondarmi di persone non responsabili». Quest’ultima frase fa un po’ ridere ma, insomma, è risaputo che certe bugie aiutano a vivere.

Domande sulle guerre in corso e le spese conseguenti? Non pervenute. Domande sul caro-affitto? Dimenticate. Domande sui morti sul lavoro? Obliate. Domande sull’evasione fiscale? Non sia mai. E perché si attendono mesi per fare una Tac? Boh! Non parliamo poi dei contratti di lavoro non rinnovati e amenità del genere. Cose superate. Buone solo per le campagne elettorali. A proposito. È probabile che la signora Meloni e la signorina Elly Schlein si presenteranno come capolista alle europee. E subito dopo essere state elette, daranno le dimissioni perché non possono essere nel Parlamento italiano e in quello europeo. Questo nessuno lo ha sottolineato. Pensate, tutti sanno che il loro è un abuso, eppure nessuno dice nulla. Poi si meravigliano se gli italiani non vanno a votare.

Mentre la riforma della Giustizia procede a rilento, il governo ha sposato la scelta di impedire la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare contro la quale la Federazione nazionale della stampa sta protestando. La domanda penetrante è: «Ha condiviso questa scelta e perché?». Sentite la risposta: «La norma è frutto di un emendamento parlamentare che arriva da un esponente dell’opposizione su cui c’è stato parere favorevole del governo ma non è un’iniziativa del governo per cui la manifestazione sotto palazzo Chigi, quando iniziativa non è del governo doveva essere sotto il Parlamento visto che le Camere si sono assunte le responsabilità. L’emendamento riporta l’articolo 114 del codice di procedura penale al suo perimetro originario. La riforma Orlando fece un’eccezione consentendo la pubblicazione delle intercettazioni. Qui non si toglie il diritto del giornalista a informare io non ci vedo un bavaglio a meno che non si dica che la stampa sia stata imbavagliata fino al 2017. A me pare un’iniziativa valida, forse non l’avrei presa, io non l’ho fatto, ma mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto alla difesa del cittadino».

I giornalisti presenti che sono veri cani-segugi che non mollano la preda, incalzano con una domanda acuminata sul familismo mettendo così Giorgia con le spalle al muro. Lei, vera underdog della Garbatella, così risponde: «Questa accusa di familismo comincia a stufarmi. Nell’attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi entrambe a sinistra, Pd e Sinistra Italiana che ha un gruppo di 8 persone per cui la coppia fa il 25% del partito e non c’è mai stata un’accusa di familismo. Si sa che quando dedichi tanto tempo alla politica le persone diventano amici, moglie o marito. Ma non toglie il valore del militante. Mia sorella è da 30 anni militante di FdI, forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito mio».

E gli affaristi. «Chi mi conosce – risponde Giorgia con sicumera – sa bene cosa io pensi di questioni che riguardano affaristi e compagnia cantante, non sono mai stata particolarmente comprensiva, mi pare che con questo governo affaristi, lobbisti e compagnia cantante non stiano passando un bel momento e non escludo che diversi degli attacchi che ci arrivano siano figli di questa dinamica». Poi passa, ancora una volta al fatto di non essere ricattabile. Nessuno lo aveva chiesto, ma la presidente si auto risponde: «Io dico solo che non sono ricattabile, sono una persona che sceglie liberamente. Non dico che gli altri si facciano condizionare – ha spiegato Meloni – io non lo sono e lo ribadisco ogni volta che posso penso che questo debbano fare i politici non ho altro da dire». Chi la ricatta? Non era il caso di farlo sapere anche a noi poveri sudditi?

Poi da vero omo, scappa a fare la pipì. Su questo aveva ragione e sono solidale con lei. Quando scappa a me, divento matto e devo trovare assolutamente un posto per svuotarmi la vescica. Sapete, a una certa età noi omini…


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