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A partire da Julian Assange e Udo Ulfkotte

Il caso Assange e Udo Konstantin Ulfkotte  sono emblematici della produzione del falso. La verità è sostituita dalla manipolazione dei dati e dalla loro scomparsa, al loro posto non vi è che...

di Salvatore A. Bravo - mercoledì 5 giugno 2024 - 535 letture

Paideia

La totalità è falsa, dinanzi a tale constatazione e realtà, si pone il problema del “Che fare”.

Il caso Assange e Udo Konstantin Ulfkotte  sono emblematici della produzione del falso. La verità è sostituita dalla manipolazione dei dati e dalla loro scomparsa, al loro posto non vi è che il falso non riconosciuto. In Italia il silenzio sul caso Ulfkotte è indicativo della “libertà” del sistema. Ulfkotte ha lavorato per la Frankfurter allgemeine Zeitung ed ha denunciato la compravendita dei giornalisti e dei politici e la produzione delle notizie con cui giustificare i bombardamenti etici. Il suo testo Gekaufte journalisten, «Giornalisti comprati» tradotto nel 2020 in Italia è quasi sconosciuto. I giornalisti, secondo Ulfkotte, sono pagati dalla CIA per manipolare adeguatamente i fatti in modo da rappresentare positivamente gli degli Stati Uniti e giustificare l’imperialismo a stelle e strisce. L’Occidente non è una pluralità di realtà politiche e statuali, l’occidente coincide con gli Stati Uniti. L’egemonia economica e politica è solo americana. Nell’occidente assistiamo ad un nuovo feudalesimo: il grande feudatario (Stati Uniti) e i vassalli (alleati).

L’autore è morto improvvisamente nel 2017, dopo aver denunciato in interviste [1] e nel suo testo l’agonia della democrazia. Il corpo è stato immediatamente cremato, pertanto non sono state possibili indagini sulle cause della morte.

Il caso Assange e Udo Konstantin Ulfkotte dimostrano che l’uguaglianza è solo formale, in quanto cittadini che si nutrono del falso sono solo consumatori e sudditi senza voce. I cittadini nelle democrazie capitalistiche sono: i senza voce e i senza linguaggio. Non devono pensare, devono essere educati/addomesticati alla servitù volontaria con la menzogna. L’abitudine e la consuetudine a vivere in un clima di negazione della verità deforma la natura umana, rende “normale il male di vivere” e la disperazione. Esse sono rimosse dagli eccessi e da un mondo onirico che persegue una distopica onnipotenza che occulta la dolorosa impotenza quotidiana.

L’uguaglianza secondo il capitale dev’essere solo moltiplicazione dei desideri, l’essere umano dev’essere solo un orcio bucato, che nulla trattiene e pensa, un consumatore liquido e pronto a “credere” nel sistema. Gli orci bucati non donano e non si conoscono, semplicemente sono al mondo per soddisfare desideri indotti, per cui oscillano tra il desiderio e il tedio. Il giornalismo nell’orcio bucato inserisce servilmente ciò che il dominio stabilisce. Siamo dinanzi ad una piramide di comando dell’informazione. Dobbiamo avere il coraggio di martellare le notizie. Il coraggio della verità senza il quale nulla è possibile. Martellare significa porre domande, quelle che il sistema neutralizza con i suoi dogmi e con “progressismo acefalo”.

L’aggressività animalizza ed induce ad essere imprenditore dei propri desideri, i quali divengono l’ombelico del mondo, il resto si inabissa. Recidere il cordone mediatico che tiene unito ciascuno alla macchina del sistema è il fine della prassi che ci attende. Seminare domande per una paideia delle risposte e della progettualità. È il compito di coloro che testimoniano e credono razionalmente nella democrazia sostanziale.

Chi vive da estraneo a se stesso, non può che trascorre la propria esistenza nella noia che gli segnala l’inautenticità della propria condizione. A questa “inautenticità” bisogna dare una risposta. Oggi è la psicologia a “curare i sintomi del malessere generale”, mentre solo la prassi può guarire dall’angoscia che produce il sistema. Senza riferimenti etici-politici e senza futuro il soggetto è negato nella sua natura razionale e progettuale.

L’abbondanza delle merci coincide con la reificazione del soggetto, il quale consuma ed è negato nella sua identità di indole e genere. La libertà del capitalismo procede per imposizione di stereotipi funzionali alle logiche del dominio. Femminilizzare non significa emancipazione delle donne, ma il loro assoggettamento ai valori del liberismo, sono usate per disarcionare il genere maschile e sostituirlo con “le fedelissime” al potere. Se il contratto silenzioso vien rotto esse sono espulse senza garanzia alcuna dal sistema. La liberazione artificiale del “femminile” è usato per rappresentare il capitale, anche, come liberatore delle persone omosessuali, in realtà si chiede a questi di vivere lo stereotipo con cui sono rappresentati dai media. Liberi di essere uno stereotipo vivente che deve confermare consumismo e fluidità del capitale. L’azione del capitale è finalizzato ad omologare, asservire e atomizzare. L’individualismo anticomunitario è il cemento culturale con cui il sistema struttura il dominio, usa i sudditi come araldi del dominio in corso.

Si può ipotizzare una linea di resistenza in assenza di una organizzazione strutturata sul territorio. Ciascuno deve fare il suo, è sempre possibile l’agire, in primis è necessario tenere le posizioni, non bisogna retrocedere. I resistenti ovunque si trovino devono “tenere” la loro opposizione critica che anticipa la prassi, la prepara con gradualità, bisogna affinare la critica per poter mostrare che “il migliore dei mondi possibili” è luogo del falso nel quale la verità è stata sostituita dal regno delle ombre. In ogni luogo della formazione bisogna preparare l’Arca invisibile della paideia, in modo che quando il diluvio del capitalismo rovinerà per i suoi eccessi e per l’amoralità assoluta che lo connota, non vi sia solo barbarie e si possa dirigere fuori dagli effetti apocalittici del capitalismo. Non è vero che non c’è nulla da fare, il rischio dinanzi ad una contingenza violentissima è il disorientamento, un senso di impotenza non trascendibile.

La storia ci dimostra che nessun sistema è eterno, le contraddizioni occultate e taciute sono tra di noi attendono di essere pensate e oggettivate per diventare reali. Non c’è contraddizione più grande che l’antitesi tra verità e falsità. Bisogna porre in essere processi di concettualizzazione del presente per contrastare i processi di derealizzazione in corso. L’Arca invisibile del pensiero è luogo nel quale, giovani e non solo, formati al logos attendono il loro tempo, ma agiscono nel presente per allargare i confini dell’Arca.

Eroi e vittime

La paideia della prassi dona la luce del mondo, restituisce i colori dove regna il grigio del capitale che si mescola col sangue dei popoli. Alla verità artificiale dei media asserviti, bisogna opporre il dubbio quale pratica critica delle fonti per uscire dal regno delle ombre e rompere il conflitto orizzontale da cui il sistema trae la forza plastica della sua espansione. L’incipit della libertà è porre tra parentesi la libertà fluida che ci offre il capitale, ciò che è fluido evapora senza lasciare traccia.

Il caso Assange e Udo Konstantin Ulfkotte dimostrano che il nostro tempo non solo ha bisogno di eroi che lavorano con il loro impegno e martirio per la liberazione dei popoli, ma specialmente bisogna reintrodurre reali e storiche figure di eroi che possano contrastare con la loro testimonianza la cultura del vittimismo.

L’occidente bombarda i paesi canaglia e nel contempo nei suoi confini alleva generazioni di uomini e donne che si percepiscono come vittime reali e potenziali. Il fascismo è sempre alle porte, per cui è necessario rafforzare controlli e presidi militari. Il numero delle categorie vittime di violenza si moltiplicano, in tal modo si addestra la popolazione al disimpegno e alla dipendenza di Stati e magnati che sostengono le vittime. Si oscura la figura dell’eroe, ovvero di colui che si impegna in modo disinteressato e consapevole per la comunità, al suo posto regna sovrana l’inamovibile categoria della vittima.

Tutti posiamo essere “eroi” del nostro tempo se anteponiamo la passione per la verità agli interessi personali. Ogni eroe è tale a modo suo, non dobbiamo pensare all’eroe come ad una figura sovraumana, ma ogni persona che si incammina sul sentiero della verità con le sue contraddizioni e limiti è un eroe.

La paideia della vittima serve alla conservazione per giustificare ideologicamente il sistema capitale e celare la verità. Imparare il pensiero autonomo e l’impegno costante per la verità è l’inizio di un processo di autentica democrazia in un tempo in cui anche ciò che è vero è falso. L’Italia è al 46° posto per la libertà di stampa da questo dato si può dedurre il bisogno di eroi che si incamminino sulla via della verità.

Il pericolo più grande è l’autocensura e l’adulazione clientelare verso capi e capetti. Gli eroi della libertà devono combattere contro il nemico interiore che si nasconde in ogni essere umano. La lotta è un processo lungo quanto la vita. Ogni eroe deve testimoniare la liberazione dalle forze regressive interiori ed esteriori. La libertà è lavoro dello spirito contro cui il sistema capitalistico combatte stabilmente per produrre in serie vittimismo e personalità senza intelligenza interiore. Senza tale premessa interiore non vi può essere prassi politica ma solo un’inarrestabile decadenza.

[1] Vedi: YouTube.


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