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De "I Cantieri della Salute"

Per uscire dalla situazione drammatica, senza speranza in cui ci troviamo non servono più rimedi progressivi o moderati ma drastiche misure di riforma...

di Enzo Maddaloni - giovedì 21 dicembre 2006 - 3655 letture

Martedì 21 novembre 2006 alle ore 17,30, presso la sala convegni del “Complesso Monumentale di Santa Sofia” in Salerno, si è svolto il 9° incontro pubblico organizzato dal Forum Regionale degli Operatori della Salute “I Cantieri della Salute”.

Il tema dell’incontro è stato: "L’assistenza diretta alle persone: cos’è cambiato nella realtà quotidiana e nelle stategie gestionali delle Aziende Sanitarie negli ultimi 3 anni? Quali le pratiche 3 anni fa e qual è ad oggi lo stato dei Servizi?"

All’incontro hanno partecipato diversi operatori provenienti da varie Asl della Regione ed un rappresentante regionale di Cittadinanza Attiva.

L’apertura del Forum è stata tenuta da Vincenzo Di Landri, portavoce de “I Cantieri della Salute” per la provincia di Salerno, con la relazione dal titolo: "Per una nuova Salute: ovvero come realizzare il passaggio dal senso cinico al senso civico nell’uso delle risorse".

Filo conduttore della relazione è stato sostenere che un sistema che tutela la salute deve porsi un obbiettivo più vasto di quello strettamente legato alla cura o all’assenza di malattia.

La presa in carico assistenziale, nel senso di “prendersi cura della persona”, in maniera integrata fra più attori assistenziali, potrebbe essere tanto più salda quanto più l’ambiente di vita, il privato sociale e i servizi territoriali (sanitari e comunali) interagissero implementando quel Sistema di Benessere Municipale, che in questa nostra Regione, terminate le scorribande, costituirebbe ancora un valore aggiunto, un forte protagonismo, una eticità radicata.

Il dibattito che ne è seguito ha confermato che la disillusione serpeggia sempre di più: la demotivazione degli operatori sempre meno coinvolti professionalmente, il fallimento dei managers nel contenere i costi e migliorare l’appropriatezza, la percezione dei cittadini di un servizio carente nel tutelare la salute.

La Sanità nella nostra regione è diventata il luogo di spregiudicate transazioni affaristiche e operazioni politiche dannose e poche chiare, che mortificano ambizioni professionali a vantaggio di carrierismi spesso poco meritocratici.

In molte regioni si è sentito il bisogno di potenziare le capacità di programmazione e verifica degli interventi con adeguate competenze; da noi i criteri di nomina hanno, quasi sempre, seguito solo logiche personalistiche e di appartenenza (alla banda) ed anche molti servizi tecnici, accondiscendenti, sono stati arruolati a compiti di politica spicciola al fine di realizzare una gestione “privatistica” delle strutture e dei servizi pubblici, in cui potessero prevalere logiche di “scambio” e di privilegio.

Tutto ciò, nel tempo, ha creato un blocco di potere, che mantiene solidali, ai diversi livelli, le componenti di guida e di gestione del sistema, con danno evidente per i cittadini, che attualmente si trovano non solo a pagare più tasse (IRPEF e accise sui carburanti) a causa della scellerata gestione del danaro pubblico (il buco della Sanità regionale ammonta ad oltre 6 miliardi di euro - molto vicino agli 8 mld di euro), ma che dovranno, approvata la Finanziaria, pagare un ticket per gli accessi al Pronto Soccorso non seguiti da ricovero "solo" perché non c’è una risposta al loro bisogno nel luogo in cui nasce, cioè sul territorio.

Intervento molto apprezzato anche quello di Angelo Righetti: “La situazione sanitaria dei cittadini campani è molto grave. In Campania si muore di più e si ricevono diagnosi e terapia più scorrette del resto d’Italia.

La Prevenzione, soprattutto quella ambientale, è sostanzialmente assente, la rete dei servizi territoriali gravemente carente. I livelli essenziali di assistenza disattesi in modo esteso e preoccupante.

Il rinnovamento tecnologico e quello dell’Habitat istituzionale sciatto e deprimente, quando non in stato di grave abbandono.

Ora per uscire dalla situazione drammatica, senza speranza in cui ci troviamo non servono più rimedi progressivi o moderati ma drastiche misure di riforma, propongo quindi:

- il commissariamento di tutte le Aziende sanitarie e ospedaliere e l’accoppiamento con altrettante Aziende del Nord al fine di creare un interscambio positivo per i nostri dirigenti e operatori;

- la diminuzione del 20 % di tutti gli stipendi degli operatori della sanità pubblica e privata convenzionata;

- la creazione di un fondo di investimento per le innovazioni tecnologiche, la ricerca e la formazione, gestito dai direttori generali delle AASSLL accoppiate alle nostre aziende sanitarie;

- la creazione del centro unico regionale per l’acquisto di beni e servizi;

- l’istituzione dell’incompatibilità, anche temporanea, con altri incarichi di tutti gli operatori e dirigenti sanitari sia del servizio pubblico che di quello privato convenzionato.

La soluzione e promulgazione del sistema di accreditamento per tutta la sanità pubblica e privata con i controlli demandati all’Istituto Superiore di Sanità.”

Alla fine del dibattito Vincenzo Caporale, portavoce regionale de “I Cantieri della Salute”, ha comunicato che, con il Forum tenutosi a Salerno, si è concluso il secondo ciclo di incontri che aveva come finalità quella di stilare un Dossier regionale sullo stato del Servizio Sanitario locale.

Il Dossier è stato stilato facendo sintesi dei diversi contributi al dibattito di questi mesi ed a breve sarà consegnato ai Ministri Livia Turco (Sanità) e Giulio Santagata (Attuazione del Programma).

Nota: Il Dossier può essere visionato nel testo integrale sul sito www.icantieridellasalute.it e condividendone le analisi, le motivazioni e le proposte chiunque può aderire al Forum attraverso il sito. La presente sintesi dei lavori dell’ultimo incontro del Forum è a cura di Vincenzo Di Landri - Portavoce per la Provincia di Salerno del Forum Regionale degli Operatori della Salute.


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De "I Cantieri della Salute"
3 gennaio 2007

Caro Enzo dici bene quando parli di "attori assistenziali". Difatti la riforma della sanità a cui abbiamo assistito altro non è stato se non una grossa recita teatrale. Gli attori come vedi cascano a fagiolo.

Certo l’idea di cantierare anche gli ospedali non è male. Non ci bastano i cantieri edili, tu vuoi anche quelli della salute.

L’unica verità è che la sanità non sarebbe mai dovuta passare ad un regime di privatizzazione. Il bilancio in pareggio è una regola che ben si attaglia alle aziende, ma gli ospedali non sono aziende, bensì luoghi in cui si presta assistenza al cittadino. Un’assistenza che gli è dovuta in forza di norme costituzionali ancora vigenti nel nostro paese.

Non so se prendere sul serio le tue proposte. Certo ridurre i salari è l’unica strada quando si pensa che si deve stare in pareggio. Cominciamo con quelli dei managers allora. Tuttavia meglio sarebbe eliminarli del tutto: gli ospedali li devono gestire i medici non i managers. Non guardi E.R. Medici in prima linea alla TV?

Al di là dell’ironico riferimento televisivo, ritengo che gli attori assistenziali attuali potrebbero tranquillamente entrare a far parte di una nuova fiction televisiva nella quale tutto va bene, le persone che giungono in ospedale ne escono sempre sui propri piedi e le strutture sanitarie sono impeccabili. Quando così non è c’è il dottor Kildare di turno che ci mette l’anima per salvare i pazienti. Per la sanità italiana però ci vorrebbe Quincy, non so se ti ricordi?

Credo improcrastinabile il ritorno ad un sistema di sanità pubblica. Aumenterebbe il debito pubblico? Vuol dire che si uscirebbe dall’Europa, del resto ci restiamo solamente per avere finanziamenti che servono a fare grandi opere inutili o magari proprio strutture ospedaliere che rimangono cantierate per venti anni senza mai aprire all’utenza pubblica. Altro che cantieri della salute! A che serve dunque stare in Europa? Ovviamente solo a coloro che forti di appoggi politici si vedono finanziati progetti faraonici che li arricchiscono: la gente comune invece fa i conti con l’inflazione da euro e i meno fortunati, i malati, anche con le carenze ospedaliere.

La settimana scorsa una donna è morta in un Pronto Soccorso palermitano aspettando di essere visitata per più di cinque ore. Il caso clinico era stato classificato come non urgente semplicemente sulla base di una diagnosi visiva. Del resto per fare analisi più approfondite la donna sarebbe dovuta essere ricoverata. La giustificazione data dalla struttura ospedaliera è stata dunque palesemente bugiarda. Senza ricovero non poteva esservi diagnosi approfondita e senza questa la poveretta poteva solo morire.

Che ne dici, ti va ancora di parlare di sanità? Parliamone, ma ricordati che la sanità non è l’ammnistrazione della sanità, ma il concreto intervento sanitario. In Italia, specie nel meridione, ci si ferma alle questioni amministrative. Credo che tu lo sappia visto che sei un meridionale (se ho ben inteso). I managers hanno alzato ufficiosamente bandiera bianca. Ufficiosamente perchè non conviene farlo sapere in giro, altrimenti che li paghiamo a fare? Ufficialmente va tutto bene.

Sotto questo aspetto non possiamo che essere d’accordo dato che tu poni tale questione. Sul rimedio proposto invece ho dei dubbi, perchè penso che il personale ospedaliero non accetterebbe mai di vedersi decurtato lo stipendio del 20%. Scenderebbero in piazza a scioperare mossi da un anelito di "solidarietà sociale" nei confronti dei pazienti.

L’unica soluzione praticabile è un passo indietro, e anche due se è necessario: ritornare al regime pubblicistico e a nessun tetto di spesa, incentivando semplicemente i controlli esterni sulla spesa, ma limitandoli solo agli sprechi effettivi (ad esempio i miliardi percepiti dai managers, le chiamate da cellulari a spese delle strutture ospedaliere fatte all’amante o al compagno di merende, mi fermo quì ma potrei continuare).

Ti saluto con un Salve, che in latino significa appunto Salute.