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Vittima o carnefice?

Da tempo ormai il governo ha annunciato l’intenzione di procedere ad una revisione della legge Gasparri sull’emittenza televisiva. Si è parlato della possibilità di mandare sul satellite una rete Rai ed una Mediaset...

di gab3101 - mercoledì 4 aprile 2007 - 2971 letture

Già da tempo ormai il governo ha annunciato l’intenzione di procedere ad una revisione della legge Gasparri sull’emittenza televisiva. Si è parlato della possibilità di mandare sul satellite una rete Rai (prevedibilmente Rai 3) ed una Mediaset (prevedibilmente Rete 4).

Immediate sono giunte le reazioni sdegnate del Cavaliere e dei suoi accoliti che hanno parlato di un vero e proprio “atto di banditismo”. Mi sono quindi ricordato di uno spot trasmesso da una rete poco conosciuta, EUROPA 7, che illustrava una situazione piuttosto anomala, riguardante proprio la questione delle frequenze tv. Ho cercato quindi qualche informazione in rete ed ho trovato alcune notizie interessanti, di cui stranamente ho sentito parlare molto poco in passato. Cerco di sintetizzarle per come le ho capite (anche se la vicenda è molto complessa e meriterebbe più spazio). Nel 1999 (il Presidente del Consiglio era D’Alema) si è svolta una gara pubblica per la concessione delle frequenze televisive per le trasmissioni di canali nazionali via etere; l’intento era quello di salvaguardare il pluralismo dell’informazione e porre fine ad un ventennio di vero e proprio far-west che aveva caratterizzato il settore. Francesco Di Stefano, imprenditore proprietario di Europa 7, vinse la concessione per una delle sue reti (la seconda gli verrà riconosciuta successivamente dopo vari ricorsi). Rete 4 avrebbe dovuto traslocare sul satellite per far posto alla nuova emittente, considerato il fatto che vari interventi legislativi precedenti avevano stabilito il limite di due reti per editore su un totale di 9 reti disponibili per i privati.

Europa 7 avrebbe dovuto iniziare le trasmissioni entro il 31/12/1999; ma Rete 4 non libera le proprie frequenze. Una sentenza della Corte Costituzionale decide quindi che dal 01/01/2004 le frequenze occupate illegittimamente da Rete 4 vengano oscurate per essere passate al legittimo assegnatario. Il Ministro delle Telecomunicazioni Gasparri (questa volta il Presidente del Consiglio è Berlusconi) cerca quindi di correre al riparo e nell’estate 2003 presenta un disegno di legge sul riassetto del settore radio televisivo che ribalta la situazione e permetterebbe a Rete 4 di continuare a trasmettere. Purtroppo vi sono alcuni elementi di incostituzionalità ed il Presidente della Repubblica Ciampi si rifiuta di firmare la legge, mandandola di nuovo alle camere. Il tempo stringe e Berlusconi si fa un regalo di Natale: il 24/12/2003 vara un decreto legge che salva la sua creatura in attesa che si concluda l’iter parlamentare della legge Gasparri. Finalmente, nell’aprile 2004, viene approvata la Gasparri, che in pratica dice a Di Stefano (patron di Europa 7, che nel frattempo ha fatto enormi investimenti per essere pronto ad iniziare le trasmissioni) che era stato tutto uno scherzo e che non avrà nessuna frequenza nazionale via etere. Tuttora la questione non è chiusa e c’è in ballo un risarcimento danni per Europa 7 di circa 3 miliardi di euro, che se accolta dovrà essere pagata dallo Stato (cioè da noi). Della questione si sta ancora occupando, credo, la Corte di Giustizia Europea.

Con la ventilata riforma della Gasparri, forse, Europa 7 potrebbe finalmente iniziare le sue trasmissioni su scala nazionale, dopo anni in cui Rete 4 ha continuato ad occupare le frequenze regolarmente assegnate ad altri nel lontano 1999. Se la ricostruzione che ho fatto raccogliendo notizie qua e là sulla rete è, almeno a grandi linee, corretta verrebbe da chiedersi se a Berlusconi convenga davvero parlare di “atti di banditismo” come ha fatto…


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Vittima o carnefice?
15 luglio 2007

Quando si racconta un FILM non si parte mai dal mezzo, ma dai titoli di testa. Nella storia manca quello che è successo dal 1994 al 1999, quando responsabilità erano da attribuire ad altri.