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Una lunga domenica di passione: ritorna Amélie e soffre per amore

"Amélie va alla guerra!". O anche "Amélie alla Ricerca dell’Amore Perduto". In entrambi i casi è evidente come sia difficile per il regista Jean-Pierre Jeunet che per la sua "pupilla" Audrey Tautou riuscire a scrollarsi da dosso la "pesante" eredità di un successo internazionale come "Il favoloso mondo di Amélie".

di calogero - mercoledì 16 febbraio 2005 - 7546 letture

E così- in occasione dell’uscita del nuovo film "Una lunga domenica di passioni" che li vede nuovamente riuniti sul set - eccoli "costretti" a subire gli inevitabili accostamenti e paragoni con la precedente pellicola che li ha trasformati in due star (Jeunet ha trovato i finanziamenti in America mentre la Tautou sarà la protagonista del film evento "Il Codice Da Vinci" di Ron Howard con Tom Hanks tratto dal best seller omonimo di Dan Brown).

Ma al di là degli scontati e prevedili commenti giornalistici del settore, è indubbio che un filo non tanto sottile leghi ed accomuni le due esperienze: la giovane Mathilde - che con fede incrollabile indaga e ricerca il suo fidanzato non rassegnandosi all’idea ed alle notizie che lo danno per morto nei conflitti della Prima Guerra Mondiale - ha l’identico stupore e caparbietà, visione personale della vita e di rapporto con la gente così unici e particolari che già ci avevano conquistato nel personaggio della sognatrice Amélie. Allo stesso modo la regia di Jeunet è cosi solare, pindarica, fluida e sempre capace di suscitare naturali emozioni con la stessa intensità e generosità che avevamo apprezzato nel suo sguardo amorevole e felice alle calcagna della sua eroina romantica Amélie.

Di inedito e "sconcertante" però scopriamo un approccio crudamente realistico ad un tema così terribilmente attuale come può essere il "dietro le quinte" dei campi di battaglia. Mentre Mathilde/Tautou di suo aggiunge un sorprendente ed originale senso della misura e rigidità emozionale che ne fanno un’eroina più vera e meno macchiettistica.

Così con la solita perfetta e "meravigliosa" confezione tecnica, Jeunet ci regala un’amara ma sempre positiva riflessione sui sentimenti umani in tempi di guerra legando strettamente il destino della sua Mathilde a quello di un’umanità che pur tra gli orrori di atroci conflitti ha la forza di non smettere di sperare e lottare per un mondo migliore.


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