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Challengers. Oltre la dinamica dei sentimenti

Challengers / regia di Luca Guadagnino ; interpreti Zendaya (Tashi Duncan), Josh O’Connor (Patrick Zweig), Mike Faist (Art Donaldson). - USA 2024. - 131 min.

di Sergej - giovedì 16 maggio 2024 - 1239 letture

Non è un film sul tennis. Nonostante le molte inquadrature su palle, ragazzotti in pantaloncini corti, racchette, campi da tennis, scarpe da tennis. Tutti debitamente sponsorizzati. Non un solo centimetro di pellicola è privo di sponsor. E naturalmente le scarpe da tennis non sono le “scarp e’ tennis” del protagonista della canzone di Enzo Iannacci. Qui siamo nell’opulenta America. Nei club esclusivi. Nel mondo escluso dalla gente comune, dai pezzenti - che neppure si pone il problema dell’esistenza stessa dei pezzenti. Non è un film sul tennis se non forse per l’andirivieni tra passato e presente, proprio della tecnica basic del flashback - e che scimmiotta l’andirivieni della pallina tra le due metà del campo di gioco. O il gioco degli occhi della co-protagonista del film, la sempre brava e professionista interprete Zendaya - che segue i due contendenti e poi smette di seguirli… “Challengers” non è un film sul tennis almeno quanto “Perfect days” di Wenders non è un film sui bagni pubblici giapponesi. Film furbo, quello di Guadagnino, decisamente “americano” e che utilizza tutti gli strumenti della tecnica cinematografica al suo apice - tecnicamente concentrato e ineccepibile. Ma in cui si insinuano alcuni temi eccentrici rispetto alla narrazione tipica statunitense. Temi “europei” - il film è progettato per “piacere” a diversi target, a diverse segmentazioni di mercato, e lo si percepisce bene. Per quel che conta per noi, è un film in cui l’epica di matrice greca-ellenistica-romana si avvale formalmente della storia “classica” che vede lo scontro tra due fratelli/amici, con in mezzo “la donna”: c’è sempre una donna alla base del conflitto, una Elena che fa deflagrare la guerra di Troia. E Troia “deve” cadere, perché così vuole la “necessità” che è una legge che sovrasta persino gli dèi. Zendaya fa benissimo la parte della stronza.

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Challengers - scena del triangolo - Foto di Maxpoto

Ma Guadagnino e il gruppo dei suoi sceneggiatori riescono a fare qualcosa di meglio. Perché la storia è delineata con accortezza classicistica ed epica - gli atleti statuari, le inquadrature compiaciute sull’erotico di muscoli e sudori dello sport ecc_ - persino la “scena a tre” in cui la ragazza opera maliardicamente da levatrice, estraendo dai due quello che probabilmente loro stesso desideravano (il segmento di scena viene rimadato anche nei trailer e probabilmente è tra le cose che rimane alla memoria anche nel “dopo film”) - è la funzione della donna/stronza nel film di Guadagnino, e anche qui siamo nell’orbita epica e classicista ma su un gradino più alto rispetto alla vendita e alla soddisfazione dello sguardo erotico. Nel miracolo concentrato di questo piccolo, condensato film, il nucleo centrale è ancora una volta altrove. Ed è una dichiarazione estetica. Questo film è una dichiarazione di estetica. La metafora dello sport serve per dire: il sublime, quel momento in cui l’umano va oltre se stesso - diventa quasi nirvana, “momento perfetto” in cui corpo ed estetica si fanno tutt’uno - esiste, è un attimo ma quell’attimo “vale una vita”. Zendaya lo sottolinea attraverso il suo rutto orgasmico in due momenti - quando, giovane e ancora in attività gioca a tennis e la macchina cinematografica coglie la sua danza a bordocampo mentre gioca; e quando nel parossismo dello scontro/incontro tra i due amici/rivali Achille e Paride fanno scoccare quella scintilla in cui tutto all’improvviso sparisce, i motivi della lotta, la storia e tutto quanto, e l’unica cosa che esiste è l’incontro tra loro due attraverso l’artificio del gioco/ l’arte del tennis. Pura energia che si sprigiona. In un cartone animato giapponese a questo punto vedremmo lampi e scintille. Qui ci dobbiamo accontentare del rutto orgasmatico di Zendaya. Il regista sembra dire: vedete, c’è stato lo scontro, ci sono state le debolezze umane, gli amorazzi, le invidie, le miserie quotidiane. Eppure, grazie all’arte, è possibile questo momento magico. Questo momento davanti cui ogni piccolezza umana perde di significato e, in qualche modo, avviene una redenzione, un riscatto. Forse, persino, un senso - chissà. È, di contraltare e di controbattuta, il "momento catartico" (Flavio Oreglio in Zelig) in cui il sublime viene gabbato dal ridicolo, o il momento limitare, angolare in cui follia e orrore si compattano, quello che esalta il colonnello William "Bill" Kilgore (Robert Duvall) in "Apocalypse now": "Mi piace l’odore del napalm di mattina" (I love the smell of napalm in the morning). La cultura nordamericana torna alla origini del mito della guerra come esaltazione mistica ed estetica. Ovvero quel momento in cui Zendaya la maga Circe ottiene il suo rutto orgasmico, l’autosoddisfazione del dio maieutico e manipolatore - era questo quello che voleva, una delle cose che voleva attraverso i suoi diversi armeggi? -, e lo spettatore ricama da questo film quel che più gli aggrada dall’abile stratificazione “tutti i gusti” di Guadagnino. D’altra parte la stessa pallina da tennis non è in realtà un tutto omogeneo, ma una stratificazione di parti diverse, che fanno sì che la pallina possa rotolare rimbalzare saettare curvare deviare carambolare nei modi più impensati. Ben oltre i principi e le leggi della dinamica dei sentimenti…

PS 1: Co-protagonista del film è anche il bravissimo Josh O’Connor, che abbiamo visto ne “La chimera” regia di Alice Rohrwacher (2023). Di questo film abbiamo fatto un cenno in Il respiro sullo specchio a proposito di una installazione di Kimsooja.

PS 2: "Challengers" allude agli sfidanti, duellanti, coloro che si provano in una sfida; e al torneo di tennis di seconda serie ATP Challenger Tour (vedi: Wikipedia). Zendaya (Tashi Duncan, la lupa) ci tiene a sottolineare, nel film, che si tratta di un plurale: sfidanti e non solo sfida. Gli Orazi/Curiazi qui sono proprio Romolo e Remo.


La foto "del triangolo" è di Maxpoto (vedi: Youtube, Copyrighted Wikipedia).

Su Wikedia la scheda completa del film.


Mentre scrivevamo questa cosa, su Il Post online la pubblicazione quotidiana delle strisce dei Peanuts vedeva la stagione di Snoopy tennista. Si svolgeva al Foro italico di Roma il torneo internazionale ATP Master 1000 e WTA 1000, sotto sponsor BNL Italia. E gli sportivi da divano italiani si scoprivano tutti tennisti esperti dopo le vittorie di Jannik Sinner.

Riguardo alla "dinamica dei sentimenti", l’allusione va naturalmente anche ai tre principi della Dinamica, o leggi di Newton (ovvero il principio di inerzia, il principio di proporzionalità e il principio di azione e reazione; tre risultati fondamentali su cui poggia l’intera teoria della Dinamica).



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