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Una giornata al San Filippo

Resoconto di una giornata sportiva allo stadio San Filippo di Messina, diventato argomento di dominio pubblico attraverso le pagine dei quotidiani nazionali, grazie alle imprese della squadra di calcio locale.

di Piero Buscemi - giovedì 7 ottobre 2004 - 7942 letture

Era il 1988 quando il Consiglio comunale di Messina approvò il progetto per la costruzione del nuovo stadio che avrebbe sostituito l’obsoleto Campo Comunale Giovanni Celeste. Proprio due anni prima dei mondiali di calcio dell’edizione ’90, ospitati in Italia. Il progetto rientrava proprio tra l’elenco delle strutture da realizzare in occasione della manifestazione internazionale imminente.

Sarebbero stati necessari sedici anni (!!!) per consentire alla nuova società sportiva, nelle mani del Gruppo Franza, di poterlo inaugurare in pompa magna ospitando lo scorso agosto una amichevole di lusso con la blasonata formazione pluriscudettata, la Juventus.

L’ammontare del finanziamento era stato fissato intorno ai 75 miliardi di lire, ma già un paio di anni dopo la somma fu divisa in due terzi per la costruzione dello stadio e un terzo per le infrastrutture, quali parcheggi. I lavori vennero affidati tramite gara d’appalto all’Associazione Di Penta, ai "famosi" Fratelli Costanzo e a Benedetto Versaci. Un anno dopo i lavori si bloccarono per il cedimento di una tribuna in costruzione, la cui causa fu imputata allo scarso materiale di realizzo utilizzato. Altri quattro anni di passaggi di competenze tra il nuovo consiglio comunale di centro-sinistra ed uno successivo di centro-destra, il passaggio dalla Di Penta alla Ansaldi di Roma, la promessa di quest’ultima di consegnare i lavori entro maggio 2001, l’insediamento del sindaco Leonardi che decide di togliere dalla "partita" l’Ansaldi, che nel frattempo non ha mantenuto le promesse, il conseguente avvicendamento della Demoter e della Proter di Catania facente capo, ancora una volta, ai Costanzo, e tante altre complicazioni, non saranno sufficienti per completare questa ennesima tela di Penelope.

Dalle fonti o presunte tali che diffondevano le notizie in quegli anni, si alternavano minacce da parte del Presidente Franza alle imprese appaltatrici riguardanti un fantomatico indennizzo pari a 50 milioni di lire per ogni giorno di ritardo della consegna dei lavori, e le imprese sportive della squadra di calcio, che nel frattempo, aveva pensato bene anche di risalire dai campionati dilettantistici, dove era stata relegata dopo il fallimento societario, fino alla serie B dell’anno scorso.

Di certo, rimane la dichiarazione del pentito Luigi Sparacio, noto affiliato della mafia locale, che ammise le estorsioni esercitate nei confronti della Di Penta di Roma e la Fratelli Costanzo di Catania, già dal 1990. Un "lavoro" intimidatorio che avrebbe fruttato circa 300 milioni ai mandanti identificati quali appartenenti alle famiglie Sparacio, Ferrara e Santapaola.

Anche nella gerarchia della società sportiva fu necessaria la sostituzione al vertice tra il presidente Aliotta, quello che con stile "nostalgico", durante le partite casalinghe, omaggiava la platea con un discorso beneaugurante che si chiudeva con le ferme parole "vincere e vinceremo" e il giovane rampante Pietro Franza, titolare della compagnia privata dei traghetti Caronte che collegano Messina e Villa San Giovanni e da qualche anno, Messina e Salerno.

L’insediamento di Franza nella gestione della squadra ha portato diverse novità alla vicenda San Filippo. La stagione trionfale dell’anno precedente, a detta di molti, non rientrava nei piani della società che aveva programmato il salto di categoria nell’arco di due anni. La grande occasione della promozione nella massima serie, oltre gli entusiasmi e gli encomi, ha costretto le società addette ai lavori ad accelerare i tempi per consentire al Messina calcio la disputa dell’attuale campionato, che il "ridicolo" Giovanni Celeste con la sua capacità di non oltre 11 mila spettatori, non poteva più soddisfare. L’onere di assumersi l’incarico di "colui che mette i bastoni tra le ruote" è toccata al questore Cristofaro La Corte, che un paio di settimane prima dell’esordio in serie A del Messina contro la Roma, con una conferenza stampa, annunciava che lo stadio non possedeva gli attributi necessari per garantire la sicurezza. In modo particolare, le sue preoccupazioni erano centrate sulla passerella di accesso al settore ospiti, non ancora completata e che metteva a contatto le due tifoserie, il passaggio della terna arbitrale tra la folla per raggiungere lo spogliatoio e la presenza di pietre nella strada che conduce allo stadio.

I particolari poco convincenti di questa presa di posizione, dal nostro punto di vista, sono stati: al San Filippo era stato possibile disputare l’amichevole con la Juventus un mese prima, che se la possiamo considerare un’amichevole tra due società di risaputa intesa, non presentava già allora le garanzie richieste dal questore; nell’arco di tempo che avrebbe portato alla prima di campionato contro la Roma, il Messina aveva regolarmente disputato le partite di Coppa Italia che non avevano niente di "amichevole".

Le regole contorte che regolano l’Italia, figurarsi il campionato di calcio, giustificavano queste disparità d’interpretazione con la responsabilità sull’ordine pubblico durante manifestazioni culturali o sportive, ricadesse sulla questura.

Noi, però, siamo andati di persona a costatare la situazione "sicurezza" al San Filippo. Abbiamo scoperto che l’accesso allo stadio è rappresentato da una strada di circa due chilometri, che lasciandosi alle spalle la strada d’ingresso in città, conduce all’imbocco della nuova entrata-uscita della tangenziale di Messina che indica lo stadio. I tifosi hanno due possibilità: o accalcarsi sulle navette che conducono agli ingressi, o armarsi di volontà e farsi il percorso a piedi. Qualcuno ci ha fatto notare una terza possibilità rappresentata dai parcheggi, accessibili tramite pass prepagato.

Su questo argomento, vale la pena sprecare qualche parola. I pass sono stati messi a disposizione dalla società FC Messina, che con la modica cifra di 150 euro per l’intera stagione, permettono di parcheggiare l’auto in un’area incustodita che dista almeno un chilometro dai cancelli d’ingresso. La cosa incredibile è che la prevendita dei pass, organizzata la mattina del sabato precedente la partita, ha avuto un riscontro assurdo con le dichiarazioni fantasiose degli addetti alla vendita che hanno dichiarato il "tutto esaurito" pochi minuti dopo l’apertura del botteghino. Considerando le "dicerie" secondo le quali, i maggiori distributori delle tessere abbonamento, sono allocati all’interno del carcere cittadino di Gazzi, la dice lunga anche sui pass-parcheggio.

La strada che conduce agli ingressi costeggia un torrente in secca, dal quale senza grosse difficoltà, si può prelevare di tutto in caso di tafferugli tra le tifoserie opposte. Giungendo poi, alla fine della salita, lo spettatore è costretto a districarsi tra la folla per farsi obliterare l’abbonamento. Il culmine è all’interno dello stadio: nella curva sud, dove va la maggior parte della gente, nel corso dei minuti si può assistere alla totale occupazione del settore ben oltre i posti disponibili, tanto che all’inizio della partita, le scalette d’uscita e le vie di fuga sono totalmente occupate con prevedibili conseguenze, nel caso di un’evacuazione coatta.

Anche questo particolare ci è stato spiegato. Sembra che la società, per risarcire in parte gli sponsor provenienti da diversi esercizi commerciali della città, abbia donato a quest’ultimi centinaia di abbonamenti di curva, che si possono a tutt’oggi acquistare a scelta, tra un orologio da polso o un paio di scarpe. Quando, ovviamente, anche queste tessere saranno distribuite, sarà necessario ampliare la curva sud. Qualcuno si consola deridendo gli occupanti la tribuna numerata, che dopo avere sborsato 1.800 euro per l’abbonamento per potersi sedere accanto a Totti e a Nino Frassica, saranno costretti a bagnarsi le "corna comu a nui poverri disgraziati". Concludiamo con un po’ di fantagiornalismo: quando qualche anno fa’, il governo Berlusconi tornò alla carica con il Ponte sullo Stretto, sembra che tra le società interessate all’affare, ci fosse anche il Gruppo Franza, che stranamente, per motivi concorrenziali, non avrebbe avuto motivo per sostenere l’impresa. Se si considera, poi, che dietro la Juventus c’è stata sempre la Fiat della famiglia Agnelli, che ogni grande opera realizzata in Italia non ha potuto fare a meno dell’influenza diretta o indiretta del più grosso gruppo industriale italiano, che da qualche anno le due società sportive hanno trovato un’intesa sportiva ed economica. Se si aggiunge qualche altra innocente intuizione, si potrebbe ipotizzare che le voci che danno la presenza del Messina nella massima serie, garantita fino ad almeno la posa della prima pietra del Ponte, appaiono quantomeno inquietanti. Ma, lo ripetiamo, questo è solo fantacalcio…


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