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Un progetto marziano ecosostenibile? Ci dà la risposta un romanzo americano del 1893 ora tradotto in italiano

Paralleli pericolosi / di Alice Ilgenfritz Jones ed Ella Merchant ; tradotto e curato da Simonetta Badioli. - Firenze : Le Lettere, 2021. - 200 p. - ISBN 978-88-9366-209-3. - edizione originale 1893.

di Alessandra Calanchi - sabato 16 ottobre 2021 - 2224 letture

Mentre le potenze mondiali progettano di colonizzare lo Spazio, terraformando Marte e ricavando energia dagli asteroidi, diventa impellente prendere posizione su questa fase dell’antropocene che ci vede intenti non solo a completare metodicamente la distruzione del nostro pianeta, ma a invaderne altri. Se negli ultimi anni una delle parole più in voga negli ambiti accademici era “decolonizzare”, assistiamo ora a una potente rinascita del colonialismo: fu il democratico Kennedy a esportare il progetto di espansione nello Spazio negli anni ‘60, con quello che è noto come New Frontier Speech, ma oggi è il miliardario Elon Musk ad annunciare con imbarazzante candore: my goal is to build a civilization on Mars. I tempi cambiano, ma i progetti restano.

E noi? Abbiamo o no il diritto-dovere di chiederci: di quale civilization stiamo parlando? Una parola – civilization – che da anni è giustamente sparita dai testi, sostituita da culture, poiché cultura è un concetto più inclusivo rispetto a civiltà che implica l’esistenza di popoli incivili (= diversi da noi). C’è quantomeno da chiederci se siamo – noi, la razza umana – le persone giuste a costruire una civiltà. Non abbiamo già ampiamente dimostrato la nostra incapacità politica, relazionale, sanitaria? Non abbiamo costruito, finora, solo un mondo frammentato, diviso da guerre e ineguaglianze, retto dal profitto e dalle ingiustizie? È davvero una bella responsabilità, pensare di essere in grado di costruire una civiltà. Su Marte, poi.

La frase di Musk è stata citata da un altro guru del neocolonialismo marziano, Robert Zubrin (il presidente della Mars Society), che ha aperto i lavori della 24° convention annuale internazionale della suddetta organizzazione intitolata Taking Flight (14-17 ottobre 2021, online). Un evento attesissimo, a cui hanno partecipato studiosi di tutto il mondo. Me e Simonetta comprese.

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Immagine di Valerio Malimpensa

Da alcuni anni vado a rompere le scatole a questi convegni. Rispettosamente mi accolgono, mi ascoltano pure. Lo Spazio è un grande spazio democratico, un’arena in cui ciascuno/a ha libertà di parola. Ovvio che gli ingegneri della NASA hanno un’autorevolezza maggiore dei terrapiattisti, ma ascoltano anche chi, come me, sta nel mezzo e dà pure un po’ fastidio, avendo la pretesa di mettere dei paletti. Di sollevare dubbi. Di fare domande. O, semplicemente, di ricordare che ci sono questioni ecologiche, etiche, sociali, culturali, che sarebbe opportuno non trascurare.

E siccome insegno letteratura, di letteratura parlo. E vedo con piacere che chi vuole andare su Marte (attenzione: questi personaggi fanno sul serio!) è bendisposto alla lettura, cita la fantascienza, e si lascia andare a volte a frasi come queste, che ho raccolto in chat durante la plenary d’apertura: Mars needs poets! Oppure: Let’s romanticize Mars!

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Paralleli pericolosi - copertina

I tempi, dunque, sono maturi. Non solo per conquistare lo Spazio, ma anche e soprattutto per seminare dubbi, fare domande, contestare, problematizzare. Per questa ragione Simonetta Badioli e io abbiamo partecipato all’edizione di quest’anno portando un nostro progetto che si chiama “A Martian Literary Project: Mission 1/2021, Unveiling a Parallel”. Simonetta è la traduttrice e curatrice di questo splendido romanzo utopico, Unveiling a Parallel, scritto da “due donne del West” (come si definiscono le due autrici) nel 1893. In italiano è stato reso con Paralleli pericolosi (Le Lettere, Firenze 2021) a indicare che sì, esiste un parallelismo fra la Terra e Marte, ma attenzione perché si tratta di un parallelismo pericoloso, in quanto mette e metterà in crisi valori tradizionali, ruoli prefissati, pregiudizi.

Facciamo un passo indietro. L’esplorazione marziana (chi non ha visto Curiosity approdare sul Pianeta Rosso e iniziare a mandarci fotografie come fanno gli amici in vacanza?) coinvolge diverse discipline, fra cui la letteratura e gli studi culturali non sono certo al primo posto se confrontati con l’economia, la biologia, l’ingegneristica o l’ecologia. Secondo noi, tuttavia, il patrimonio umano, fatto di culture, narrazioni, arte, dovrebbe fornire una base robusta a questa ipotetica migrazione che non sarà solo di corpi ma anche di menti. Nel futuro che quelli come Musk e Zubrin immaginano (quella che Zubrin definisce space vision) verranno costruite città, scuole, musei… e quando ciò accadrà sarà importante che le generazioni coinvolte abbiano la consapevolezza che questo processo è iniziato molto tempo prima di quanto si creda, nell’immaginazione letteraria prima ancora che cinematografica, e nelle utopie dell’800 prima ancora che nella fantascienza. Molti giovani conoscono i disaster movies, le storie di alieni e di invasioni spaziali, ma pochi conoscono un corpus letterario straordinario che si sviluppò in America fra il 1891 e il 1911, e che contiene romanzi in cui i marziani hanno costruito (loro, non noi) una civiltà migliore della nostra e si offrono di farci da guide. Romanzi che sollecitano una riflessione condivisa sull’economia sostenibile, sulla parità di genere, sulla cura dell’ambiente, addirittura sull’alimentazione sana.

Il nostro progetto consiste nell’analizzare ogni anno uno o due romanzi di questo corpus, i cui titoli sono i seguenti: The Man from Mars di William Simpson (1891), Messages from Mars, By the Aid of the Telescope Plant di Robert D. Braine (1892), Unveiling a Parallel: A Romance by Two Women of the West di Alice Ilgenfritz Jones ed Ella Merchant (1893), A Cityless and Countryless World di Henry Olerich (1893), Daybreak: The Story of an Old World di James Cowan (1896), Edison’s Conquest of Mars di Garrett P. Serviss (1898), To Mars With Tesla; or, the Mystery of the Hidden World di J. Weldon Cobb (1901), The Certainty of a Future Life in Mars. Being the Posthumous Papers of Bradford Torrey Todd di Louis Pope Gratacap (1903), Journeys to the Planet Mars di Sarah Weiss (1903), Lieut. Gullivar Jones: His Vacation di Edwin Lester Linden Arnold  (1905), Decimon Huydas: A Romance of Mars di Sarah Weiss (1906), The Lunarian Professor and His Remarkable Revelations Concerning the Earth, the Moon and Mars di James B. Alexander (1909), The Man from Mars, Or Service for Service’s Sake di Henry Wallace Dowding (1910), Through Space to Mars, or The Longer Journey on Record di Roy Rockwood (1910), Ralph 124C 41+ A Romance of the Year 2660 di Hugo Gernsback (1911), To Mars via the Moon. An Astronomical Story di Mark Wicks (1911). Aggiungiamo tre saggi scritti dall’astronomo Percival Lowell – Mars (1895), Mars and Its Canals (1906) e Mars as the Abode of Life (1908), – che rappresentano un imprescindibile punto di partenza sia degli studi ambientali sia dei progetti di esplorazione spaziale, e Mars and its Mystery di Edward Sylvester Morse (1906), che contiene un capitolo intitolato “What the Martians might tell of us” (XV) in cui le caratteristiche terrestri sono interpretate da un ipotetico scienziato marziano. Tutti questi libri (mai tradotti in italiano tranne quello di cui parlerò fra breve) sono facilmente reperibili sul web grazie all’editoria open access americana.

Paralleli pericolosi di Alice Ilgenfritz Jones ed Ella Merchant è dunque il primo di questo corpus ad avere una traduzione italiana oltre a essere il primo romanzo americano completamente ambientato sul pianeta Marte. Come ci informa la curatrice nella sua esaustiva Introduzione, si tratta di un’utopia protofemminista che proietta sul pianeta rosso la visione di un mondo più umano (humane) caratterizzato da una società ecosostenibile, basata sull’eguaglianza dei diritti e sul benessere delle persone. Una società in cui lo sfruttamento indiscriminato cede il posto alla responsabilità. In cui il bene collettivo è alla base dell’economia. In cui non ci sono discriminazioni di genere, classe, religione.

La lezione di questo libro prezioso, oggi finalmente tradotto in italiano, è duplice: riguarda infatti sia questo pianeta, sia l’avventura marziana che forse ci attende. Mentre aspettiamo che la seconda condizione si compia, potremmo avvantaggiarci già ora imparando dalle due protagoniste del romanzo, Elodia e Arianna.


Sinossi editoriale

Il viaggio su Marte di un giovane newyorkese. Credenze conservatrici e misogine messe a dura prova dal soggiorno presso società utopiche marziane che hanno superato le discriminazioni di genere e raggiunto la perfetta armonia personale e sociale. Un romanzo coraggioso, una prospettiva sovversiva per l’epoca, una satira tagliente sulla società degli uomini. Tra incontri affascinanti e dialoghi appassionati, lo sguardo del protagonista, dapprima incredulo e scandalizzato, diventa infine maturo e consapevole. Postfazione di Alessandra Calanchi.



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