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Torino-Lione: 13 miliardi spesi bene?

I Governi di Francia e Italia hanno firmato l’accordo per la ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione. E’ proprio una buona idea?

di Redazione - mercoledì 19 maggio 2004 - 6724 letture

Dopo una serie di false partenze, i Governi di Francia e Italia hanno finalmente firmato l’accordo per la ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione. Sarà un’opera faraonica con un tunnel di cinquantadue chilometri sotto le Alpi. Il costo previsto è di tredici miliardi di euro. Ne vale la pena? (1)

Chi userà la nuova linea?

Il risultato principale della nuova linea sarà di fare risparmiare un paio di ore a chi si sposta tra Torino e Lione. Il tempo di percorrenza previsto sarebbe di 1 ora e 45 (anziché le 3 ore e 50 attuali). Per andare a Parigi, ci si metterà circa 3 ore e 30 da Torino e più di 4 ore da Milano.

Proviamo a fare un paio di calcoli mettendoci nei panni di un utente che debba scegliere tra aereo e treno. Utilizziamo come confronto l’Eurostar, che collega Londra con Parigi (in 2 ore e 45) e con Bruxelles (in 2 ore e 20).

Se guardiamo al totale dei viaggi aerei o ferroviari, Eurostar controlla una quota del 60 per cento della tratta Londra-Parigi e meno del 50 per cento su Londra-Bruxelles. È ragionevole supporre che, se il tempo di percorrenza del treno è intorno alle 2 ore e 30, alcuni utenti sceglieranno la ferrovia, altri l’aereo. Ipotizziamo che per tempi di percorrenza minori gli utenti scelgano la ferrovia e optino invece per l’aereo se il collegamento ferroviario è più lento. Vediamo cosa succederebbe sulla Torino-Lione sotto tali ipotesi.

Con i tempi di percorrenza dell’alta velocità, chi deve spostarsi tra Torino e Lione sceglierà senz’altro il treno. Invece sulle tratte Torino-Parigi e Milano-Lione, treno e aereo si divideranno il mercato, mentre presumibilmente chi va da Milano a Parigi continuerà a prendere l’aereo. Proviamo a quantificare la domanda potenziale. (2) Al momento attuale non esiste un collegamento aereo tra Torino e Lione - segno che la domanda di spostamento tra queste due capitali regionali è trascurabile. Esistono invece trentatré collegamenti aerei settimanali tra Torino e Parigi, per un totale di 188mila passeggeri all’anno (fonte Sagat). I passeggeri tra Milano e Lione sono invece circa 200mila. (3) Se metà dei passeggeri di queste due tratte comincia a utilizzare il treno, avremmo meno di 200mila passeggeri all’anno. Se prendiamo un tasso di sconto del 5 per cento, questo significa spendere 3.750 euro per ogni viaggio di sola andata. E questo solo di investimento fisso. (4)

Questo risultato non va preso alla lettera, ma può farci riflettere sull’ordine di grandezza. Moltiplichiamo pure per dieci il numero di passeggeri previsto sopra: ipotizziamo che la Torino-Lione attiri 2 milioni di passeggeri (quando la Londra-Bruxelles ne ha solo 1.500.000!). Sono ancora più di 350 euro a passeggero per sola andata - una cifra che non ha nessun senso economico in tempi in cui RyanAir ci porta in giro per l’Europa a poche decine di euro.

Meglio una galleria o una università?

Ma allora perché si vuole fare la Torino-Lione? Le parole chiave sono "prestigio" e "rilancio". Si pensa che un’infrastruttura di queste dimensioni sia destinata a ridare prestigio a Torino e contribuire al rilancio dell’economia piemontese. Il fine è lodevole (almeno dal mio punto di vista di torinese), ma siamo sicuri che il modo migliore di ottenere questo risultato sia scavare una galleria di cinquanta chilometri? E se usassimo i tredici miliardi (o anche solo la quota di sei miliardi dell’Italia, più alta del fondo in dotazione al Mit) per creare a Torino un’università a vocazione internazionale?

Con una somma di quel genere, potremmo attirare a Torino i migliori ricercatori europei e ottenere ricadute immense sia in termini di prestigio internazionale che di rilancio economico.


Note:

(1) Si vedano anche i dubbi espressi su lavoce.info a proposito del corridoio Lisbona-Kiev e delle grandi infrastrutture in generale.

(2) La nuova linea potrebbe essere utilizzata anche per il trasporto merci, ma è difficile vedere che differenza possano fare in questo caso due ore in più o in meno.

(3) Dati estrapolati dai primi tre mesi del 2004, fonte Aeroporto di Lione. Per "passeggero" si intende un viaggio di sola andata. Un passeggero che fa andata e ritorno conta doppio.

(4) A giudicare dalle difficoltà finanziarie di Eurotunnel, anche il costo di gestione non è trascurabile.


L’articolo di Andrea Prat è stato pubblicato da www.lavoce.info. Andrea Prat è Reader presso il Dipartimento di Economia della London School of Economics. Dopo una laurea all’Università di Torino, ha ottenuto un PhD a Stanford specializzandosi in teoria microeconomica. Tra i suoi interessi di ricerca ci sono il ruolo dei mezzi di comunicazione in politica, la teoria dei contratti e lo studio delle organizzazioni. È affiliato al CEPR e membro della redazione della Review of Economic Studies.

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- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> Torino-Lione: 13 miliardi spesi bene?
31 maggio 2004, di : Ing. Angelo Zingarelli - Torino

A proposito dell’articolo citato, faccio un commento da torinese alla proposizione seguente:

"Si pensa che un’infrastruttura di queste dimensioni sia destinata a ridare prestigio a Torino e contribuire al rilancio dell’economia piemontese."

E’ vero, la nuova linea potrebbe portare rilancio economico a Torino, dopo l’agonia di FIAT e il dopo Olimpiadi (che definirei rispettivamente Panem et Circenses).

Peccato che il progetto attualmente approvato non entra sostanzialmente nella nostra città, e tanto meno interessa l’interporto di Orbassano, ma si dirige direttamente verso Milano, tagliandoci fuori.

Meditate.

> Torino-Lione: 13 miliardi spesi bene?
3 dicembre 2004, di : annalisa

Studio e lavoro nell’ambito della salvaguardia della cultura ferroviaria. Fino a quando i servizi saranno considerati dei prodotti, si cercherà sempre di lucrare sulle tratte a lunga percorrenza, le uniche in grado di far guadagnare. Questo a scapito del concetto di rete, ormai inesistente, a scapito dei paesi e delle comunità locali. Commento generico il mio, tanto ci sarebbe da parlare. L’anno prossimo ci sarà un altro vertice del WTO (organizzazione mondiale del commercio), padre di ogni privatizzazione, organo di dubbio valore democratico. Il consiglio che posso dare è quello di informarsi, stare attenti, non perdere mai lo spirito critico.