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THE POSTMAN’S WHITE NIGHTS (Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna)

Regia di Andrej Konchalovskiy. Con Timur Bondarenko, Irina Ermolova, Aleksey Tryapitsyn

di Orazio Leotta - mercoledì 1 ottobre 2014 - 6883 letture

* Leone d’Argento alla 71.ma Mostra del Cinema di Venezia.

Villaggio di Kenozero, Russia del Nord. In una comunità al limite della società, in una sorta di isola lacustre, un postino fa da tramite con il mondo urbanizzato. Belye_nochi_pochtalona_Alekseya_Tryapitsyna-659x439[1] Fa la spola tra il villaggio e la città che sorge a ridosso di una stazione aerospaziale. Ognuno dei personaggi del villaggio interpreta se stesso: il pescatore è l’effettivo pescatore del luogo, idem l’allevatore, così come il postino e tutte le altre persone impegnate nei loro compiti quotidiani. Solo la donna che interpreta Irina è l’unica eccezione (l’attrice Irina Ermolova).

Il postino è innamorato di lei e quando la donna si trasferisce in città, lui la segue, ma ben presto si rende conto di non potere fare a meno di quel piccolo universo sospeso. Una chiara metafora tra la nuova Russia più incline al capitalismo e la vecchia, più romantica e fatta di buoni sentimenti. Il regista del film è Andrej Konchalovskiy che è tornato a Venezia dopo dodici anni (allora vinse il Premio della Giuria per “Dom Durakov” -La Casa dei Matti-) aggiudicandosi meritatamente il Leone d’Argento per la migliore regia. Konchalovskiy

Un film intriso di nostalgia: nella piccola comunità il tempo scorre sempre allo stesso modo, con tranquillità, a dispetto dei missili che di tanto in tanto si ergono nel cielo dalla vicina base; i personaggi sono per lo più avanti con l’età, a parte qualche bambino e ciò denota una coraggiosa scelta del regista che rinuncia volutamente a rappresentare esigenze giovaniliste per evidenziare invece una umanità senza tempo, appassionata, densa di sguardi e foriera di sensazioni, a tratti anche di spaesamento.

Un confuso malessere in un angolo di Russia sovietica dove resistono fissi nel tempo la lentezza, la vodka, l’attaccamento alla sicurezza della pensione e della benevolenza dello Stato-padre. Emozione, poesia, memoria, sovietismo, tutto contribuisce, dentro una fotografia e una sceneggiatura meravigliose, a raccontarci un presente complesso e una identità antica. Konchalovskiy, ha chiesto, in una lettera aperta al presidente della commissione russa per il premio Oscar, di non candidare il suo film per il premio Oscar 2015 per il miglior film straniero, perché non intende contribuire alla hollywoodizzazione dei film.


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