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Sentenza Cucchi: tutti assolti

Non è stato nessuno ad ammazzare Stefano. Vergognose dichiarazioni di poliziotti e del solito Giovanardi

di Adriano Todaro - mercoledì 5 novembre 2014 - 3572 letture

"Non poteva che esserci che l’assoluzione, non essendoci stato il pestaggio". Dopo la sentenza "liberi tutti" a seguito della morte di Stefano Cucchi, non poteva mancare l’ineffabile ed inutile senatore Carlo Giovanardi a pronunciare questa corbelleria. Una dichiarazione violenta ed idiota, permeata di disprezzo per la vita di un giovane di 31 anni. Una frase che un cristiano, come afferma di essere il cosiddetto senatore della Repubblica italiana, non dovrebbe mai pronunciare. Una dichiarazione che fa il paio con quella di Gianni Tonelli, del sindacato di polizia Sap: "Bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità. Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze".

Quindi se Stefano Cucchi è morto, se il corpo che abbiamo visto nelle fotografie è stato ridotto ad un ammasso sanguinolento, martoriato, con due fosse al posto degli occhi, ebbene tutto questo è solo colpa di Stefano, 31 anni, geometra, appassionato di boxe per cui si allenava continuamente, colpevole di aver venduto una bustina di stupefacenti il 15 ottobre 2009. La colpa della sua morte è da ascrivere solo a lui perché conduceva "una vita dissoluta".

La Corte d’appello di Roma ha dichiarato che per la morte di Stefano non c’è nessun colpevole. Tutti assolti per insufficienza di prove. E allora chi è stato a ridurlo in quel modo? Non è dato sapere. Soprattutto non c’è stato nessun pestaggio. Nella sentenza di primo grado, nel 2013, erano stati condannati solo i medici e assolti i poliziotti. Ora, invece, tutti assolti. Uno degli imputati, l’agente penitenziario Nicola Minichini, dopo gli abbracci con familiari e commilitoni ha dichiarato di essere stato "accusato di barbarie, di aver bastonato Stefano Cucchi, di averlo picchiato. Paragonati a nazisti spietati, non auguro a nessuno di subire quello che abbiamo subìto noi".

E la famiglia di Stefano cosa ha subìto in tutti questi anni? Non sappiamo se l’agente abbia un figlio, se comprende cosa significhi vedersi ammazzato un figlio a 31 anni per una bustina di stupefacente. Si rende conto delle frasi offensive che ha pronunciato? Che nessuno paghi per aver ridotto un ragazzo in quel modo, per avergli rubato la vita, l’avvenire, i sogni?

Quando una persona viene fermata dagli organi di polizia, questi hanno il dovere costituzionale di proteggere questa persona. Lo Stato, dal momento del fermo, è il responsabile della vita di questa persona. Invece, sempre più spesso, lo Stato non garantisce nulla, anzi sempre più spesso i fermati muoiono in modo violento.

Altro che "scaricare sui servitori dello Stato la responsabilità dei singoli". Qual era la responsabilità di Federico Aldrovandi, 18 anni? (Poliziotti indultati e tre ritornati in servizio). Quale la colpa di Riccardo Rasman, 34 anni? (Sei mesi di reclusione per i poliziotti). Quale la colpa di Aldo Bianzino, 44 anni? (L’unico condannato, un poliziotto a 12 mesi per omissione di soccorso). Quale la colpa di Giuseppe Uva, 43 anni? (Per i responsabili la prescrizione è a portata di mano). Quale la colpa di Michele Ferrulli, 51 anni? (Poliziotti assolti in primo grado). Quale la colpa di Dino Budroni, 30 anni? (Colpito dalla pistola di un poliziotto, lo stesso è stato assolto in primo grado). Quale la colpa di Riccardo Magherini, 40 anni? (L’accusa per tre militari e tre volontari della Croce Rossa è omicidio colposo. Chissà se Riccardo avrà giustizia).

In un Paese come il nostro dove non esiste il reato di tortura al punto che le Nazioni Unite hanno formulato più di 180 raccomandazioni in tal senso, ci sono personaggi squalificati come Giovanardi che uccidono nuovamente Stefano con le loro dichiarazioni e non si rendono conto che questa assoluzione rappresenta il fallimento della giustizia, dello Stato democratico. Quelle dichiarazioni e quel giudizio è un insulto non solo alla famiglia di Stefano e a lui stesso ma a tutti noi che ancora pensiamo di vivere in uno Stato nato dalla Resistenza.

Vorremmo tanto che tutti quelli che hanno gioito per l’assoluzione (e non dimentichiamo che nel 2013, alla sentenza di primo grado, alzarono il dito medio nei confronti dei parenti di Cucchi), la sera prima di addormentarsi osservassero le povere ossa frantumate di Stefano e poi guardassero i loro figli. Nessuno può mai dire "A mio figlio non succederà!". Può capitare. Capitare di stare dalla parte sbagliata, di subìre la violenza dello Stato e di non vedersi neppure riconosciuta un po’ di giustizia. Nessuno ha ammazzato Stefano come nessuno ha caricato e pestato gli operai pochi giorni fa a Roma.

I servitori dello Stato hanno fatto il loro dovere. Gli inutili politici anche. Veri sepolcri imbiancati.


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