Pena Tv: da Scurati all’aborto

Premiata foto su donna palestinese – La Rai riconosce nuovo sindacato di destra – Restyling per SportWeek – 90 giornalisti di Haiti chiedono protezione

di Adriano Todaro - mercoledì 24 aprile 2024 - 608 letture

WORLD PRESS PHOTO – È stato un fotografo dell’agenzia Reuters ad aggiudicarsi uno dei premi più importanti della fotografia giornalistica. Si tratta di Mohammed Salem che ha fotografato una donna palestinese, Inas Abu Maamar, che culla il cadavere di Saly, la nipote di cinque anni, uccisa, insieme a sua madre e sua sorella, quando un missile israeliano ha colpito la loro casa, a Khan Younis, Gaza. La foto è stata scattata il 17 ottobre 2023 all’ospedale Nasser.

SCURATI E IL SINDACATO – Nel corso dei TG di domenica 21 aprile, è stato letto un comunicato del principale sindacato della Tv pubblica, l’Usigrai, a seguito della censura, da parte della dirigenza Rai dell’intervento sul fascismo e il governo Meloni che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere sabato sera nel programma “Chesarà” condotto da Serena Bortone. Secondo l’Usigrai «Il controllo dei vertici della Rai sull’informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante. Dopo aver svuotato della loro identità due canali, ora i dirigenti nominati dal governo intervengono bloccando anche ospiti non graditi, come Antonio Scurati a cui era stato affidato un monologo sul 25 aprile, in una rete, Rai3, ormai stravolta nel palinsesto e irriconoscibile per i telespettatori. La stessa azienda che ha speso sei milioni di euro per il programma “Avanti Popolo”, ora avanza motivazioni di carattere economico per l’esclusione di Scurati. Motivazioni già smentite dai fatti. Siamo di fronte a un sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico. L’assemblea dei Comitati di redazione della Rai mercoledì ha proclamato lo stato di agitazione e approvato 5 giorni di sciopero. Gentili telespettatori, noi ci dissociamo dalle decisioni dell’azienda e lottiamo per un servizio pubblico indipendente, equilibrato e plurale». Scommettiamo che Scurati venderà tanti libri? Come del resto è avvenuto per il romanzo "Dalla stessa parte" di Valentina Mira accusata dalla destra di offendere la memoria delle vittime di Acca Larentia (Roma, 7 gennaio 1978).

VICE TG1 E L’ABORTO – La sera del 20 aprile scorso non c’è stato solo il caso della censura allo scrittore Scurati. Sempre in “Che sarà” c’è stata l’intemerata della vice direttrice del TG1, Incoronata Boccia, sulla legge 194 e l’aborto. Boccia ha iniziato così: «Sto per dire parole forti, lungi da me giudicare storie e persone, ma si giudica il principio. Stiamo scambiando un delitto per un diritto. Qua si ha paura, anche la politica, di dire che l’aborto è un omicidio. Non l’ho detto io: quando è stato conferito il premio Nobel per la pace a Maria Teresa di Calcutta hanno tremato i potenti della terra, perché quando le hanno chiesto quale fosse il più grande dramma dell’umanità con coraggio quella piccola donna disse l’aborto, non la guerra». Certamente l’aborto è un dramma per tutte le donne che ricorrono a questa pratica, ma è anche una legge dello Stato, una garanzia per evitare i pericoli degli interventi clandestini. Incoronata Boccia, 42 anni, sarda, da qualche mese è vice al TG1. Il marito è Ignazio Artizzu, giornalista e politico di Forza Italia ma lei, la vice del TG1, rifiuta di essere etichettata come giornalista di destra. Che sia di sinistra?

ABORTO? ORA PARLIAMO NOI – A proposito di aborto non possiamo dimenticare la puntata di giovedì 18 aprile di “Porta a Porta” condotta dall’immarcescibile Bruno Vespa. Tutti e sei gli ospiti in studio (più, ovviamente, il conduttore), erano uomini. A parlare di un tema legato ai diritti delle donne si sono trovati Alessandro Zan (Pd) Zan, Giovani Donzelli (FdI), Antonio Noto, Mario Sechi, Federico Rampini e Tommaso Labate. Dopo le critiche, la redazione di "Porta a Porta" ha sostenuto che le donne erano state invitate – tre parlamentari del Pd, una direttrice di giornale – ma erano risultate indisponibili, e ha precisato che l’aborto era solo uno degli otto temi trattati durante la trasmissione.

LA RAI RICONOSCE NUOVO SINDACATO – Come avevamo scritto a suo tempo, alla Rai si è formato, per la prima volta, un altro sindacato. Prima i lavoratori Rai stavano in uno unitario, l’Usigrai. Ora diventano due e la Rai si è affrettata a riconoscerlo. Si tratta, come noto, dell’Unirai, appoggiato dal sindacato di destra Cisal. Secondo l’Adnkronos, è stato appena firmato un protocollo di relazioni industriali e sindacali che riconosce alla nuova sigla una significativa rappresentatività dei giornalisti Rai.

SPORTWEEK TUTTO NUOVO – Sabato 20 aprile scorso il settimanale maschile de La Gazzetta dello Sport è apparso in edicola completamente nuovo per quanto riguarda il disegno della testata e il formato nonché i contenuti. Il vicedirettore della Gazzetta, Pier Bergonzi, ha sottolineato che saranno messe al centro le storie dei campioni più amati, con interviste esclusive, servizi ma anche dossier e inchieste, oltre a raccontare, sempre attraverso la lente dello sport, i trend del momento per quanto riguarda moda e lifestyle. «Abbiamo l’ambizione – ha continuato Bergonzi – anzi la consapevolezza, di essere un settimanale unico per tutti voi che, come noi, amano il bello dello sport». Il nuovo Sportweek è partito con un’intervista esclusiva a Jannik Sinner. Uscirà, in abbinata a La Gazzetta dello Sport, al costo complessivo di 2,20 euro.

HAITI: 90 GIORNALISTI CHIEDONO PROTEZIONE – Per poter continuare a lavorare, 90 giornalisti di Haiti rivolgono un appello alla comunità internazionale affinché sia garantito loro la possibilità di fare informazione libera senza rischiare la vita. La situazione ad Haiti si è deteriorata negli ultimi mesi, con una violenta escalation di violenza tra bande e una crisi politico-sociale ed economica senza precedenti. In questo contesto, i giornalisti sono costantemente esposti a minacce, attacchi e rapimenti. Nel 2022 ben sei giornalisti sono stati uccisi e nella capitale Port-au-Prince i giornalisti sono impossibilitati a compiere il proprio lavoro in sicurezza. Oggi è estremamente pericoloso fare i giornalisti ad Haiti. Molti di loro compiono veri e proprio atti di eroismo per informare la popolazione e il mondo.


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