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Sanità Campania: interroghiamoci tutti...

Il Consigliere Regionale di Rifondazione Comunista rivolge un’interrogazione all’assessore alla sanità della regione campania, intervenendo sulla questione di crisi che attanaglia alcuni ospedali della Provincia di Salerno... non sarebbe preferibile interrogarsi tutti se è il caso che l’Assessore Regionale alla Sanità si dimetta?

di Enzo Maddaloni - martedì 3 luglio 2007 - 5050 letture

Il Consigliere Regionale di Rifondazione Comunista rivolge un’interrogazione all’assessore alla sanità della regione campania, intervenendo sulla questione di crisi che attanaglia alcuni ospedali della Provincia di Salerno ed in particolare della ASL SA/3: quelli di Sapri e di Agropoli che sono stati interessati, in questi giorni, da clamorose manifestazioni di lotta da parte dei lavoratori di questi presidi sanitari.

Il Consigliere Gerardo Rosania, rivolgendosi all’Assessore Regionale Angelo Montemarano, mette in evidenza che le cause di tali proteste sono da individuare in una condizione non più sostenibile, di quelle strutture, per atavici problemi legati alla carenza di personale, per cui interi reparti sono a rischio, lo straordinario è stato, ormai, istituzionalizzato, e i lavoratori sono sottoposti a ritmi estenuanti che condizionano, ovviamente, anche la capacità di risposta alle esigenze del paziente.

Oltre ad essere denunciata, una incredibile carenza di strumentazione, a partire dalle dotazioni del pronto soccorso.

Nella sua interrogazione evidenzia, ancora, l’assurda situazione dei lavoratori addetti alla pulizia, facente parte di cooperative che per anni hanno svolto il lavoro, (con soddisfazione dei dirigenti aziendali e dei pazienti) e che ora a causa di una abissale riduzione del monte-ore non sono più in condizioni di assicurare un livello adeguato dei servizi, con conseguenti evidenti carenze di quei presidi, con messa a rischio di decine di posti di lavoro e livelli crescenti di tensione, che ormai dura da mesi. In questo caso c’è da chiedersi ma perché non li assumono alle dipendenze dell’ospedale e risparmiano sui costi dell’appalto?

Il Consigliere Gerardo Rosania pone in risalto il fatto che gli Ospedali di Sapri ed Agropoli sono ospedali di frontiera, in quanto nel periodo fra maggio e settembre vedono moltiplicare il loro bacino di utenza per il notevole afflusso turistico e interrogando l’Assessore alla Sanità Montemarano chiede di sapere:

- se codesto Assessorato è a conoscenza delle condizioni degli ospedali della ASL SA/3, e di Sapri e Agropoli in particolare;

- cosa si intende fare per fronteggiare le evidenti carenze di personale e di dotazione strumentale degli ospedali in premessa, per garantire un livello di qualità del servizio adeguato alla specificità dei due ospedali citati;

- cosa si intende fare per fronteggiare il problema del servizio di pulizia e assistenziale, sorto conseguentemente alla riduzione del monte ore alle cooperative, che da tempo garantivano tale incombenze , e se non si ritiene , necessario, avviare un processo di internalizzazione di quel personale che, a conti fatti, consentirebbe un evidente risparmio per l’ ASL e la conservazione di professionalità acquisite, preziose per la qualità della risposta sanitaria per quell’area.

A questo punto però sarebbe necessario entrare un po’ più nel merito della questione e ricordare allo stesso Consigliere Gerardo Rosania che tutte le manovre economiche di rientro del deficit in sanità sono state votate anche da Rifondazione Comunista e lì dove pure con Direttori Generali lungimiranti si è riusciti a riqualificare la struttura ed a spendere in tempo utile le risorse economiche per le ristrutturazioni (cito ad esempio il caso di Loretta Mussi ex Direttore Generale del Rummo di Benevento) queste esperienze sono state affossate per far spazio alle solite logiche clientelari che ci hanno ridotto oggi in questo stato. In questo caso vi rinvio alle altre riflessioni fatte in precdenza ed ultima alla relazione del Procuratore della Corte dei Conti Sez. Campania.

Andrebbe ricordato a tutti noi ed anche al Consigliere Regionale Gerardo Rosania che tutto ciò, è da ricondurre, ad anni di assenza di programmazione e riforme strutturali e al mancato governo (da parte anche del centro sinistra) della spesa pubblica e sanitaria, nonostante che sulla carta esistavano sia un improbabile Piano Sanitario Regionale, peraltro ormai scaduto, e di cui mai nessuno ha tenuto conto, sia un Piano Ospedaliero, recentemente approvato, i cui contenuti vanno rivisti tutti alla luce pure di quanto disposto dallo stesso Piano finanziario di rientro del marzo 2007, pure approvato dal Governo Regionale della Campania, con delibera di Giunta n° 460/07.

Ricordo al Consigliere Regionale Gerardo Rosania che in questi “vuoti” hanno trovato spazio e si sono sviluppati al meglio, affarismo, interessi economici, clientele di vario tipo, lottizzazioni trasversali da parte dei partiti in primis Margherita e DS (ed a ruota tutti gli altri ... della serie "non capisco ma mi adeguo"..il manulele "cenceli pubbicato ultrimamente da La Repubblica è un pò la riprova di quanto da anni si evidenzia), proliferazione di consulenze che hanno deresponsabilizzato e dequalificato la pubblica amministrazione, ed ora la stessa SO.RE.SA che di fatto annulla principi normativi che disciplinano ruoli e funzioni delle aziende (D.Lgs 229) se non anche principi Costituzionali come nel caso dell’art 119 della costituzione e la stessa Legge Finanziaria 2007, tanto che nel tempo si è creato un "sistema" che ora appare difficile da sradicare e del tutto in crisi.

Questo, peraltro, è riconosciuto dagli stessi estensori del Piano di Rientro, che parlano di: “inadeguatezza della dirigenza delle strutture a sostenere il processo di riorganizzazione ed innovazione” , e di “frammentazione, localismo, conflittualità”, di “reazioni delle categorie interessate agli interventi di razionalizzazione”, di “insufficiente sicurezza per il controllo della legalità”.

E con questo si riconosce un altro degli aspetti critici del sistema sanitario campano, dove la selezione della classe dirigente ma anche degli operatori sanitari e delle figure tecniche ed amministrative è avvenuta attraverso le diverse clientele e quasi mai sulla base di criteri di merito e professionalità, con la complicità dello stesso sindacato che oggi diventa sempre più meno credibile, nell’assumere "iniziative di lotta", anche quando grida oggi che è contro la manovra dei tagli, impostaci dal governo nazionale e dalle altre Regioni Italiane che non sonop più disponibili a pagare i nostri debiti ed il nostro costo della politica.

Mi astengo di entrare più nel merito della specifica questione trattata dal Consigliere Rosania ma è certo che non si può costruire un ospedale solo per coprire “bisogni sanitari stagionali” come nel caso di quello di Agropoli, e durante il corso degli altri mesi chiudere reparti perché non ci sono pazienti da curare, anch eperchè a pochi metri c’è una struttura privata convenzionata.

Dopo mesi di discussioni e contrasti, tra la Regione Campania che chiedeva più soldi, ed il Ministero della Salute e dell’Economia che pretendevano (giustamente) un piano di ristrutturazione e di riduzione della spesa all’interno della sanità campana, con la Delibera di Giunta Regionale della Campania, votata all’unanimità, è stato approvato il Piano di rientro 2007-2009, che potrebbe sembrare e forse voleva essere un piano di commissariamento, ma che in realtà ha lasciato troppi (ampi) margini di manovra al Governo Regionale e la cui applicazione, per quanto è dato vedere, sta generando non pochi problemi di tipo assistenziale.

Il Piano accanto ad omissioni non casuali, ad esempio non è fatta una chiara distinzione tra i costi del pubblico e del privato convenzionato, non è dato sapere quale sia il reale deficit, considerato che non vi sono dati ufficiali circa il disavanzo relativo all’anno 2006 (totale deficit 6/7 mld di euro negli ultimi tre anni?).

In sintesi si conferma ciò che ormai emerge da studi sia nazionali che locali: la speranza di vita alla nascita è la più bassa, rispetto al resto di Italia, sia per i maschi che per le femmine; sono più elevate la mortalità generale, la mortalità per malattie del sistema cardio-circolatorio, diabete, malattie respiratorie e anche per molti tumori (polmone, fegato e vescica negli uomini; fegato, utero e leucemie nelle donne), la cui incidenza sta aumentando sempre di più.

Anche la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per tumore è la più bassa, segno che, oltre a non fare diagnosi precoce, i servizi di cura sono poco efficienti.

Anche le donne si ammalano di più e non dispongono di buoni servizi (si pensi solo alla piaga dei tagli cesarei che raggiungono punte del 70%, alla mancata pianificazione ed organizzazione di screening per i tumori femminili), mentre per i bimbi vi è un eccesso di mortalità infantile e neonatale e di malformazioni nel primo anno di vita.

La Campania è la regione dove gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali, sono più frequenti se rapportate ai posti di lavoro, e dove la mortalità sul lavoro è tra le più elevate.

La Campania ha perso quel vantaggio di salute che le derivava da condizioni di salubrità ambientali più favorevoli e da abitudini di vita più salutari, e ormai presenta accanto alle patologie da sottosviluppo (mortalità infantile e malattie infettive), un netto incremento delle patologie proprie dei paesi più industrializzati (tumori e malattie croniche degenerative).

Certamente questo svantaggio di salute è in parte riconducibile alle cattive condizioni socio-economiche di molti strati sociali, alla povertà e alle difficoltà di accesso ai servizi sanitari da parte delle persone più svantaggiate. Ma ciò solo in parte è vero e non giustifica la elevatissima spesa: piuttosto dobbiamo constatare che le autorità sanitarie poco hanno fatto per far crescere i servizi, farli funzionare adeguatamente, renderli accessibili a tutti i cittadini.

Nel mentre ci si lamenta oggi per la carenza del personale negli ospedali ancora ritenuti unici strumenti di tutela della salute, l’ADI, Assistenza Domiciliare Integrata, ed i servizi di assistenza territoriale sono assenti o scarsamente funzionanti per cui gli ospedali risultano intasati da pazienti che meglio sarebbero assistiti presso il proprio domicilio o presso strutture a bassa intensità e minori costi.

Esiste invece una moltitudine di piccole strutture di ricovero e diagnosi (sia pubbliche che private) che non sempre garantiscono cure e diagnosi appropriate, ma che in compenso generano spesa. Il caso dell’ospedale di Agropoli che ha bassi valori prestazionali a fronte di alti costi è solo uno dei tanti casi di ospedali in campania per i quali andrebbero accertate meglio la validità delle loro funzioni assistenziali.

Va ricordato, se ce ne fosse ancora bisogno, che questi costi li paghiamo tutti , anche attraverso l’impossibilità di adeguare gli organici di ospedali che servono.

Mancano completamente strutture riabilitative di 3° livello, per cerebrolesi e neurolesi , per non parlare dell’incapacità di istituire “Case dei Risvegli dal Coma” nonostante gli impegni assunti con il Piano Ospedaliero Regionale e che ancora oggi costringono le famiglie ed i pazienti ad andare fuori Regioni con dei costi sociali altissimi.

Vi è uno stato di vero e proprio decadimento dei policlinici universitari, che sono ormai solo centri di potere, dove vi è molto proliferare di primariati e dove il livello della offerta formativa è piuttosto mediocre. Ancora si insegna la biologia e la chimica di 50 anni fa quando oggi si parla di “nuova biologia” ed i geni non sono considerati più i detentori del destino dell’uomo.

Le Aziende Ospedaliere, deputate a fornire prestazioni ad alta intensità di cura e alla emergenza urgenza sono in seria difficoltà per le restrizioni finanziarie, la sottodotazione tecnologica, il blocco delle assunzioni, il precariato mentre bassissimo è lo stato di attuazione degli interventi di edilizia ospedaliera, finanziati dallo stato: su 175 progetti approvati solo 5 sono stati realizzati, pari al 3% del totale.

Il risultato è che non si fa prevenzione e diagnosi precoce, i livelli di assistenza si stanno abbassando, non esiste la continuità per l’assistenza territoriale e a domicilio, la risposta terapeutica non funziona, la migrazione verso strutture del centro-nord continua ed anzi è ripresa, comunque per chi se lo può permettere, come sa bene la classe dirigente i cui esponenti spesso si curano in altre regioni o all’estero, ovvero a costo di enormi sacrifici.

Parlando di salute, non si può non accennare allo stato dell’ambiente che in provincia di Napoli, Caserta ma anche di Salerno, ma non solo, è stato compromesso in modo forse irreversibile, grazie alla escavazione incontrollata e al deposito di rifiuti speciali e tossici, avvenuto a partire dagli anni 70’ provenienti da ogni parte d’Italia e anche d’Europa, a all’uso di pesticidi, il più alto in Italia ( 9,5 Kg/ara a fronte della media nazionale di 4,5 kg/ara).

Ciò ha prodotto l’inquinamento delle principali matrici ambientali (aria, acqua, suolo), con effetti sull’acqua, sui prodotti agricoli e su tutta la catena alimentare, tanto che ormai non si può più negare o nascondere, come hanno fatto per troppo tempo le autorità locali, che vi sia correlazione tra aumentata incidenza di tumori e malformazioni ed inquinamento ambientale. Carissimo Consigliere Regionale Gerardo Rosania Le ricordo che nonostante il pessimo servizio i Cittadini della Campania e della nostra provincia pagano una spesa sanitaria pubblica e privata che si avvia a raggiungere in Campania i 10 miliardi di Euro, praticamente il 10% dell’intero fondo sanitario nazionale, prima nelle classifiche assieme a Lombardia e Lazio (peraltro con ben diversi esiti in termini di salute ed accessibilità ai servizi), con un disavanzo cumulato nel periodo 2001 – 2006, superiore ai 7 miliardi di Euro. Numerosi dati confermano questo eccesso di spesa, come i costi medi per ricovero e per posto letto che risultano superiori alla media italiana, rispettivamente 3.426 euro (contro 3.266) e 204 euro (contro 157).

E così pure il costo medio del personale pari a 49.631 euro contro 43.620, nonostante sia il numero degli infermieri, sia il numero dei medici siano largamente al di sotto delle medie italiane: rispettivamente 36 infermieri ogni 1000 abitanti rispetto a 46 e 16,8 medici ogni 1000 abitanti rispetto a 18, con una presenza relativamente maggiore nelle ASL rispetto alle Aziende Ospedaliere. I costi maggiori si spiegherebbro con le più elevate indennità accessorie legate alla contrattazione decentrata.

L’erogazione delle prestazioni avviene con un mix di pubblico e privato, con quest’ultimo che detiene quasi il monopolio nella riabilitazione, nella emodialisi, e nella diagnostica radiologica(350) e di laboratorio (828).

Vi sono 8 Aziende Ospedaliere, 2 Policlinici universitari, 2 IRCCS (di cui 1 privato), 54 ospedali a gestione diretta.

Il privato accreditato, con 3 Ospedali classificati, 71 case di cura accreditate e 5 non accreditate, costituisce una quota significativa dell’offerta di posti letto: circa il 35 % per i ricoveri ordinari e più del 17 % per il day hospital, occupando, anche per questo aspetto, i primi posti in classifica, in buona compagnia con Sicilia, Calabria, Lazio e Lombardia.

I costi pro capite per l’assistenza accreditata e convenzionata e senza comprendere i costi per la mobilità esterna, sono pari a 380 Euro, e vedono la Campania al terzo posto dopo Lazio e Lombardia.

In questa situazione l’offerta è frantumata, ripetitiva e del tutto insufficiente sia per quanto riguarda l’alta specialità e l’emergenza, che per quanto riguarda , all’estremo opposto le cure primarie, l’assistenza di base, domiciliare ed integrata e la continuità assistenziale dopo la presa in carico del paziente.

Il primo aspetto si evidenzia nella bassa complessità delle prestazioni effettuate, con un indice di case mix di 0,89 (il più basso assieme a Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia), nella altissima mobilità verso le Regioni del Centro-Nord (non meno di 100.000 casi all’anno), nella bassa capacità di attrazione; il secondo nel basso numero di casi trattati in assistenza domiciliare (160 ogni 100.000 abitanti), nelle scarse risorse per l’assistenza agli anziani, nella separatezza tra territorio ed ospedale, dal quale spesso i cittadini meglio si sentono garantiti anche per prestazioni e cure primarie che di norma dovrebbero essere erogate dai servizi sanitari di base.

Infine vi registrano alti tassi di inappropriatezza non solo nei ricoveri inutili ma anche nei percorsi clinici, diagnostici, terapeutici e nella dispensazione e somministrazione dei farmaci. Le ricordo anche che uno dei farmaci oggi più usati è l’antidepressivo.

Proseguendo nella analisi del dissesto lo si imputa in particolare alla inadeguatezza e allo spreco del sistema ospedaliero, senza distinguere tra Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie Locali, (sull’Università è meglio stendere un velo pietoso), le quali ultime hanno in gestione diretta i presidi ospedalieri medi e piccoli, e per il cui tramite è avvenuto finora l’accreditamento provvisorio delle strutture private. E non si dice che solo ed esclusivamente dalla Regione e dalle ASL, dipendeva l’organizzazione del sistema delle cure primarie, dell’assistenza domiciliare e della prevenzione, il cui mancato decollo si è ripercosso pesantemente sul funzionamento delle stesse aziende ospedaliere.

Dalla parzialità ed imperfezione dell’analisi sono poi derivate le scelte decise per il rientro, alcune delle quali, sono decisamente errate. Non si è tenuto conto dei reali bisogni dei Cittadini, ma solo dell’autoreferenzialità delle strutture.

Ecco queste sono le domande o meglio “l’interrogazione” che credo non solo Lei (a cui mi rivolgo con estremo affetto e stima personale) ma debba porsi l’intera classe dirigente della nostra regione.

La risposta credo che debba risultare però da una premessa fondamentale che resta quella di ridefinire attraverso un "percorso di transito": simboli, definizioni, miti, idee, in un contesto nuovo dove lo stesso strumento partito è inadeguato.

Credo che vada ricostruita "interrogandoci tutti" una consapevolezza individuale che consenta tutti noi di recuperare anche una nuova identità sociale.

Per questo non sarebbe preferibile interrogarsi tutti se è il caso che l’Assessore Regionale alla Sanità si dimetta?


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Sanità Campania: interroghiamoci tutti...
17 luglio 2007

Interroghiamoci?

Se davanti alle disfunzioni, prima che avvengano fatti di cronaca, la gente non protesta civilmente ma fermamente, possiamo rimanere quì ad interrogarci per i prossimi vent’anni.