Posto fisso

Riunione surreale fra i renzini. Dovevano trovare un nemico e l’hanno trovato

di Adriano Todaro - mercoledì 5 novembre 2014 - 2418 letture

Quella mattina, l’aquilotto di Rignano si era svegliato in preda ad un’inquietudine che non aveva mai provato. Come al solito, aveva fatto inviare, alle 6 del mattino, da un suo sottomesso, un tweet preparato la sera prima da altri suoi dipendenti.

Eppure, mentre poltriva sotto le coltri e ascoltava il sibilo sommerso della moglie Agnese, precaria di lusso, era invaso dalla malinconia galoppante. Pensava alla Leopolda ma non a quella del finanziere Serra e alle sparate concordate ‒ per vedere l’effetto che fa ‒ sulla limitazione del diritto di sciopero, quanto piuttosto alla sua vicina di casa, appunto la Leopolda, al suo incedere elegante, al suo passo molleggiato, ai fianchi morbidi. Quando la vedeva sentiva un rimescolamento che partiva dal basso per risalire sino al cervello.

Ma Fonzino Renzino era anche un boy scout, cattolico e timorato di Dio e, quindi, recitò, sotto le coperte, un atto di contrizione, un Pater Ave Gloria e continuò a pensare ai fianchi opulenti della Leopolda.

Oltre a questo pensiero, c’era un rovello nella sua grande e importante capoccia perché ogni giorno se ne doveva inventare una affinché compiacenti rappresentanti della stampa libera e indipendente, parlassero di lui. Non importava cosa dicesse e, sopratutto, cosa portasse a termine. L’importante era parlare di lui, riportare i suoi strabilianti annunci, le opere da compiere in 100, anzi mille giorni, anzi fino al 3019.

Ormai le cazzate le aveva sparate tutte. Cosa poteva inventarsi ancora? E così, pensa e ripensa, aveva partorito l’idea di convocare i suoi più stretti collaboratori così da vedere se potevano, tutti assieme, inventarsi qualche fregnaccia ad uso degli italiani beoti.

Alle 9 del mattino, alla riunione, c’erano tutti. Quelli che contavano, soprattutto i soldi. C’era la Madonna dei Boschi Fioriti che distribuiva agli astanti caffè e pasticcini, Graziano Delrio un po’ stropicciato e appannato, c’era l’amico riccioluto e biondo come Cristo, Luca Lotti, c’era Carlo Padoan con la faccia sempre più contrita del tipo "Ma chi me l’ha fatto fare" e con la calcolatrice in tasca, insomma tutti. Anche la Madia con l’ultimo Dvd della Peppa nella borsetta e la GianniePinotti con all’occhiello della giacca del tailleur, la spilla raffigurante un F35 e, intra o core, una speranziella per il Quirinale. Al punto che Padoan guardandola aveva augurato, in cuor suo, lunga vita a Re Giorgio e a un suo reincarico.

Ne mancava uno però: Giuliano Poletti. Lui ‒ l’aveva giustificato la Madonna ‒ era alla Coop a fare la spesa. Cominciata la riunione, il Democristiano con i Nei aveva proposto una boutade su "in mille giorni certificati on line". La Peppa quasi si strozzava: "Ma no Matteo, l’ho appena detta io!". Ah già, è vero. E allora perché no una bella frase sui partiti, cancro del potere? La Madonna aveva guardato sul tablet d’ordinanza e aveva esclamato: "Già detto!". E da chi? Aveva chiesto Matteo. Delrio considerato che prima della folgorazione cattolica era stato comunista, si era sentito di chiarire: "Da quello piccolino...". Alla Madonna si erano illuminati gli occhietti: "Fanfani?". Ma no, aveva esclamato Delrio, Enrico. Ma chi, avevano domandato all’unisono, Enrico chi? Quello che doveva stare sereno? Ma no, Enrico, quello comunista, sardo e taciturno. Matteo, allora, aveva proposto di abolire le Province. "Già detto!". E allora aboliamo il Senato. "Già detto!".

Intanto era arrivata la notizia che la Pina, intesa Picerno, aveva pronunciato una frase molto profonda che subito le agenzie di stampa avevano rilanciato con diversi take: la Camusso, intesa segretaria Cgil, era stata eletta con tessere false.

Ohibò aveva pensato l’Obamino di Rignano, non è che questa intelligentissima deputata europea vuole il mio posto? Il ricciolino in Cristo gli aveva spiegato che la Picerno gli aveva dato un assist notevole. Era sui lavoratori che bisognava puntare, indicarli come i nemici, quelli che non vogliono il cambiamento, le riforme, tesi alla conservazione del posto fisso. Intanto la polizia democratica gli aveva dato, agli operai, una bella ripassata e Fronte Alta gongolava tutto per la bella carica poliziesca. Perché essere moderni è importante, il tablet anche, saper inviare un tweet pure ma poi il manganello deve lavorare. Mica possiamo, aveva spiegato il siculo, caricare gli operai con in mano il tablet!

Ecco sì, aveva detto il Grande Timoniere, dirò urbi et orbi che bisogna smetterla col posto fisso che è vetero e poco dinamico. Graziano aveva aggrottato le ciglia e la barba aveva avuto un guizzo. Lui al posto fisso ci teneva considerato che aveva ben 9 figli da mantenere. Poi, però la Peppa gli aveva sussurrato all’orecchio che questo non riguardava loro, ma i lavoratori. Rinfrancato Graziano Delrio aveva addentato un cannolo che Fronte Alta, siciliano generoso, aveva fatto arrivare, uora uora, da Nicolosi, paese alle falde dell’Etna, tanto poi li metteva a carico del ministero.

E così era avvenuto e i giornaloni, l’indomani avevano magnificato la modernità del Fiorentino. Del resto, mai nessuno, nel corso dei secoli, aveva mai pensato a prendersela con i lavoratori.

Una sola cosa aveva raccomandato il Condottiero a Fronte Alta: se devi manganellare qualcuno, manganella Landini non Verdini, non ti confondere dalla rima. Il macellaio inquisito non me lo devi toccare. E non devi toccare neppure mia moglie che fa anch’essa Landini ma non ha nulla a che fare con il sindacalista rosso.

Bon, tutto a posto? E se qualcuno, nei dibattiti, solleva qualche problema? Chi possiamo portare come esempio? E così il ministro senza qualità aveva fatto un nome: Claudio Artusi. Nessuno lo conosceva ma il siculo dagli occhi bovini aveva fatto una rapida illustrazione del personaggio: è stato dc di destra, ciellino, formigoniano, ligrestiano, direttore generale Anas, della Fiera di Milano e ha partecipato alla speculazione per i terreni Expo. Quando don Salvatore Mattonaro finisce in carcere, Artusi si dimette. Disoccupato? Ma va! La Camera di commercio crea una poltrona a misura del suo nobile deretano e diventa gestore di "Expo in città". L’uomo giusto al posto giusto. E lo deve aver pensato, purtroppo, anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia considerato che ha dato il suo assenso alla nomina. E poi, aveva aggiunto Angelino, Artusi ha un valore aggiunto: è stato anche in galera, nel 1983, quando l’onesto e rompiballe sindaco di Torino, Diego Novelli, si era rifiutato, pensate un po’, di coprire l’illegalità della sua Giunta.

Ecco, Artusi è da portare ad esempio. Lui non è mai stato per il posto fisso, è dinamico e battagliero, non scende in piazza a manifestare, non si adagia sugli allori, è moderno e il suo curriculum ne è la prova. Massì, basta con il posto fisso, bisogna cambiare. Una volta da Ligresti, una volta alla Camera di commercio, una volta a "Expo in città".

Eppure io ad Artusi un posto fisso glielo darei. A lui e a quelli come lui: San Vittore, inteso come carcere. Ma io, si sa, non sono moderno, cool. Pensate che non ho neppure lo smartphone.


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