Lo spacciatore di X

Arrivato troppo in alto si lascia andare nel dire cose che da più parti dicono farebbe meglio a non dire. Quando parla scatena il putiferio, come se rovesciasse il tavolo. Farebbe meglio a rientrare tra i ranghi...

di Massimo Stefano Russo - domenica 2 giugno 2024 - 879 letture

Dicono sia il generale più famoso (fumoso?) d’Italia. Il suo libro il più venduto e discusso degli ultimi mesi!? Senza arrendersi mai, né abbandonare la sfida, ha tutta una sua storia di generale incursore. L’apprendiamo dalla sua autobiografia privata, intima e personale dove sbandiera il guardaroba della propria memoria. Sappiamo così che formatosi in una famiglia militare, ha asceso i ranghi più elevati dell’esercito: operativo in Iraq, Afghanistan, Somalia, Libia, Costa d’Avorio, Yemen. Nella guerra in Afghanistan ha comandato la Task Force 45, per passare poi al 9 reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, alla brigata “Folgore” e al contingente italiano nella guerra in Iraq. Come fa una persona col suo curriculum a dire parole stonate? Sa di cosa parla da fedele servitore della Patria?

In politica l’hanno tirato dentro per i capelli. Arrivato troppo in alto si lascia andare nel dire cose che da più parti dicono farebbe meglio a non dire. Quando parla scatena il putiferio, come se rovesciasse il tavolo. Farebbe meglio a rientrare tra i ranghi, nell’ombra. Una nota stonata il suo sibilare tra i denti, scuotere la testa e borbottare a voce alta. Crede di parlare con proprietà di linguaggio, mentre blatera concetti disarticolati. Occupato a chiedere consensi, nel fare fino in fondo la sua parte, genera confusione e inganni. Chi ha tutto l’interesse a dimostrargli il proprio sostegno e magari finanziarlo e incoraggiarlo, nell’appoggiarsi a lui?

Nel delegittimare la classe politica agita parole d’ordine che rivendicano con orgoglio l’antiintellettualismo e l’antipolitica. Propone valori, simboli e miti per alimentare una sotterranea e tenace fronda che si richiama stancamenti a riti nostalgici. La memoria, nel ricordare con entusiasmo il proprio lavoro e la sua professionalità, qualche volta tira brutti scherzi. Difficile dire come andrà a finire. Con le sue ambizioni pietrificate che dovrebbero far vergognare si avvia verso un viaggio verso l’abisso, in una caduta inarrestabile e silenziosa? Ha una visione del mondo radicalmente ostile, ancorata a un concetto tradizionale di potere più che gerarchico autoritario.

Nel racchiudere in sé tutta una serie di valori gerarchici li presenta come eroici, per sostanziarli in una dimensione mitica oltre la storia. Determinato a portare a termine i propri obiettivi, senza arrendersi mai; la vita nel suo andare avanti, in modo spesso inaspettato e sorprendente, gli ha richiesto tanta fatica e molti sacrifici. Sta per iniziare un’avventura dove in un turbinio di emozioni che l’assalgono all’improvviso, fantastica d’istinto, senza un ordine preciso, nel seguire l’ispirazione del momento. Senza stare attento a come parla, sembra a volte volersi inghiottire le labbra, mentre insegue il grande successo e col suo mugolare arriva a far cadere tutto intorno un silenzio imbarazzante. Vuol far capire alla gente comune, con teorie bislacche che avanza con passione e dedizione, la fregatura della politica e i prezzi troppo alti che causa e fa pagare.

Costruita la propria esperienza con anni di addestramento e da comandante in campo, il suo schema politico ha una chiara impronta regressista: vuole addirittura rovesciare la direzione del processo di sviluppo dell’umanità. Un pensiero cosmetico il suo che si propone di imbellettare un attivismo deculturalizzato. La linea di argomentazione fragile, esile, di fatto inesistente, facilmente gli sfugge di mano. L’esercito, la caserma il suo mondo attorno a cui tutto ruota, ne ha segnato la propria storia, plasmato idee e azioni.

Diventato un personaggio pubblico di rilevanza mediatica, resta convinto che la scienza acquisita in campo militare vada applicata in politica e per fare questo vuol agire nel proprio tempo, calarsi nel flusso degli eventi politici e governarli dall’interno. Giustifica l’impolitica e ricerca capri espiatori. Va fiero della sua missione che predica con disinibita sicurezza, convinto di poter giocare un importante e determinante ruolo politico, nel ridisegnare e stringere alleanze. Con lo sguardo diretto di chi vuol sembrare imperioso, magnetico, da “sempliciotto analfabeta politico”, usa un vocabolario vecchio, stereotipato, rigidamente uniforme, vuoto di significati.

Si muove senza voler ammettere discontinuità alcuna, né contrasti, singolarità o tenere conto di individualità, particolarità e forme diverse di essere, o appartenere. Mostra convinzioni, strutturate e fondate nel profondo degli istinti più rozzi: da esponente del popolo, nel voler “mettere in riga”, mente si dichiara dispensatore di verità e giustizia. Se ce la farà o fallirà e finirà nei guai e quanti danni provocherà il suo operato e con quali conseguenze, rimane nell’incertezza del futuro.


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