Paradosso Democratico

L’Orfini fa tenerezza a guardarlo anche perché è nato per giocare a biliardino

di Adriano Todaro - mercoledì 10 giugno 2015 - 2639 letture

Qualche giorno fa mi sono imbattuto, mentre sfogliavo un quotidiano, in una fotografia di Matteo. Non quello sveglio e neppure Matteo II, quello dei rom, ma nella fotografia di Matteo Orfini quello che a tempo perso di mestiere dovrebbe fare, nientepopodimeno che, il presidente del Pd.

Dovrebbe ma siccome non lo sa nessuno ogni tanto, per farsi riconoscere, afferma qualche cazzata. Così lui ha il suo quarto d’ora di celebrità. Tanto le sue affermazioni sono come l’acqua che scorre e, tutto sommato, tutto resta come prima.

Eppure quella fotografia di Matteo l’Archeologo (perché lui avrebbe dovuto fare quello e invece è finito a fare il presidente del Pd) è chiarificatrice e sintomatica. E guardando la foto mi veniva in mente un ritornello dei Pooh di tanti anni fa che diceva “Basta fotografie, piccole spie pericolose”. E quella foto dell’Orfini è veramente una piccola spia ed anche pericolosa. Mani giunte come se pregasse, viso triste impreziosito da un giro di barba, sguardo rivolto a destra perché se guarda a sinistra gli viene una paresi, alle sue spalle grandeggiava il simbolo del Pd a mo’ di aureola proprio sopra il suo capino rado di capelli, maniche della camicia arrotolate a dimostrazione del grande lavoro che sta facendo.

E’ una foto che fa tenerezza, uno sguardo che sembra affermi e si domandi: “Ma io qua che ci sto a fare?". Ma Renzi il bullo ha mandato lui a spiegare ai giornalisti che hanno sì perso due milioni di voti, ma hanno vinto. E l’Orfini ha eseguito. Perché lui è sì il presidente ma siccome è buono d’animo, ne approfittano tutti e gli fanno fare le incombenze più noiose e faticose. Ad esempio bisogna indagare su Mafia Capitale, chi ci mandiamo? L’Orfini? E dai giornalisti? L’Orfini. E a prendersela con i 5 Stelle? L’Orfini. E fare le pulizie al secondo piano? L’Orfini.

Certo lui è stanco ma, come i carabinieri, deve obbedir tacendo. L’Orfini, però, è anche uomo di testa e, ogni tanto, autonomamente se ne esce con qualche pensiero, pensate un po’, tutto elaborato da lui. Una volta ha affermato che “L’unica cosa che so fare bene e per cui sono nato è giocare a biliardino”. Ora, tutti da piccoli desiderano fare qualcosa nel mondo adulto, chessò, l’esploratore, il chimico, l’ambasciatore, il medico in Africa. Molti hanno vocazione per la musica, la poesia, la pallacanestro. Ma Matteo detto l’Orfini no. Lui è nato, invece, per giocare a biliardino. Non è stupefacente che lo affermi il presidente del Partito democratico? Non è un bel tocco di modernità? Ve lo immaginate Luigi Longo, il comandante Gallo, che dichiari di giocare a biliardino? E il latinista Alessandro Natta? E il partigiano e direttore serioso dell’Unità Aldo Tortorella?

Ma anche il tenero e attuale presidente deve sottostare a qualche piccolo compromesso. Ama il biliardino ma gioca con il Democristiano con i Nei alla playstation, sta con Baffetto di Ferro ma anche con il Pier Luigi di Bettola, sta con i Giovani Turchi ma sceglie Renzi. Lui non è un “turco napoletano” come Totò ma un turco romano e, improvvisamente, fa una scoperta da vero archeologo romano. Scava e scava e scopre che a “Ostia i Cinquestelle sono gli idoli dei mafiosi”. Il mondo politico ha tremato. Lui stesso meravigliato da tanto ardire ha passato due giorni sul water perché gli è venuta la cagarella. Poi si è ripreso e ha deciso di insistere su questo tema tirando in ballo anche i servizi segreti, facendo un bel minestrone magari con il riso che, è risaputo, stringe.

Cosa era successo? Era successo che mezza Giunta di Roma è inquisita, tanti sono in galera, uomini delle coop cattoliche e rosse sono in manette, Mafia Capitale continua imperterrita a macinare milioni sulla pelle dei rom e immigrati e lui, l’Orfini, afferma che i servizi segreti non gli hanno mai detto che “er Cecato” Carminati era quello che era. Poi ha tuonato: “Chiederò al Copasir di occuparsi di questa vicenda…”.

In realtà, siamo in grado di rivelare che i servizi segreti una mattina si sono recati al Nazareno per avvisare l’Orfini. Nella sede non c’era nessuno, i corridoi vuoti. Hanno trovato solo un tizio con grembiulino e cuffietta che spolverava i mobili e l’hanno scambiato per un filippino delle pulizie e così non hanno detto nulla al presidente che dovrebbe presiedere.

Ma c’è di più. C’è che il presidente ha monitato come fanno tutti i presidenti che si rispettino: “Si devono rigenerare – ha detto – le classi dirigenti di questa città. Si dovrebbero interrogare il mondo delle imprese, del lavoro delle cooperative”. Per quest’ultimo punto basta rivolgersi al ministro della Coop, considerato che andava a cena con personaggi come Buzzi e compagnia.

E a proposito di rigenerazione, c’è la questione Rosy Bindi-De Luca. Qua il nostro presidente, ex giovane turco romano, ex dalemiano, ex bersaniano le ha cantate chiare alla Rosy: “Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile. L’iniziativa della presidente della commissione antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”.

Inutile dire che la legge a cui la presidente dell’Antimafia si è attenuta, è stata votata anche dal Pd. E’ vero, invece, che è risaputo, dalla Papuasia al Turkmenistan, che l’Orfini non aveva un buon rapporto con De Luca. Recentemente ho parlato con una badante romena e la prima cosa che mi ha detto è stata: “Certo che è un problema il cattivo rapporto fra Orfini e De Luca!”. E sembra che anche Putin voglia un vertice per discutere di questa gravosa incognita.

Comunque in questa questione di Mafia Capitale ci sono anche siparietti simpatici che fanno respirare a pieni polmoni. Uno degli arrestati, figlio d’arte fascista, tal Luca Gramazio ha dichiarato al giudice: “Non ho preso manco una lira". Gli crediamo sulla parola anche perché le lire sono fuori corso da un po’ di anni; il problema è, semmai, se ha preso qualche euro.

Vabbè, basta così. Nella canzone dei Pooh ad un certo punto si canta: “Nelle fotografie, malinconie, colpi di sole / donne, pugni e poesie / mentre qui”.

Mentre qui, purtroppo per noi, ci dobbiamo sorbire l’Orfini Matteo. Che è, tutto sommato, un Paradosso. Ma Democratico eh!


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