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Ora et labora...

Come risolvere il problema della disoccupazione in sei semplici mosse...

di Sergej - lunedì 17 novembre 2014 - 2484 letture

Lavoro: La crisi delle vocazioni, per cui ci sono sempre meno preti cattolici. Il sistema ecclesiastico ricorre alla manodopera straniera, extracomunitaria, con esiti non sempre lineari. Manodopero straniera significa de-qualificazione, lavoro dequalificato. Non lo vogliono fare gli italiani, lo fanno gli stranieri. Eppure, per abbassare le percentuali di disoccupazione, quello di fare il prete sarebbe stato un ottimo sfogo. Si pensi a quanta parte della popolazione viveva facendo il prete (o la suora) nel Seicento e nel Settecento. Uno sfogo per le famiglie aristocratiche che in questo modo epuravano i figli cadetti, lasciando al “figlio maschio” l’eredità formale del feudo (e la sua integrità, contro il pericolo del frazionamento e dunque della perdita di potenza del casato). Attraverso la monacazione forzata, si è adottata una selezione della specie, in alcuni casi una vera e propria eutanasia di classe. Oggi la disoccupazione non è in realtà un problema: non ci sono rivolte in atto, nessuno scende in piazza a causa della disoccupazione che sembra non corrispondere a uno stato di fame. Siamo al “disagio” ma non alla fame. E finquando non c’è fame non ci sono rivoluzioni. Dunque tutto bene.

Contro la disoccupazione nel passato, quando questa era foriera di ricolte sociali, si sono tentate anche altre strade: deportazioni di massa, impiego in opere pubbliche faraoniche o farlocche, guerre. Ecco, la guerra è una gran divoratrice di disoccupati, ma può anche essere estremamente costosa e non tutti se la possono permettere. Per fare una guerra occorre un quadro chiaro: di risorse (oro) disponibile, e di chi vende e chi acquista le armi. Nel mezzo, c’è il tritacarne che divora disoccupazione nel breve periodo. Peccato che le guerre (di solito) durino così poco…

Con la clericalizzazione (monacazione, sacerdotizzazione ecc.) invece i risultati sono più sicuri. Questo significa accettare che una quota della produzione nazionale sia destinata al mantenimento di una parte della popolazione che non produce nulla. I sacerdoti, oltre alle attività di cura, hanno un impatto parassitario nei confronti dell’economia. Il loro numero è diminuito in concomitanza con la diminuzione delle morti (a causa dell’allungamento della vita nelle opulenti civiltà occidentali). Perché tornino ad aumentare si deve sperare in una nuova pandemia, magari endemica cioè permamente?

Certamente, a sminuire l’appeal del mestiere di sacerdote, c’è quella faccenda del divieto di sposarsi o di avere attività sessuali di sorta. Nel passato, nei secoli d’oro dell’espansionismo culturale e colonialistico europe, questo non era un problema. I preti fottevano e si riproducevano. Nell’ambito della chiesa cattolica dovevano solo avere l’avvertenza di non sbandierare queste attività in giro (di qui la nascita della “doppia morale” cattolica e del concetto di ipocrisia).

Nell’ultimo secolo, sembra quasi che la chiesa cattolica abbia remato contro la società in cui vive, nei fatti limitando il numero di sacerdoti assunti - e dunque aumentando il potere di quelli già dentro, la “casta” esistente. Ma di fronte al proliferare degli islamici, qualche problema se lo dovranno porre e magari riattivare i centri di ricerca di manodopera. In questo senso andrebbe probabilmente la scelta come addetti al marketing di un polacco, un tedesco e un argentino, che se hanno riportato all’attenzione generale il piccolo Stato del Vaticano, non sembra siano riusciti a invertire la “crisi delle vocazioni”. Per gli italiani è una questione spinosa. Meno preti italiani all’interno della chiesa cattolica, significa che meno gli italiani pesano all’interno delle strutture ecclesiastiche. E ovviamente, meno disoccupati sono assorbiti nella Chiesa, più alto è il loro numero nei tabulati dell’ISTAT. Dopo aver perso la Libia, la Somalia e l’Eritrea, perdere anche lo Stato del Vaticano sarebbe particolarmente deleterio.

Per questo proponiamo alcune possibili soluzioni al problema della crisi delle vocazioni, per incrementare il numero di persone che scelgono gioiosamente e consapevolmente di diventare prete (o monaca):

1) doniamo tutte le scuole ai Cattolici. Che se la sbrighino loro, definitivamente e irreversibilmente. In questo modo loro alleveranno nuove generazioni di bambini, facendo loro il lavaggio del cervello fin da piccoli. E noi finalmente la finiamo con tutti questi genitori, decreti delegati, professori, bidelli ecc. tutta roba costosa e dalla dubbia utilità per uno Stato veramente laico e liberista;

2) ristabiliamo il servizio militare obbligatorio, facendolo diventare servizio ecclesiastico: le reclute obbligate a servire a messa, impareranno così un mestiere che, una volta tornati “in borghese” potranno mettere a frutto diventando preti e monaci. Dato che siamo una società non sessista, il servizio ecclesiastico dovrebbe essere aperto anche alle femmine e agli altri sessi.

3) riattiviamo i monasteri, quelli in cui vige l’ora et labora, destinando al lavoro nei campi dei monasteri quella popolazione carceraria che chissà perché l’Europa (questa sgradevole e petulante vicina di casa) dice che trova in eccesso. Riattivando i conventi, destinati alla produzione concorrenziale di canapa e marjuana (finalmente legalizzata) potremo riavviare un’intera filiera che solo il proibizionismo calvinista aveva preteso vietare.

4) con la tassazione sui proventi della prostituzione (come avviene in tutta Europa, tranne che in Italia) potremmo finanziare le attività predette. Le prostitute e i prostituti poi, una volta che le loro attività sono diventate legali (come quelle dei militari o degli addetti alle pompe funebri) potranno essere destinanatari di un corpo specifico di sacerdoti (penitenzieri della prostituzione) e chissà che anche questo non possa servire per la mancanza di appeal di cui sembra soffrire il mestiere sacerdotale in questo secolo.

5) imponiamo il celibato a tutti coloro che vogliono intraprendere il mestiere di politico e quello di imprenditore. Essere politici o imprenditori deve essere una “missione” che non ammette distrazioni. Con questo semplice intervento legislativo crediamo si potranno liberare risorse utilissime che potranno indirizzarsi altrove. Tanto più che è noto come i “figli” degli imprenditori di solito non sono all’altezza dei padri e riescono solo a fare danno all’economia nazionale.

6) trasformiamo il Vaticano in califfato. L’islamizzazione del cattolicesimo di colpo farà sì che il numero di cattolici (o musulmani) nel mondo si decuplichi. Pronti per la sfida del XXI secolo, che è quella di contenere i cinesi che, si s, sono troppo numerosi per essere sterminati o assorbiti in qualche modo.

Ecco, secondo il nostro modesto avviso, basterebbero queste semplici sei mosse per far sì che il problema del lavoro e la crisi delle vocazioni nel mondo cattolico possano trovare una immediata e lineare risoluzione.

Nel frattempo, invito a seguire:

donzaukerit500



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