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Tette e culi (e altri oggetti contundenti)

Perché la nostra epoca ce l’ha contro le tette (e i capezzoli) delle donne? Il culo, ai social network va bene, ma i capezzoli proprio non li possono vedere...

di Sergej - domenica 28 aprile 2024 - 465 letture

Leggendo una intervista a Mario Andreose, direttore editoriale di diverse case editrici (sul Corriere della Sera, non metto il link perché per abbonati ma potete leggere un estratto su Dagospia) a un certo punto si dice di Gianni Agnelli patròn della Fiat, che compra un quadro, La bagnante bionda di Renoir, e vuole appenderlo in camera da letto incontrando l’ostilità silenziosa della moglie, Marella [1]. Stonato come sono, vado su Google a cercare notizie su questo quadro, e vado direttamente a cercarne l’immagine.

Sorpresa:

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safesearch - renoir - goole search 28 aprile 2024

Immagini sfocate, oscurate. A quanto pare Google Images ha attivato a mia insaputa un nuovo ordigno preventivo: l’offuscamento delle immagini che "lui" ritiene inadatto per noi poveri mortali consumatori clienti.

Google Images permette (per ora) la facile disattivazione dell’offuscamento. Lo faccio subito. E così riesco a trovare l’immagine in chiaro del quadro di Renoir.

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Renoir - La baigneuse blonde

August Renoir la dipinse nel 1882, olio su tela, dimensioni 90 x 63 cm. Oggi il dipinto è ospitato nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli a Torino. Diremmo oggi che La baigneuse blonde ritrae una polpettosa ragazzona, che non credo sarebbe spiaciuta a Fellini. Il punto è che Google abbia ritenuto di dover offuscare l’immagine, ovvero porre una censura a quel che viene considerata "un’opera d’arte". Una cosa che non sarebbe stata possibile fino a qualche decennio fa, prima del montante neoliberismo puritano che ha avvolto l’occidente collettivo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Il digitale, dopo la prima ondata espansiva "libertaria" e innovativa, è diventato predominio delle Company - gli oligopoli dell’informatica - ed è avvenuta la saldatura tra oligopoli dell’economia e oligopoli politici e religiosi. Da noi la saldatura è tra una parte del cattolicesimo (quello cresciuto nel brodo di coltura di Wojtyla) e una interpretazione da "grande fratello" da parte dei network digitali. In assenza di un dibattito e di una attenzione politica vera, hanno spazio chi di professione fa il missionario della repressione morale. In linea con la tendenza geopolitica che vede il saldarsi degli interessi tra wahabiti (Arabia saudita & C.) e "risorti" neopuritani nordamericani. Il fanatismo religioso che viene condannato formalmente all’Iran è in realtà ammirato e desiderato nei "circoli che contano" in Occidente. Un quadro che vede l’individuazione della Cina quale nemico economico esterno, e la sinistra promiscua e neolibertina interna (ancora peggio). Entrambi da eliminare (fisicamente).

Siamo sicuri che questa pagina appena pubblicata sarà oggetto della censura di Google Advertising, che non accetta tette (neppure quelle d’arte). Ma appunto, perché proprio le tette? La cosa in sé sarebbe davvero inspiegabile. Qui dobbiamo andare oltre qualsiasi forma razionale, e scendere nei meandri dell’infantilismo psicopatologico. Cioè nel brodo primordiale dell’irrazionale.

Che viviamo tempi "interessanti" (come dicevano i confuciani) due notizie che viaggiano in parallelo senza mai (apparentemente) incontrarsi. I nostri media parlano dei casi di "pubertà precoce", che secondo gli "esperti" (in realtà si tratta di ricerche piuttosto embrionali e per le quali ci vorrà più tempo per approfondire) sarebbe in aumento. Dove? Quando? Perché? Ma davanti agli smartphone, e a seguito della reclusione del periodo del covid, naturalmente (tra la montagna di news ripetitiva online, vedi: Fanpage). Il bau-bau è sempre quello: i telefonini, che tanto terrorizzano in quanto "novità" i buoni tradizionalisti; e l’evento-covid, palestra dell’universo concentrazionario pre-bellico.

Poco prima che l’Occidente si chiudesse a riccio su se stesso, c’erano stati fenomeni pubblicitari (e solo parzialmente sociali) come quello dei movimenti free the nipple, cioè del capezzolo libero [2]. Chi ricorda più il movimento delle Femen [3]? Del resto anche delle Pussy riot [4] nessuno ha più memoria... Quasi al limite, quasi fuori tempo massimo, le tettine di Victoria dei Måneskin [5] nascoste dal nastro isolante a x: "La cosa più importante è essere liberi di scoprire chi siamo, ed essere circondati da persone aperte mentalmente e da amici che non ci giudichino".

La pornografia riguarda chi guarda, non chi è guardato. Pornografica non è una donna che si spoglia, ma chi affetto da evidenti turbe sessuali ha problemi nel vedere un corpo nudo. Chi si spoglia (maschio o femmina che sia) sta solo mettendo in opera rudimentali espedienti abbocca-idioti (o idiote). Nei paesi islamici alcuni teologi hanno proprio questo problema: una gran massa di idioti, la cui educazione sessuale e psicologica è carente, per cui sono costretti a dire alle donne: copritevi e nascondetevi sotto le coperte, perché i maschietti che vi circondano sono scimuniti, che Allah sempre sia lodato ci perdoni. Nei paesi consumistici, le pubblicità televisive abbondano di ragazzotte attira-boccaloni, ed è qui che avviene l’uso del corpo della donna - la vera pornografia. Ma gli interessi economici fanno chiudere un occhio e anche l’altro e i gran maestri tutori della fede si girano dall’altra parte.

La censura è una forma di dominio. Una violenza di chi ha potere contro chi non ne ha. Quando un network opera la censura sull’immagine di una donna che allatta, rivendica il diritto sul corpo di quella donna. Chi viene censurato viene spossessato del proprio corpo. In una società materialista e consumista, proprio il corpo è l’unico possesso reale degli individui. Siamo finiti dal sogno dell’immaginazione al potere, all’incubo del potere che opera per spossessare l’immaginazione dal corpo.

[1] Marella Caracciolo di Castagneto (Firenze, 4 maggio 1927 – Torino, 23 febbraio 2019) è stata una collezionista d’arte, designer e fotografa italiana.

[2] Vedi: Wired, BLMagazine, Viole di marzo, Pasionaria, Il Messaggero, ancora Wired ma del 2015, Dagospia.

[3] Vedi: Wikipedia.

[4] Vedi: Wikipedia.

[5] vedi: DeeJay.


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