Magistratocrazia

E’ stato condannato un vecchio di 76 anni. Per difendersi e difendere tutti noi, si sacrificherà e non andrà in Africa

di Adriano Todaro - martedì 30 ottobre 2012 - 2082 letture

Volete una prova del perché il centrosinistra è così conciato? Prendete un suo dirigente, mettetelo nello shaker con una fetta di limone, una dose di Martini bianco, una dose di spumante rigorosamente italiano. Agitate, o meglio, schecherate per 10 secondi e oplà il cocktail o, meglio, l’intruglio è pronto.

Chi è il dirigente? Un momento, abbiate pazienza. Per farvelo conoscere è necessario che anch’io, come molti politici, faccia un passo indietro.

Venerdì 26 ottobre. Prima sezione penale del Tribunale di Milano. Interno-giorno. Il presidente Edoardo D’Avossa si alza in piedi e, in nostro nome, in nome del popolo italiano condanna per frode fiscale Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere, 3 anni di interdizione dalle cariche societarie e a 5 anni di interdizione dei pubblici uffici.

Secondo la sentenza è stato proprio Berlusconi ad ideare il sistema "per il duplice fine di realizzare un’imponente evasione e fare uscire denaro dal patrimonio aziendale a favore di Berlusconi". Quindi ha danneggiato, oltre che lo Stato, anche Mediaset.

Inoltre questo omino gonfio, con una palpebra socchiusa, testa asfaltata, tacchi e colorito malsano ha "naturale capacità a delinquere" pur di perseguire "il disegno criminoso".

In realtà vedere questo vecchietto così conciato, ti procura pena e tenerezza nello stesso tempo. Pena perché è difficile trovare uomini di 76 anni con i tacchi e le guance tirate che stanno su con la colla Mapei gentilmente offerta dal presidente della Confindustria. E tenerezza perché è subissato da processi, è stato condannato, come lui afferma, con un vero e proprio accanimento giudiziario nei suoi confronti, una condanna "politica, incredibile, e anche intollerabile; non si può andare avanti così". E, in più, deve dare al fisco 10 milioni di euro.

E’ vero non si può più andare avanti così, lo dicono sempre anche operai, insegnanti, esodati, cassintegrati ecc. Ma nessuno li ascolta, anche se nessuno di loro è stato mai giudicato da un Tribunale come "delinquente naturale".

A lui, invece, si dedicano, giustamente, pagine e pagine di giornali. E’ giusto perché i giudici comunisti hanno condannato un ex presidente del Consiglio che per circa 20 anni ha sgovernato il nostro Paese, riducendolo sul lastrico non solo economicamente ma anche moralmente.

Subito dopo la sentenza è stato tutto un fiorire di dichiarazioni in difesa dell’uomo senza qualità. Quello con il grembiulino e compasso ha parlato di "tentativo di omicidio politico", quell’altro dalla fronte ampia che, a sua insaputa, è stato incredibilmente ministro della Giustizia, parla di "accanimento giudiziario". Poi un auspicio: "Siamo certi che i prossimi gradi di giudizio gli daranno ragione".

Certo, tutto è possibile. Una cosa è certa. Quando un "delinquente naturale" finisce al gabbio, dopo il primo giudizio, né Cicchitto, né Alfano si preoccupano per lui.

Fra l’altro sembra che Franco Fiorito sia incazzatissimo. Lui è in galera, anche se ha rubato 35 volte meno di quello che ha rubato Berlusconi. Però Francone deve farsene una ragione. Berlusconi è un vecchietto e a 76 anni si è "incompatibili" con il carcere ma non con le frodi fiscali che si possono fare sino alla fine dei propri giorni.

Ritorniamo però alle dichiarazioni. Fra queste poteva mancare il "soccorso rosso"? No che non poteva. Ed ecco puntuale il chierichetto Dario Franceschini che dichiara, con viso sofferto e pensoso, consapevole del momento delicato per la nostra democrazia che la condanna di Berlusconi "Non è oggetto di confronto politico. E comunque, per fortuna, non lo è più".

Ma cosa si è bevuto? Quando è all’oratorio, cosa gli danno per merenda? Qua non c’è una condanna ad un povero sfigato marocchino che vendeva erba. No, qua c’è la condanna, in primo grado, di uno che è stato presidente del Consiglio per quattro volte. Certo, altre volte è stato condannato ma leggi provvidenziali da lui scritte, subito firmate da Napolitano, lo hanno prescritto. E questo dice che "non è oggetto di confronto politico" e, comunque" "per fortuna non lo è più"?

A Berlusconi hanno permesso tutto, anche di diventare parlamentare quando una legge sulle concessionarie di Stato non lo permetteva. Ha potuto fare tutto, il lecito (poco) e l’illecito (tanto) mentre il nostro Paese sprofondava sempre più. Ora è stato giudicato colpevole per aver sottratto a tutti noi, diversi milioni di euro e questo chierico se ne esce che la condanna "non è oggetto di confronto politico". Di grazia, democratico Dario, il conflitto d’interesse era o non era "oggetto di confronto politico"? E perché, allora, non l’avete risolto?

Franceschini dice anche che "non lo è più" per fortuna anche perché Berlusconi aveva poco prima dichiarato di fare il fatidico passo indietro. Ma dopo la sentenza, improvvisa alle porte di Monza una conferenza stampa e si scatena. Lui resta (anche se non come candidato presidente del Consiglio), anzi è "obbligato" a restare in campo "per riformare il pianeta giustizia" perché l’Italia "non è più una democrazia è una dittatura dei magistrati, siamo in una magistratocrazia".

Bello questo ultimo termine. Lui, però, è obbligato a restare in campo invece di andare a costruire, assieme all’amico di merende Guido Bertolaso, ospedali in Sudan o interessarsi della sua squadra di calcio. Già un altro politico diceva di voler andare in Africa e invece è ancora qui. Anche questo farà così. Resterà con noi e comanderà ancora, con buona pace di Dario il Francescano.

Ad un certo punto della conferenza stampa, l’omino marrone Mapei ha parlato della necessità di una legge che blocchi le intercettazioni disposte dai magistrati "perché non poter parlare al telefono è da paesi incivili e barbari".

Quando l’ha saputo mia moglie è stata felicissima: "Hai sentito? Che ti dicevo io? Tu che ti lamenti sempre che parlo troppo al telefono. Sei un barbaro perché non poter parlare al telefono, ricordatelo, è da paesi incivili".

L’ho guardata agitando la testa in preda a scenari terribili e prevedendo bollette stratosferiche. Così me ne sono andato in un’altra stanza e mi sono fatto una pera.


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